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Keren Ann: «Bisogna provare tutto»

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Default profile picture Elisa Marengo

BrunchCultura

Keren Ann, 33 anni, è una cantante francese di origine olandese. Nata a Cesarea in Israele, ha vissuto nei Paesi Bassi fino all’età di 11 anni e canta in inglese. Vive (e si divide) tra Islanda, Francia e New York.

"La Parigi della libertà dal 1877". La scritta, ormai in disuso, decora un luogo atipico, nel cuore di Belleville, uno dei quartieri popolari della capitale: un immenso capannone, al contempo giardino d’inverno, sala proiezione e sala concerti. La "Bellevilloise" – prima cooperativa di Parigi – è diventata oggi un luogo culturale alternativo, immenso ma accogliente. È qui che devo incontrare la cantante francese Keren Ann. La sala concerto – uno scantinato degno di un garage – è ancora vuota fatta eccezione per lo staff tecnico. I pilastri decorati con arabeschi psichedelici formano una prospettiva il cui punto di fuga è il viso della cantante. Arrivo mentre stanno accordando gli strumenti: è uno strano spettacolo. Keren indica la sua bocca, il soffitto, la sua chitarra, il pavimento, il basso di uno dei suoi musicisti, di nuovo il pavimento. «Un po’ più di chitarra, Philippe». «Okay!» risponde quest'ultimo. L’accento è americano.

Più tardi, su una terrazza, iniziamo la nostra conversazione. Keren sorseggia una birra. «Ho passato l’età della vodka: sono arrivata a quella del whisky. Ma adesso ho voglia di una birra» afferma scherzando. Come la sua musica, Keren Ann nasconde con pudore la sua vitalità sotto un’apparente trascuratezza. Spesso le sue canzoni vengono considerate nostalgiche. Una caratteristica forse dovuta ai suoi numerosi viaggi? «La nostalgia, la malinconia, non hanno nulla a che vedere con gli spostamenti. Il momento della partenza può forse provocare un po' di tristezza, ma l’arrivo ricompensa. La malinconia è radicata in me.». Le chiedo come si presenterà al pubblico europeo e lei liquida la domanda con un gesto della mano. «Non ho niente da dire su di me, non è poi così interessante. Suggerirei piuttosto di ascoltare la mia musica: è questo ciò che conta».

Sogni ed emozioni

La sua musica, in effetti, conta. Celebrata dalla critica francese e dalla rivista Les Inrocks, Keren Ann è un personaggio chiave della nuova scena nazionale. Esce dall’ombra nel 2000: al fianco dell'autore francese Benjamin Biolay rilancia la carriera dell'anziano cantante e chitarrista jazz Henri Salvador, scrivendo e componendo le melodie del suo album Camera con vista che otterrà nel 2001 due Vittorie della musica (celebre concorso musicale francese che premia i migliori artisti dell'anno, ndr).

Nei due anni successivi Keren registra due album intimi e delicati, sullo stile di Jane Birkin e Françoise Hardy: La Biografia di Luka Philipsen e La sparizione. Per questo rifiuta di essere catalogata tra le ambasciatrici del nuovo panorama musicale francese. «Scrivo nella lingua dell'emozione. Se l'ispirazione arriva in francese, scrivo in francese. Ma spesso penso in inglese: è la mia lingua, non ho pronunciato una parola di francese fino all'età di 11 anni.»

A New York – dove vive da 4 anni – Keren compone un nuovo album, Nolita. Titolo che sta per North of Little Italy ("al Nord della piccola Italia") – ma anche per No Lolita. Don’t say nothing, I’ll speak for two (“Non dire niente, parlerò per due”) recita una canzone del suo ultimo album. E infatti la mia interlocutrice ama chiacchierare. Nonno russo, padre israeliano francofono e una madre con origini giavanesi e olandesi. Keren evoca il multilinguismo e l’importanza di trovare in ogni istante sempre nuovi stimoli intellettuali. Mi spiega cha ama leggere i libri nelle versioni originali, se le sue competenze linguistiche glielo permettono. Cita l’ebraico, l’inglese, il francese. Le chiedo in quale lingua sogna. «Non credo che si sogni in qualche lingua: è un mito. Sogno in emozioni. A volte mi capita anche di sognare in lingue che nemmeno parlo.»

«L'importante è avere una mente aperta»

Vera incarnazione del melting pot – ovunque e dunque da nessuna parte – Keren Ann dove si sente a casa sua? «Là dove sono. Porto la mia casa con me. Sono simile alla lumaca in questo senso. Essere disorientata fa parte della mia personalità e d'altraparte è normale viaggiare quando si è musicisti. Sicuramente ci sono degli aspetti negativi: il jet lag, per esempio, non è piacevole. Ma è una scelta di vita: non voglio lamentarmi, al contrario.» Mi parla dei quattro anni trascorsi a New York, città che considera il suo porto d’attracco negli Stati Uniti. Le chiedo se ama di più viaggiare in America o in Europa. «Bisogna nutrirsi di tutto. Ogni luogo ha la sua ricchezza, l’importante è avere una mente aperta. Il viaggio, è soprattutto un atteggiamento, una maniera di accogliere la novità. Quando sono a New York sento di vivere in questa città, non negli Stati Uniti. Se suono in un posto del Texas, ho l’impressione di essere in Texas. Anche l'Europa per me non è un tutta uguale. Qui mi sento in Francia, ma so che l'Italia è diversa. Se domani andrò in Svezia, avvertirò l’identità di quel Paese.» Una cantante-viaggiatrice convinta, soprattutto, che «queste differenze possano unire».

Translated from Keren Ann : « Il faut se nourrir de tout »