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Keratea la ribelle: in Attica è guerra per le discariche

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Cultura

L'Europa impegnata a salvare i conti della Grecia chiude un occhio su un'altra crisi, ecologica, che nella penisola ellenica va avanti da 15 anni. Atene non sa dove mettere i propri rifiuti, mancano discariche e tecnologie adeguate. E gli abitanti di Keratea (cittadina di 14.

000 abitanti a est di Atene), scelta con Grammatiko per ospitare uno dei due nuovi centri di smaltimento, si sono ribellati così forte da mettere in fuga lo Stato...

“La vedi quella cenere? Sono i resti dell'incendio dei macchinari, tre bulldozer e un camion. Fu la notte della nostra vittoria”. Kostas Antoniu nei mesi estivi gira in sandali e in canottiera, ma ha ancora l'aspetto di un guerriero. E' lui il guardiano del monte Ovriokastro, che domina la vallata scelta, nel lontano 1996, per ospitare un'enorme discarica. “Erano circa 35, salirono a piedi in una notte nevosa, mentre i poliziotti si scaldavano all'interno degli automobili. Dopo l'incendio, i fiocchi coprirono le loro impronte”. Kostas non era tra loro, ha sempre guidato la rivolta con altri mezzi, tra cui il blog creato nel 2008, ma prova orgoglio per quell'impresa e per tutte le altre vittorie. Anche per il “nuovo mix di molotov”, usato dai suoi concittadini negli scontri più efferati, quelli del 29 marzo e del 14 aprile, per rispondere alle cariche della polizia. La guerra è durata 128 giorni, dall'11 dicembre 2010 al 18 aprile 2011, quando gli abitanti di Keratea liberarono il blocco della strada statale che va da Atene al porto di Laurion.

A sinistra, la splendida valle scelta per ospitare la discarica

Perché una tale resistenza? Keratea è stata presa a simbolo dai manifestanti di piazza Syntagma, e da una buona fetta dell'opinione pubblica greca che si oppone alla “politica illegale”, per dirla con le parole del documentario Debtocracy. Sulla cima del monte, circondato da un panorama mozzafiato, Kostas snocciola tutte le ragioni dei suoi concittadini: “La discarica non può essere costruita perché va contro quattro criteri e due leggi: qui ci sono un fiume, una foresta, le vecchie miniere d'argento che ancora contengono rifiuti tossici, e alcune abitazioni legali; poi ci sono due decreti che l'hanno definita un'area archeologica e quindi protetta”.

Soluzione rapida e superficiale

Il governo greco, pressato dalla minaccia di sanzioni europee, ha cercato invece di accelerare il progetto – datato 1996 - delle tre discariche necessarie per smaltire i 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti dalla regione Attica. Allo stato delle cose, 1,8 milioni vanno nella vecchia discarica di Fyli (che è in fase di ammodernamento), quella nuova di Grammatiko è pronta per il 40%, mentre a Keratea il governo prende tempo, affermando di voler trovare un compromesso con la popolazione. “Questo progetto mira solo a dare una risposta all'Ue in fretta e furia”, spiega Nicos Chryssogelos, futuro esponente dei Verdi greci al Parlamento Europeo. “Manca qualsiasi soluzione per migliorare il riciclaggio, avviare un programma di compostaggio dei rifiuti organici, adottare tecniche meno inquinanti”. La Grecia è in ritardo imbarazzante: ricicla il 10% dei propri rifiuti, contro una media europea del 53%, ed ha dovuto chiudere centinaia di discariche illegali sparse per tutto il paese.

 "In 20 minuti eravamo tutti per strada. Anche chi fino ad allora aveva passato anni interi sul divano, davanti alla televisione"

Ciononostante tutto va nella direzione degli inceneritori, sotto la pressione di grandi gruppi industriali da sempre collusi con il potere. “Hai mai sentito parlare di Bobolas?”, mi chiede Sotiris Iatrou, ex consigliere comunale e leader del movimento contro la discarica a Keratea: “E' come Berlusconi in Italia, con la sola differenza che non è mai entrato in politica. Si aggiudica qualsiasi tipo di appalto di costruzione”. Ordinarie storie di cronaca mediterranea, si direbbe, solo che in tempi di crisi economica e politica portano i cittadini alla ribellione. “L'11 dicembre, quando un migliaio di poliziotti sono arrivati a Keratea, in 20 minuti eravamo tutti per strada. Anche chi fino ad allora aveva passato anni interi sul divano, davanti alla televisione”, spiega Kostas.

Dai conservatori agli anarchici

Keratea si è da poco fusa con il comune di Laurion, per le misure di austerità imposte dal governo greco.C'era anche il primo cittadino, Vassilis Thiveos, esponente del partito conservatore Nuova Democrazia, ma “per una volta alleato con i leader dei partiti anarchici e di estrema sinistra”, racconta ridendo. Mostra una foto che lo ritrae insieme all'anziano Manolis Glezos, l'eroe che nel 1941 riuscì a togliere la svastica dall'Acropoli. “Noi abbiamo fatto un'altra proposta, che mira ad essere un esempio per l'intera regione. Vogliamo smaltire i rifiuti prodotti esclusivamente dalla comunità locale, produrre energia e nuovi materiali grazie al compostaggio e al recupero delle biomasse. Al governo non resta che accettare, perché altrimenti la gente tornerà a difendere il monte Ovriokastro”.

“La rivolta di Keratea è stato il classifico effetto NIMBY (“not in my backyard”, non nel mio giardino), più forte di qualsiasi residuo di fiducia verso le istituzioni, che sono ormai impotenti”, mi spiega il politologo Nikos Raptis, direttore della rivista online ppol.gr, in un bar chic del quartiere Exarchia, dove ha appena presentato un libro. “La proposta delle tre discariche è stata formulata grazie a degli studi del politecnico di Atene, ma persino i tecnici possono essere influenzati da pressioni politiche ed è per questo che la gente perde la fiducia. Durante la rivolta l'opinione pubblica si è identificata negli abitanti di Keratea, come qualcuno sottomesso a un potere corrotto e arbitrario”.

Ora le sentenze

Se la crisi economica è così forte da nascondere una crisi ecologica, quest'ultima è favorita da una politica screditata, non in grado di prendere delle decisioni. E' per questo che a Keratea stanno sull'attenti: “La Corte Suprema, che è controllata dal governo, potrebbe dare ragione allo Stato e a la polizia tornerà”, dice Kostas sconsolato: “A quel punto è difficile che l'intera Grecia sarà di nuovo dalla nostra parte”.

Cumuli di spazzatura nel centro di Atene, vicino a Piazza Syntagma

Anche perché l’immondizia da qualche parte deve finire: molte isole davanti ad Atene traboccano di sacchetti di plastica che finiscono in mare, e presto dovrebbe partire un progetto pilota voluto dalla Commissaria alla pesca Maria Damanaki (guarda caso greca), che darà sovvenzioni ai pescatori per pescare rifiuti in mare. Attorno alla discarica di Fyli si sta creando il vuoto e si vive un disastro ambientale. “Una soluzione intermedia ci sarebbe”, spiega Cryssogelos, “più veloce e più economica. A Grammatiko e a Keratea si possono creare due centrali di compostaggio, per 700.000 tonnellate di rifiuti organici ciascuna, in modo da ridurre il carico di Fyli da 2,3 a un milione di tonnellate. Però i locali devono collaborare, non si possono sprecare 10 anni di studi e preparazione”. A Keratea, troverebbero di nuovo le barricate: “Se la discarica verrà costruita – conclude Kostas Antoniu - noi lotteremo perché non entri in funzione. Se funzionerà, faremo di tutto perché venga chiusa. Ci stiamo battendo contro un’ingiustizia”.

Questo articolo fa parte del progetto Green Europe on the ground 2010-2011, una serie di reportage realizzati da cafebabel.com sullo sviluppo sostenibile. Per saperne di più su clicca su Green Europe on the ground.

Foto: © Nicola Accardo. Video: (cc) lavreotiki.com/youtube