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"Kebab for breakfast", la serie tv tedesca che anticipa il cambiamento

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società

Una coppia mista turco-tedesca decide di metter su famiglia nella Germania contemporanea: questo è il plot di una famosa serie televisiva, "Kebab for breakfast", diventata per noi lo spunto di partenza per un'indagine sull'integrazione della comunità turca in Germania. E se la televisione ci mostrasse qualcosa che nella realtà è già avvenuto da tempo, senza che ce ne fossimo accorti?

Una serie televisiva tedesca che per la prima volta affronta la questione turca con una chiave originale, l’ironia. Questa è Kebab for Breakfast (Türkisch für Anfänger, il titolo originale in tedesco). E per chi non conoscesse la storia ecco un piccolo riassunto: Doris, mamma tedesca e psicologa, incontra Metin, poliziotto di origine turca. I due si innamorano e decidono di formare una vera famiglia allargata della quale fanno parte Lena e Nils, figli di Doris, e Yağmur e Cem, figli di Meltin. Le vicende vengono narrate dal punto di vista della figlia maggiore, Lena, in continuo conflitto con Cem, giovane adolescente che incarna lo stereotipo del ragazzo turco un po’ spaccone cresciuto nelle periferie.

Una storia che racconta la vita di una famiglia nella Berlino del melting pot, dopo il 1989, ma si tratta di finzione o realtà? Per scoprirlo sono volato nella capitale tedesca che, su 3,4 milioni di abitanti, conta circa 130 mila turchi, la più grande concentrazione in Europa al di fuori dei confini di Ankara. Una comunità giunta a Berlino negli anni Sessanta e Settanta che si è stabilita nei quartieri ghetto della parte ovest, Kreuzberg e Neukölln, distretti confinanti col Muro dove gli affitti costavano praticamente zero. Ancora oggi questi quartieri restano i più multiculturali della città: se Kreuzberg, perlomeno in parte, è diventata una zona alla moda, è Neukölln ad avere la nomina di ‘quartiere difficile’.

Quali famiglie miste?

Basta camminare per le strade per accorgersi che qui il multiculturalismo è pane quotidiano, anche se, allo stesso tempo, niente di tutto quello che vedo fa pensare alla parola integrazione. Tante etnie diverse, tra cui i tedeschi, sembrano mischiarsi solo per fare affari al mercato o nei negozi, ma alla fine hanno in comune solo il fatto di abitare nella stessa città. Famiglie miste? Nemmeno l’ombra, primo segno che la serie non ci racconta una realtà che vivono in molti.

Un punto di vista condiviso anche da Sezen Tatlici-Ince, giovane di origini turche presidente dell’associazione Typisch Deutsh, che ho incontrato in Postdamer Platz, luogo simbolo della riunificazione tedesca. La stessa piazza che in questi giorni, forse simbolicamente, ha ospitato il Festival della cultura turca: “Se la serie televisiva rispecchia la realtà? Posso affermare con certezza che non è così. Una famiglia mista reale non corrisponde a questo modello: esistono poche coppie di questo tipo, ma chi decide di vivere la propria vita insieme nemmeno si pone il problema delle differenze, visto che sono persone talmente integrate che episodi limite come quelli della serie non possono accadere”.

Una persona decisa Sezen, che con fermezza ci spiega qual è la sua idea sulla situazione attuale: “Il multiculturalismo in Germania è una realtà. Sicuramente non è tutto rose e fiori, ma sono certa che per abbattere le barriere rimaste serva innanzitutto della normalità, come vedere persone di diverse origini che lavorano in banca o all’ufficio postale. Sono inutili i grandi progetti dispendiosi messi in atto dal governo, dobbiamo portare avanti iniziative sul campo, parlare con i giovani del ghetto dimostrandogli che possono uscirne”.

Un impegno condiviso

E se Sezen può essere uno dei tanti esempi di come sia possibile riuscire a diventare attivi nella società partendo dal basso, un altro spunto per l’integrazione si ritrova nella stessa Kebab for Breakfast: Meltin è un poliziotto, un lavoro con un significato simbolico profondo, una scelta forse non proprio casuale da parte del regista. Una normalità che ritrovo anche nella storia di Ben Serdar Bulat, studente tedesco nato in Germania da genitori turchi, che mi ha accompagnato a conoscere la vera Berlino multiculturale e mi ha raccontato la sua storia in uno dei tanti ‘kebabbari’ nella zona di Kottbusser Tor, nel distretto di Kreuzberg: “io mi sento berlinese, sono nato qui, ho studiato in Germania e ho amici sia di origine tedesca che turca. Questa ovviamente è la mia esperienza, ma sono cosciente che esistono realtà diverse, specialmente in quartieri dove nelle scuole non si sente parlare tedesco perché la maggioranza dei ragazzi sono turchi. E sono proprio questi i contesti in cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione, spiegando ai giovani che l’integrazione è una realtà, e per farla diventare la normalità serve solo impegno, un impegno che deve comunque arrivare da entrambe le parti”.

E per riuscire a farmi un’idea migliore su come Kebab for Breakfast possa inserirsi nella realtà berlinese, ho incontrato Christina Heuschen, giovane studentessa tedesca che ha analizzato la serie televisiva nella sua tesi di laurea triennale: “personalmente non credo che la visione della protagonista possa essere esplicativa di ciò che i giovani pensano a proposito di questo argomento – dice - O meglio, tutto dipende dal background di ognuno: se nella tua vita non hai mai conosciuto qualcuno con alle spalle una cultura diversa, èovvio che credere negli stereotipi che la serie propone è il proseguo naturale. Allo stesso tempo – conclude – sono comunque convinta che parlare di tutto ciò anche in termini ironici sia un passo nella direzione giusta, e cioè quella di far apparire come normale al grande pubblico il fatto che la società tedesca non è più quella di quarant’anni fa”.

Il viaggio a Berlino per cercare di capire se una serie televisiva sia in grado di rappresentare una realtà tanto complessa mi ha permesso di giungere a una sola conclusione certa: senza comunicazione l’integrazione è impossibile. Se un telefilm, come è normale che sia, non riesce a descrivere in tutte le sue parti una questione che presenta mille sfaccettature, allo stesso tempo è pur sempre un modo per parlarne, già un passo avanti rispetto all’indifferenza che spesso circonda questi temi. E chissà che una serie ironica, con dei fratellastri che si ritrovano a vivere insieme e un poliziotto turco, non possa invece rappresentare l’inizio di quella normalità che tutti cercano disperatamente. Io un po’ di questa normalità in questi giorni l’ho vissuta: ho conosciuto giovani di origine turca che studiano, lavorano e sono fieri di essere tedeschi, segno forse di un cambiamento che va nella giusta direzione.

Questo articolo fa parte di Multikulti on the Ground 2011-2012, una serie di reportage sul multiculturalismo realizzati da cafebabel.com in Europa. Si ringrazia la redazione locale di cafebabel Berlino.

Tutte le foto: © cortesia della pagina Facebook ufficiale. video: coniglietta/youtube