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Juncker : "L'Europa è messa male, ma meglio di quello che si dice"

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Giulia Rocci

Politica

Jean-Claude Juncker ieri mattina ha pronunciato il primo discorso sullo stato dell'Unione europea, dedicando gran parte dell'intervento alla crisi di migranti. L’Europa è messa male, questo è certo. Il presidente della Commissione ha scelto la chiarezza a questo proposito, ma anche una certa sicurezza traspare dalle sue parole.

Dopo aver ricordato il numero dei rifugiati arrivati in Europa dall'inizio dell'anno, Jean-Claude Juncker ha regalato una lezione di morale. Ha sottolineato che un azione più audace da parte degli Stati membri è una questione di giustizia nei confronti della Storia, ricordando le migrazioni intra-europee del passato: «Noi, Europei, dobbiamo ricordare che l’Europa è un continente in cui quasi tutti un giorno sono stati dei rifugiati. La nostra storia comunqe è segnata da questi milioni di europei che hanno fuggito le persecuzioni religiose o politiche, le guerre, la dittatura o l'oppressione». Per mettere fine alle critiche di chi afferma che l'Europa non è in grado di accettare tutte queste persone, Juncker ha proposto un cambio di prospettiva. Certo, un numero importante di migranti affluisce nel nostro territorio «ma rappresenta solo lo 0,11% della popolazione totale dell'UE», ha precisato.

Il presidente della Commissione ha allora incoraggiato gli Stati membri a darsi una mossa e a fare di più per sistemare la situazione. Si tratta in particolare di non lasciare i Paesi dove i rifugiati arrivano in numero maggiore (Italia, Grecia, Ungheria) soli nella gestione di questa sfida. Dopo la prima misura d'urgenza per l'accoglienza di 40 mila persone proposta a maggio scorso, Jean-Claude Juncker ha invitato i Paesi europei a mettersi d'accordo per la rilocalizzazione di 120 mila rifugiati extra-quota. Un sistema che dovrebbe essere obbligatorio.

Ha anche proposto la creazione di un meccanismo permanente di distribuzione allo scopo di far fronte più rapidamente a questo genere di crisi in futuro. Una misura che dovrà accompagnarsi, secondo lui, a una gestione più accurata delle politiche d'asilo dopo la concessione dello status di rifugiato, in particolare in ciò che concerne l'integrazione. A questo proposito, Juncker ha poi precisato che i richiedenti asilo dovrebbero avere il diritto di lavorare mentre il loro dossier è valutato.

L’UE ha bisogno di migranti

Le altre proposte previste per l'inizio del 2016 riguardano un pacchetto di misure sulla migrazione legale. Anche se questo piano non risolverà la crisi attuale, bisogna, malgrado tutto, considerare canali e porte d'ingresso più sicuri in Europa. Juncker lo ricorda: l'UE sta affrontando una sfida demografica. La popolazione europea sta invecchiando, avremo quindi bisogno in futuro di giovani talenti. Di conseguenza, bisogna smettere di vedere i migranti come un problema, ma piuttosto come una risorsa. Questo passa attraverso un meccanismo per migliorare la migrazione legale.

Per rispondere ai detrattori di Schengen, che vorrebbero vedere restaurati i controlli alle frontiere interne dell'Unione, Juncker si è mostrato sicuro. «Il sistema di Schengen non sarà abolito sotto il mandato della mia Commissione,» ha dichiarato. Riconosce tuttavia che la tutela delle frontiere esterne dell'Unione deve essere migliorata, in particolare tramite Frontex. La Commissione proporrà prima della fine dell'anno una serie di misure destinate a creare un corpo europeo per il controllo delle frontiere e delle coste.

Tutte queste misure, però, per quanto ambiziose possano essere, non fermeranno il flusso di rifugiati finché le ragioni che spingono queste persone a fuggire dai loro Paesi esisteranno. Parliamo dei conflitti in Siria e in Libia, della lotta contro lo Stato islamico e della situazione in alcune regioni dell'Africa. L'Europa deve allora rinforzare la sua politica estera. Juncker suggerisce il lancio di un'offensiva diplomatica europea per rispondere alla crisi siriana e libica. Ha inoltre proposto la creazione di un "fondo di fiduciario di emergenza d'urgenza" e spera che gli Stati membri vi contribuiscano. Con un importo iniziale di 1,8 miliardi di euro, questo fondo sarà destinato ad affrontare le crisi del Sahel, del lago Ciad, del Corno d'Africa e dell'Africa del Nord.

Gli altri punti al vaglio

Poiché la crisi migratoria ha occupato la maggior parte del discorso Jean-Claude Juncker non ha potuto sviluppare gli altri punti del suo discorso. Ha tuttavia affrontato la situazione greca, in merito alla quale si rintraccia quella che sembra una minaccia implicita. Il presidente della Commissione spera che la Grecia, che ha indetto le elezioni legislative per il 20 settembre, rispetterà gli accordi precedentemente conclusi. Aggiungendo che se così non sarà: «La reazione dell'Eurozona e di tutta l'Unione europea sarà diversa». Un modo di inasprire i toni, anticipatamente, se il futuro Governo greco avesse intenzione di ritornare su questi accordi?

Altri punti sono stati velocemente toccati, in particolare l'Ucraina, il TTIP, i diritti sociali europei, il cambiamento climatico o la politica fiscale. Il testo completo del discorso di Juncker è disponibile qui. Il programma di lavoro della Commissione per il 2016, che non è stato affrontato, è stato trasmesso in una lettera d'intenti al presidente del Parlamento europeo e al Primo ministro del Lussemburgo.

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La sessione plenaria dell'Europarlamento è stata raccontata in diretta su Storify da cafébabel Bruxelles

Translated from Juncker : l'Europe va mal mais ça va mieux en le disant