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Joy, la storia di un'invenzione e della sua inventrice

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TorinoCulturaCineBabelContatto Diretto

Il regista David Owen Russell ci regala una piccola perla biografica, raccontando la storia di Joy Mangano, inventrice e self-made woman. Joy è un film dolceamaro su una vita incredibile, che ci presenta una morale intramontabile: insegui i tuoi sogni, nonostante tutto e tutti.

Prendiamoci un momento da casalinghe disperate e riflettiamo: chi di noi, almeno una volta nella vita, non si è mai trovata alle prese con un "mocio", la scopa per lavare i pavimenti che si strizza da sola? E quanta fatica ci risparmiano? Tutto ciò lo si deve a Joy Mangano, businesswoman americana famosa per aver inventato e progettato, negli anni '90, il Miracle Mop, il mocio per pulire i pavimenti. L'oggetto era di per sé innovativo, poiché dotato di un corpo di plastica che permetteva di strizzare il panno di cotone lavabile posizionato all'estremità, senza bisogno di bagnarsi le mani. Ebbe un enorme successo negli Stati Uniti18mila esemplari furono venduti durante la prima mezz'ora dello spot pubblicitario, condotto dalla stessa inventrice.

Joy (nel film interpretata da Jennifer Lawrence) è nata con un «talento nel creare cose con le proprie mani», come ci racconta la voce narrante di Mimi, sua nonna. Ma il destino, almeno all'inizio, sembra riservare altri piani per lei: intrappolata in un lavoro che non la soddisfa e in una casa condivisa da quattro generazioni, dove vive con i suoi due figli, l'ex marito e i due genitori separati. Joy si chiede che fine abbia fatto la propria vita e cosa ne sia stato dei suoi sogni.

Una vera e propria epifania si manifesterà solo quando avrà toccato il fondo del baratro, ma le permetterà di fare quello che ha sempre voluto: inventare. La strada per coronare il suo sogno non è priva di difficoltà, e spesso Joy si trova a paragonarsi, nei suoi sogni più agitati, ad un personaggio di una soap opera, una di quelle che la madre – malata immaginaria e depressa cronica – guarda tutto il giorno per evadere dalla realtà. 

One woman show

Tutto il film è "risucchiato" dalla figura di Joy: Owen Russell si concentra sulla sua trasformazione ed evoluzione, sulla sua presa di coscienza: è su questo che si giocano la sua scelta registica e le inquadrature, che non perdono quasi mai di vista la donna. 

La collaborazione tra David Owen Russell, Jennifer Lawrence, Robert De Niro e Bradley Cooper, che aveva già dato i suoi frutti nel 2012 con Silver Linings Playbook – Il lato positivo e nel 2013 con American Hustle L'apparenza inganna, si rivela vincente ancora una volta: chiamata ad interpretare il ruolo di donna forte e indipendente, la Lawrence è azzeccatissima. Buca lo schermo con il suo portamento sicuro; la sua bellezza imperfetta, che la rende ordinaria e credibile; la sua naturalezza nella recitazione, tanto nei momenti di angoscia e quanto in quelli di grande determinazione della protagonista.

Lo stesso regista, in un'intervista all'Independent, dichiara che questo film biografico ha rappresentato una novità di stile, sia per lui che per la Lawrence, poiché nessuno dei due si era ancora cimentato in un biopic. Si definisce sorpreso dal notare quante somiglianze ci siano tra il carattere della Lawrence e quello della "vera" Joy Mangano.

I tre uomini di Joy

Dal canto suo, Robert De Niro (nel film Rudy Mangano, il padre di Joy) interpreta un ruolo per lui poco consueto: un uomo-bambino, ingenuo ed infantile, buono ma pasticcione, a cui Joy spesso deve badare come una madre. È lui che insieme alla compagna Trudy (Rosella Izzo) gestisce il business di Joy, non senza causare danni a cui la figlia deve riparare.

Bradley Cooper, invece, veste i panni di Neil Walker, dirigente della QVC, il canale televisivo dove va in onda la televendita del Miracle Mop. È un uomo affascinante e intraprendente, fonte di ispirazione per Joy e suo "mentore" nel mondo televisivo. Cooper e Lawrence rendono verosimile il rapporto di stima reciproca tra Neil e Joy: un'interpretazione magistrale attraverso la quale si avverte l'affiatamento tra i due attori, una tensione leggera ed impalpabile.

Altra figura maschile ben costruita e molto interessante è l'ex marito di Joy, Tony Miranne (Édgar Ramírez): percepito all'inizio come una figura negativa, un artista fallito che vive sulle spalle della ex moglie, si rivelerà poi importante per il suo successo.

Cadere e rialzarsi

Non manca il pathos, non mancano le emozioni. La prima cosa che colpisce è sicuramente l'atteggiamento che Joy dimostra davanti alle sconfitte: rimane impassibile, spesso non parla, agisce, e lo fa bene. A volte sbaglia, questo scopre tutto il suo lato fragile, quello che la fa crollare, tanto da arrivare a dire che la vita non è nient'altro che un insieme di insuccessi e di bugie. Mostra il suo volto umano, un po' naif, di donna determinata, ma non abituata ad un ambiente lavorativo così competitivo e infimo.

Joy è un film dolce ed elegante, misurato nei toni; una piccola perla che racconta la vita di una donna decisa, che nonostante tutte le difficoltà che incontra sulla sua carriera, non si lascia scoraggiare. E che, una volta raggiunto il successo, non si dimentica mai da dove viene e tutte le salite che ha dovuto affrontare.

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Pubblicato dalla redazione locale di cafébabel Torino.