John Bird: «So che vuol dire essere oggetto di pregiudizi, ubriachi e carcerati»
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Annarita MianulliIn occasione del diciassettesimo anniversario del The Big Issue, il giornale di strada di Londra creato per i senzatetto, il suo sessantaduenne cofondatore e imprenditore sociale parla dell’educazione al razzismo, della criminalità e della povertà in Gran Bretagna.
«La maggior parte dei giornalisti non mi piace», brontola John Bird, dopo aver organizzato una riunione editoriale al Ponti's café, sulla banchina diciassette della stazione Liverpool Street di Londra. «Non pensano in modo analitico. La gente non vuole più sentire quante persone sono state giustiziate nel braccio della morte. Niente più storie su che razza d’idiota sia George Bush. Abbiamo bisogno di sentire parlare gente che trova soluzioni ai problemi, non esporli soltanto senza andare avanti. Giornalisti investigativi come John Pilger del Daily Mirror, non sono molto “elevati socialmente”, ma sono al di sopra di tutti».
Paris je t'aime
Vi presento i fondatori del The Big Issue, un settimanale di strada d’intrattenimento e attualità che è anche un ‘business sociale’. Redatto da professionisti, viene distribuito in cinque edizioni regionali dai senzatetto. I rivenditori autorizzati comprano la rivista dalla Big Issue Foundation (che finanzia programmi per i senzatetto) a 90 cent e poi li rivende per le strade a 2 euro, con un profitto di 1 euro a copia. «Io non sono un editore particolarmente bravo», ammette Bird dopo essersi versato dell’altro the, mentre nella stazione sottostante continua il tran-tran di uomini d’affari e il borbottare dei treni. «Scrivere è un buon modo per mettere a fuoco le proprie idee e stronzate del genere. Se sei un bravo direttore d’orchestra non è detto che tu sia bravo a suonare il violino. Ma io preferirei suonarlo comunque». Si potrebbe dire che i violini abbiano suonato per Bird quando si viene a conoscenza del razzismo, la povertà e le truffe per darsi da vivere che hanno ispirato la sua scrittura. John Bird sa che vuol dire essere un vagabondo. Ritorna indietro ai suoi 41 anni, quando si è ritrovato a vendere l’International Herald Tribune per alcuni mesi lungo gli Champs Elysee, la sua prima volta all’estero. Si nascondeva dalla polizia e, al tempo,viveva nella stessa strada in cui vivo io ora a Parigi. «Giuro sulla mia vita», dice. Racconta che all’epoca viveva con una collega indiana, una «del tuo stesso colore di pelle»,mi dice. Strana esperienza per uno che, all'epoca, si definiva «operaio, bianco e razzista».
Big issue Europe
«La maggior parte della gente con le ossa impregnate di politica ripete le stesse stronzate che sente da qualcun altro». La madre cattolica irlandese di Bird si trasferì da Cork a Londra a 18 anni, lavorando in un pub prima di incontrare il marito protestante. «Fin da bambino mi ripeteva che indiani, ebrei, soldi, negri e pigri erano la rovina del mondo. Appena nato e già avvelenato dall’idea falsata che la povertà è colpa di qualcun altro. Dovresti cercarti qualche arabo o francese da assillare».
Passando da xenofobo a rivoluzionario nella Parigi del 1968, a editore, all’età di 29 anni Bird aveva pubblicato la sua prima rivista d'arte. Nel 1991, l’imprenditore inglese Gordon Roddick gli chiese di dirigere il The Big Issue, ispirato alla prima rivista per senzatetto al mondo, lo 'Street News' di New York, che esisteva già da tre anni. Dal guadagnare un milione all’anno nel 2003, The Big Issue divenne più propenso alla pubblicità, arrivando a guadagnare oltre 4 milioni nel 2007. Sponsorizzò l’INSP (International Network of Street Papers) nel 1995; 38.000 euro più tardi, c’erano già 60 spin-off in 20 paesi europei, tra cui la Spagna con il suo sfortunato La Farola, fondato da un venditore senzatetto francese, e l’ugualmente breve Macadam Journal di Francia e Belgio, fondato da un uomo d’affari belga. «È stato stroncato da qualche conservatore di destra», dice Bird di quest’ultimo. «C‘è da lavorare un sacco sulla competitività, non si riesce a fare lavoro di squadra, per esempio in Germania ci sono 30 giornali di strada per ogni città. Pensano di essere unici». In Gran Bretagna la povertà è sponsorizzata dal Governo, secondo Bird. «Virtualmente tutti i giovani neri che vanno in giro a farsi fuori l’un l’altro sono dei prodotti dalla previdenza sociale. Sono mantenuti in povertà dalla burocrazia con le indennità dello Stato. La Gran Bretagna non fabbrica speranza, giustizia o opportunità. Se ne frega dell’istruzione».
«Ci si prende cura meglio di una casa dopo aver vissuto da barboni»
Bird dice che i giovani sanno che è sincero. «Sono poche le persone come me in Gran Bretagna. A parte il fatto che vengo dalla povertà, ho commesso ogni cosa sbagliata concepibile a questo mondo e sono sopravvissuto. So che significa essere oggetto di pregiudizi, ubriachi, carcerati, puntare le pistole contro la gente. Ma io ho avuto un futuro, non come i miei fratelli più grandi, uno morto per droga e alcol, l’altro finito a vivere in un inferno alla periferia della città, continuando a odiare i negri, gli ebrei e gli indiani. Feccia del cazzo. Ho dei nipoti a cui parlavo in un accento straniero quando mi chiamavano in modo che non mi riconoscessero». Imparare a leggere e scrivere a 16 anni in prigione fu «la più grande mobilità sociale». Bird dice di aver avuto qualcosa che nessuno accetta oggi: «Imparare a una tarda età rende le cose più chiare, come il potere di non essere razzista». Certamente lui ha migliorato le cose in tutti gli aspetti. Dopo la scommessa personale di diventare sindaco di Londra nella primavera del 2008, sta ora scrivendo un libro sulla vita nel quartiere di Notting Hill a ovest di Londra, il luogo di nascita che ricorda come di «abbietta povertà e merdosa mentalità fascista». Sua moglie ha origini indiane e i suoi due bambini di 3 e 17 mesi hanno nomi sikh. «Ho imparato a far parte della soluzione, non del problema. I miei figli sono il risultato di questa soluzione».
Translated from John Bird: ‘I know what it's like to be prejudiced, drunk, imprisoned’