Jobs for Europe. Non è così facile fotografare il lavoro.
Published on
Vincitori, curiosità e considerazioni sul concorso di fotografia Jobs for Europe - Euroope for Job.
P { margin-bottom: 0.21cm; }
Gediminas Tamulynas è il vincitore del primo premio della giuria della settima edizione del concorso fotografico Jobs for Europe – Europe for Job, promosso dal Gruppo del Partito Socialista Europeo (PSE) nel Comitato delle Regioni a Bruxelles. La moda di indire concorsi fotografici da parte di enti, istituzioni e aziende ha invaso il web e sembra essere diventata la grande panacea per enti spesso incapaci di comunicare mediante strumenti che non siano report, saggi o libri. Nel tentativo di ricorrere a strumenti più contemporanei di scambio, questi concorsi sono utili nella caccia ai contatti e ai like su pagine altrimenti morte e sepolte per gli internauti. Troppo spesso stanno diventando una scorciatoia per reperire immagini che altrimenti andrebbero lautamente pagate. Volendo restare ottimisti, l'iniziativa del PES ha il merito di aver coinvolto oltre 400 persone, mentre le foto selezionate da mettere su facebook sono state 189. Pur trattandosi di un concorso aperto a tutti, senza distinzione tra professionisti, fotoamatori, semplici appassionati, la qualità media delle foto pubblicate sulla pagina facebook sembra alta. Gran parte dei partecipanti vengono da Stati Membri del Sud Europa (Italia, Portogallo, Grecia) e dell'Europa dell'Est (Romani, Bulgaria, Lituania). Il terzetto dei vincitori vede al fianco di Gedeminas Tamulynas la lettone Liene Purple al secondo posto e il belga di origini tunisine Ismail Mejri sul terzo gradino del podio.
La foto vincitrice è stata scattata in una fabbrica di acciaio. 'Ero lì per fare un film e stavo girando di giorno – mi racconta Gedeminas Tamulynas - Mi è venuto in mente che potevamo tornarci di sera per ottenere altri effetti. Così quando ha fatto buio ho sistemato le luci, coordinato gli operai e ho scattato al foto'. Dall'immagine si intuisce subito un'ottima conoscenza delle tecniche di illuminazione artificiale, un utilizzo accattivante dei colori, la distribuzione sapiente delle figure nell'inquadratura. Non si tratta di una foto documentaria o di reportage quindi, ma di una ricostruzione di un ambiente reale. Sicuramente meritava di entrare nel trittico vincente. Stephanie Bliard, curatrice del Museo della Fotografia di Charleroi e membro della giuria, mi spiega le ragioni per cui sempre più di frequente si sceglie la fotografia come modalità di interazione e partecipazione. 'La fotografia è facile - afferma - Per le persone è facile scattare foto al giorno d'oggi ed è facile organizzare un concorso di foto, caricandole su facebook. Con la pittura, ad esempio, sarebbe più difficile'. Se sul piano pratico senza dubbio il flusso base di lavoro è di estrema accessibilità (premo un pusante, rivedo l'immagine, la carico su un social network con un altro pulsante), penso al lavoro del fotografo, che spesso impiega mesi o anni per formarsi, per cercare e realizzare storie, per distribuirle. Per trovare nel suo archivio, piccolo o grande, la foto idonea a rappresentare il tema di un concorso. Certo, si tratta di un concorso aperto a tutti, professionisti e non, ma anche nella fortunata armonia dello scatto di un amatore ci sono passione per l'immagine, istintiva comprensione del momento giusto, capacità compositiva. È tutto così facile come vogliono farci credere?
Nella galleria compaiono molti lavori manuali (artigiani, operai, agricoltori, pescatori) e lavori della strada (gli artisti come gli ambulanti), mentre scarseggiano i lavori del contemporaneo, proprio quelli su cui si soffermava il bando. Se da un lato permane il fascino degli antichi mestieri, c'è anche un problema di accessibilità a certi luoghi di lavoro, di solito interdetti a chi fotografa in maniera non professionale. Mancano immagini dei giovani precari di oggi, dai mestieri più manuali a quelli intellettuali e creativi. L'unico scatto che sembra fondere (letteralmente) i due mondi è quello ironico di Henrique Luìs, dove un giovane in tipica divisa da ufficio è impegnato con gli attrezzi di un'officina. Sarà questa la nostra sorte?
Chiedo a Stephanie se nelle scelte si sono interrogati anche sulle difficoltà di questi giovani (come avviene per i fotografi) ad inserirsi e sopravvivere nel mercato del lavoro contemporaneo. A quanto pare no. ' Abbiamo scelto foto positive, che contenessero messaggi positivi'. In nome dell'ottimismo sono state escluse tra i premiati immagini che ponessero problemi di occupazioni, fatica, dubbi.
Lo scatto perfetto per rispondere alle esigenze di ottimismo è quello di Liene Purple. I suoi morbidi, colorati e rassicuranti rotoli di lana verranno stampati in migliaia di cartoline dal PES. 'll nome stampato sul retro - secondo Stephanie Bliard - la aiuterà a raccogliere consensi e contatti'. Insieme ai premi, un'altra ricaduta felice del concorso.
Sorprende invece l'assegnazione della terza piazza ad Ismail Mejri. Nella foto appare il giovane premiato che stringe il diploma da informatico appena ottenuto. Un ritratto didascalico, dal sapore di genuina casualità. Peraltro non si tratta di un selfie né di un autoscatto. Evidentemente un amico o un parente di Ismail ha scattato la foto. Quando lo faccio notare ad Ismail, mi dice contento che sì, si tratta proprio di lui e mi ribadisce il suo stupore nel vedersi tra i vincitori. Ismail mi sembra in buona fede, forse neppure si rende conto della differenza tra essere autore di una scatto, esserne il protagonista e detenerne i diritti nel momento in cui lo si invia ad un concorso. Chiedo delucidazioni a Stephanie Bliard. 'Ce ne siamo accorti oggi, al momento della premiazione, ma – ribadisce - quello che conta è il messaggio, il contenuto positivo che si vuole dare ad un concorso di questo genere'. Il messaggio appunto. Perché premiare una foto anonima in cui semplicemente si vede un giovane europeo di origini straniere con un diploma in mano? Perché premiare un giovane che neppure ha scattato quella foto? Se l'intento è quello di combattere pregiudizi negativi, non sono così convinta sia questa la strada più corretta. Una foto semplice e diretta può essere stupenda, ma quella forma lineare è spesso il frutto consapevole di un lungo studio o almeno di uno sguardo 'allenato'. I vincoli di committenza (seppur delineati in senso positivo) producono questi e altri paradossi. Chi fa politica dimostra spesso di scegliere mezzi di espressione e condivisione senza conoscerli appieno, seguendo mode del momento, che possono ritorcersi contro senza neppure rendersene conto. Nell'ambito di un'iniziativa interessante, rimane il neo di aver premiato una foto poco significativa scattata da non si sa chi. Anche se questo non sembra interessare nessuno.
Forse non è un caso che l'unica immagine che renda l'idea della fatica del lavoro sia quella premiata dal pubblico e assegnata con merito al bulgaro Alexander Goranov. Anche stavolta una fabbrica d'acciaio, con il primo piano di un operaio che, ad oggi, ha ottenuto 1.536 like e 156 condivisioni. Per una volta la democrazia, spesso superficiale, dei like ha consegnato un degno vincitore.