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Jacco Gardner, Peter Pan e gli anni '60

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BrunchCultura

Jacco Gardner è un talento della musica pop barocca che vive tra tra sogno e realtà, tra presente e anni '60, tra palco e studio di registrazione. Sulle note della sua musica si ritorna bambini, ma lui stesso ha lo sguardo di chi non vuole crescere. Cafébabel lo ha incontrato per voi.

Quando chiedo a Jacco Gardner quanti strumenti sappia suonare, le nuvole che coprono qua e là il cielo del XVI arrondissment di Parigi, non gli impediscono di viaggiare alto con la fantasia: sotto allo sguardo perplesso del cameriere che ci osserva dall'entrata del bar, il giovane baroque pop instrumentalist comincia a battere il fondo bottiglia della sua coca cola sul tavolo, prima di affermare smorfioso: "è una domanda stupida… probabilmente tutti gli strumenti del mondo".

Se esistesse un guinness dei record per il tempo di realizzazione del primo album di un artista, Jacco Gardner sarebbe di di gran lunga primo senza sforzo. Ha lavorato a Cabinet of Curiosities, il suo disco di debutto, per 7 anni, talmente tanto che viene da sorridere quando afferma che è "una ‘metafora’ che descrive la sua mente e tutto quello che vi è passato attraverso". Ma se proprio lo si vuole definire in senso retorico, il cabinet è una metafora dalle mille sfumature. Infatti, tra le altre cose, rappresenta anche il posto in cui il giovane artista vive: lo studio Shadow Shoppe di Zwaag, 40 minuti a nord di Amsterdam, dove ama isolarsi e perdersi nella ricerca dei suoni e nella costruzione dei suoi brani – tra le altre cose Gardner è anche produttore di altri gruppi, principalmente garage bands. Peccato però, che per tutti, prima o poi, arrivi il momento di affrontare il mondo e varcare la soglia di casa. Non è davvero difficile credergli quando racconta il suo battesimo da artista in mezzo alla folla. "Non è stato facile abituarsi, dato che lavoravo sempre da solo nel mio studio. Sono dovuto uscire e vendere la mia musica. Ho scoperto che dovevo veramente credere in ciò che facevo", ammette, quasi raccontasse un'epica avventura dalle "mille e una notte".

Tra sogno e realtà

C'è chi, su youtube, ha definito il giovane musicista olandese come un beatles on acid, chi – bottiglie a parte– come un mago della musica pop: "non mi definirei un mago, ma capisco perché la gente ne parli. Ci sono certe situazioni, soprattutto quando si è bambini e si ascolta una favola sdraiati nel letto, in cui si ha la sensazione che storie inventate possano diventare realtà. È la sensazione che ho provato a riprodurre con la mia musica", dice.

Alla stregua di Peter Pan, oltre a volare alto con l'immaginazione, Jacco non sembra neanche voler crescere: "ancora oggi scrivo degli stessi temi di quando avevo 17 anni – è il periodo del concepimento di 'where will you go?', una delle canzoni di punta del suo album.– È tutto relazionato alla mia tendenza a vivere nei miei sogni e all'incapacità di affrontare la realtà. Anche i miei prossimi album non parleranno di cose ordinarie", confida – lo sguardo che si perde nella ciotola di arachidi davanti a lui. Verrebbe quasi da dargli una bella pacca sulle spalle a questo giovane artista di 25 anni.

Di certo non stupisce che Jacco non vada pazzo per i mega concerti: "preferisco i palchi piccoli, le situazioni raccolte, gli stage underground. Probabilmente è una conseguenza del mio amore per il pop, un genere che in fondo non è che una fusione tra arte e musica commerciale", dice. L'esempio di turno sono i Beatles, che secondo Gardner, "sono stati un gruppo talentuoso eppure mainstream, artisti dal risvolto misterioso, se non oscuro, che hanno sempre avuto due personalità". È evidente che per Jacco la vita da artista è un gioco di luci e ombre. Forse proprio per questo, uno dei brani a cui tiene di più non è stato pubblicato nell'album. È una canzone dedicata a sua nonna, venuta a mancare qualche anno addietro, ed è anche il pezzo preferito del padre del giovane artista: "parla dell'albero genealogico della mia famiglia, un testo piuttosto filosofico", ammette.

Con i piedi per terra

I suoni che Jacco ha utilizzato per realizzare la sua "musica magica" non risalgono però agli anni della sua adolescenza, ma a quelli del Secondo dopoguerra: Gardner è un fanatico degli anni '60 con tanto di Syd Barrett nel cassetto delle ispirazioni fondamentali: "a quel tempo non c'erano regole. Non ci si preoccupava del profitto delle etichette e i produttori non sapevano cosa potesse funzionare da un punto di vista commerciale, o meno. Magari tutto questo costituiva un problema per i produttori, ma è stato eccezionale per la cultura in senso lato, per lo sviluppo della musica. Tutto sembrava magicamente connesso: un'unica grande scena di cui facevano parte hippies e gruppi psichedelici', racconta. Jacco è un fiume in piena e a sentirlo sembra che quegli anni li abbia vissuti di persona: "tutto ciò non accadrà di nuovo perché ci sono troppe cose che si influenzano a vicenda oggigiorno. Dovrebbe accadere qualcosa di veramente straordinario affinché possa ripetersi. Il mondo dovrebbe esplodere!", conclude in trance.

Eppure, a causa di un imprevisto incidente di coerenza, Jacco si lascia sfuggire che "anche i tempi moderni non sono poi così male: amo internet, le etichette indipendenti e la tecnologia". A pensarci bene non è un'affermazione così sorprendente. Del resto, anche Peter Pan, ogni tanto, torna con i piedi per terra. 

Video Credits: OokGeenIdee/youtube