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Iva: la tassa di tutti gli Europei

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JSeb 2.0

Translation by:

Default profile picture Laura Bortoluzzi

Politica

I tassi variano da paese a paese, ma l’imposta sul valore aggiunto è regolamentata a livello comunitario. Fu introdotta per la prima volta negli anni Cinquanta in Francia.

Nel 1954, la Francia applica per prima l’Iva. L’idea fu dell’allora ispettore del Ministero delle Finanze, Maurice Lauré. La “tassa sul valore aggiunto” è un’imposta indiretta, a carico del consumatore finale, proporzionale al prezzo del bene o del servizio acquistato, indipendentemente dal numero di intermediari.

A partire dalla firma del Trattato di Roma del 1957, sono state previste disposizioni a favore di un’armonizzazione delle politiche fiscali. L’idea stessa di mercato unico richiedeva questo trattamento per evitare una concorrenza fiscale scorretta.

Accordo unanime (con qualche eccezione)

Le decisioni riguardanti la fiscalità, e quindi l’Iva, vengono sempre prese all’unanimità dal Consiglio dei Ministri dell’Unione. Le regole attualmente sono queste: ogni stato membro applica un tasso standard del 15% e dei tassi ridotti del 5% (minimo) fino al 2010 (su beni o servizi specifici a forte caratterizzazione sociale o culturale). Cinque paesi godono di una deroga che consente loro di praticare un tasso standard inferiore al 15%: la Repubblica Ceca, Malta, la Polonia, Cipro e la Slovenia. In pratica, la Danimarca e la Svezia applicano il tasso più alto (25%); il Lussemburgo e Cipro il più basso (15%).

La riforma del 2015

Ultimamente, è stata adottata una riforma circa l’attribuzione delle fatture Iva nel caso dell’acquisto di un servizio in un paese diverso da quello in cui risiede il consumatore (noleggio di veicoli, servizi e, soprattutto, telecomunicazioni). Non si fatturerà più nel paese del prestatore del servizio, ma nel paese di residenza del consumatore. Per non penalizzare troppo e troppo rapidamente alcuni paesi (in Spagna l’Iva rappresenta circa il 25% delle fatture fiscali pubbliche), la riforma entrerà in vigore solo a partire dal 2015; fino al 2017 gli stati potranno trattenere il 30% delle fatture e poi il 15% fino al 2019.

Progetti per l’Iva

Da qualche anno diversi dirigenti europei hanno sostenuto l’idea di creare un’Iva verde da applicare ai beni la cui produzione è nociva per l’ambiente o non rispetta le norme ecologiche. Questa misura colpirebbe innanzitutto le importazioni dalla Cina o da altri paesi in via di sviluppo. È stata ventilata anche l’ipotesi di ridurre l’Iva sui prodotti verdi (quelli che rispettano l’ambiente), per incoraggiarne l’acquisto.

Interessi nazionali

Le discussioni sui tassi dell’Iva riflettono spesso degli interessi di carattere puramente nazionale. La Francia porta avanti da diversi anni una battaglia per ottenere un tasso del 5,5% per il settore alberghiero e della ristorazione, per lei economicamente vantaggiosi. Ma questa richiesta si scontra puntualmente con il veto della Germania, che ha appena aumentato di tre punti percentuali l’Iva sulle attività di ristorazione e teme lo scontento dei lavoratori del settore.

Tabella: l' Iva in Europa.

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Translated from TVA : l’impôt de tous les Européens