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Italiani, università-parcheggio e pummarola

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L’università italiana riserva un ottimo trattamento ai suoi studenti: che sui suoi banchi trascorrono ben oltre gli anni previsti per conseguire una laurea. E se in alcuni Paesi europei gli esami finiscono tardi, perché in Italia non finiscono mai?

Leonardo, Rocco, Bruno e Pino: quattro studenti fuoricorso, trent’anni suonati, che condividono un appartemento a Firenze e le palpitazioni di un’età di passaggio che si allunga sempre più. Uno vuole sfondare come cabarettista, un altro fa il metronotte, uno lascia la moglie poco dopo le nozze, l’altro si agita in una realtà medio-borghese senza attrattive degne di nota. Questi i personaggi de I laureati, film di Leonardo Pieraccioni che dipinge il classico quadro universitario italiano. E le “cose serie della vita”? I quattro finiscono per abbandonare, a turno, l’università, la moglie, i sogni di successo professionale. Uomini senza qualità? O solo troppo mammoni?

Età media 27-28 anni

L’età media dei laureati italiani oscilla tra i 27 e i 28 anni: valore medio che varia in relazione alla facoltà scelta – i picchi sono raggiunti dagli studenti di architettura e sociologia: rispettivamente 28,9 e 29,7 anni – e ad un complesso di caratteristiche socio-economiche variabili nel Paese. Ma gli studenti italiani sono capacissimi anche di laurearsi oltre i trent’anni: nel qual caso l’età media diventa 33,4 anni, rivelano i dati del 2001 del Ministero dell’istruzione.

«Perché mai avere fretta? Gli studi universitari vanno fatti bene, è una preparazione per la vita. Tanto il lavoro, si sa, non c’è. E allora tanto vale andarsene da casa il più tardi possibile: meglio la pummarola di mammà», dice Francesco, 27 anni, studente di Scienze naturali che non andrà oltre la media nazionale, perché si laurea il 21 ottobre prossimo: addio pummarola...

Fuoricorso è più figo?

«Il futuro può attendere: ormai chi si sposa più prima dei venticinque anni? Chi ti offre un lavoro sicuro subito dopo la laurea? E allora meglio viverseli tranquilli, gli anni migliori della propria vita. Meglio viaggiare e dedicarsi a ciò che piace: dopo la laurea cambia tutto», sorride sornione Piermaria, trentunenne ancora lontano dalla laurea in Lettere, indirizzo spettacolo. Sì, perché il 69% si laurea oltre i termini previsti dall'ordinamento universitario. Ma cosa spinge tanti studenti a rimandare l’indipendenza – emotiva ed economica – dalla famiglia? Le ragioni del loro lungo parcheggio universitario variano a seconda delle regioni italiane, in relazione soprattutto alle prospettive e alle facilitazioni economiche che queste offrono loro. Nel Sud Italia tendono a rimanere di più a casa a causa di un tasso di disoccupazione del 20% per i neo-laureati, mentre nel Nord ci sono prospettive economiche che li spronano a terminare più velocemente il percorso accademico. Ma sempre rimanendo al di qua dei banchi accademici più a lungo di quasi tutti i loro colleghi europei.

Solo i tedeschi ci battono

Tranne dei tedeschi, forse. Che, in media, si laureano a 28 anni, a causa della maturità a 19 anni, del servizio militare che esiste ancora e, senz’altro, di un "sistema misto" che permette di mischiare discipline apparentemente lontanissime tra di loro. Lontani anni luce dall’“asse della vecchiaia” italo-tedesco troviamo i britannici. Che terminano il bachelor intorno ai 21-22 anni. Grazie a un sistema universitario agile di 3 anni (cui si ispira, tra l’altro, la riforma europea prevista dal Processo di Bologna) e, soprattutto, grazie a un’economia florida che fa del paese di Tony Blair un’Eldorado sempre più invidiato Oltre Manica. Forse non tanto dai francesi che, grazie a un sistema che li obbliga a finire tutti gli esami anno per anno (pena la ripetizione delle prove già sostenute) terminano la maîtrise intorno ai 22-23 anni. Un miraggio per l’Italia? Per il momento sì.