[ita] lettERA a Jeannette, la mia bicicletta
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Milena VaglieriTu ed io per le vie della Francia -all'interno- e in periferia, con i capelli al vento o sfidando i fiocchi di neve. La nostra storia è fatta per durare, la crisi del settimo anno è già superata !
Cara bicicletta,
per qualche mese sei rimasta senza un nome . Poi è arrivato così : « Jeannette ». Per l'assonanza con bicicletta e nel senso di ragazza civettuola, ovviamente. Anche perchè Yves aveva già scelto Paulette. E soprattutto, ma questo è un segreto, in ricordo di una serata speciale passata in compagnia di uno dei tuoi motociclisti. Senza sapere che ci sarei tornata qualche anno dopo.
Sei nata negli anni 1950. Per pudore, non voglio dire quanto fa in tutto. Ci siamo conosciute un giorno di giugno del 2006. Con il fascino antiquato dei tuoi complementi dipinti di un tenero verde e tempestati, qui e là, volendo essere gentili, di...efelidi, ho subito capito che insieme avremmo fatto grandi cose, tu ed io, e che sarebbe nata una sana amicizia. Un verde, il tuo, per certi versi simile a quello della bici che avevo da piccina. Poi c'è stata, è vero, quella rosa e grigia, e dopo ancora la mia « bici di adulta » tutta una comodità, blu metallizzata tendente al viola la minimo raggio di sole. Tuttavia era un po' pigra, e da quasi dieci anni riposa con nonchalance nel garage di famiglia, da qualche parte su un pendio della valle della Loira. Ebbene sì, prima di incontrarci c'è stato un bel po' di movimento. All'inizio, infatti, sei entrata nella mia vita solo per sostituire una tua collega. Poi la nostra è diventata una relazione stabile. Appesa al portabagagli della mia auto, hai attraversato la Francia al massimo per posare le tue piccole ruote Michelin nel sud-ovest del paese. Si, proprio Michelin. Perchè a questo papà tuttofare amante dei cicli, casa madre Clermontois, non gli facciamo lo scherzo di avere una ruota Dunlop o magari Goodyear…
Tolosa ! Ne hai visti scorrere di chilometri lungo le rive della Garonna e nel cuore della « città arancione ». No, non ho problemi di vista, e converrai anche tu che quei mattoni non hanno proprio nulla del rosa Barbie, ma si accostano molto di più al colore di un "picon bière ben diluito". Soprattutto sei stata mia complice nelle serate in cui rincasavo troppo tardi per poter prendere anche l'ultima metro. Rassicurata dalla tua presenza, sfilavo velocissima per i grandi viali, senza temere nè l'ombra, nè il fruscio dei platani sulle rive del Canal du Midi, e nemmeno quei signori che camminavano lungo lo stesso canale andando verso la stazione Matabiau, imbellettati di artifici femminili che solo la notte può comprendere.
Una mattina davanti all’università, forse un po' distratta, ho dimenticato di allacciare la tua cintura di sicurezza. Ma tu, per nulla sconvolta, mi hai aspettato saggiamente fino a sera. Senza dubbio era uno dei miei giorni fortunati. Sarà perchè gli abitanti di Tolosa sono molto onesti ... o forse perchè non hanno per niente gusto. Concederò il beneficio del dubbio per risolvere la questione. Più tardi, l’idea di poterti perdere mi ha rattristato e tu hai sopportato, senza lamentarti e senza piangere, una seduta di tatuaggio bicycode. Coraggiosa, hai stretto i raggi e io ci ripenserò quando avrò abbastanza coraggio per realizzarlo questo tatuaggio da combattente, per ricordarmi di farlo, questo giro del mondo, ma sul serio.
Confesso di esserti stata infedele. Una volta. Ma tu lo sai già e mi hai già anche perdonato visto che io stessa mi sono tradita. Con un colpo di testa, sono andata a guardare altrove. E ho noleggiato una bici da Vélhop per scortarmi fino alla fine del Ried alsaziano. Un errore imperdonabile. Troppo pesante, assolutamente. E' stato un sottovalutare le tue capacità. Con la tua velocità inimitabile, sei la -forza tranquilla-, tu nella tua costanza, e io dovendo adattare il mio ritmo al pendio. In sette anni di relazione, abbiamo finito per adattarci l'una all'altra, molto meglio che con quel mezzo noleggiato, pasante come un macigno, da mandare avanti per una passeggiata dalle 5 alle 7.
Visto che noi non ci nascondiamo nulla, parliamone allora della tua velocità. In effetti mi ha giocato qualche scherzo ai tempi del mio passaggio a Nantes. Col passare dei mesi, è diventato un gioco tra noi due. Girando per quelle strade nuove ben in pendenza, mi chiedevo sempre chi di noi due avrebbe vinto la gara. Tuttavia, in simbiosi, arrivavamo sempre ex-æquo in cima a quelle salite. E sono i miei polpacci che hanno finito per ringraziarti.
Si, sette anni di amicizia. E abbiamo retto la distanza, anche quando siamo state separate per un po'. In Inghilterra, è stato per il tuo bene. Non volevo correre il rischio di doverti far rimpatriare d'urgenza, magari tagliata in due. Perchè con la guida a destra e gli incroci al contrario, bisogna sapersi padroneggiare…
Forse ti sei offesa perchè non ti ho fatto viaggiare in Germania. Saresti stata nel tuo ambiente naturale laggiù. Te lo concedo. Ma poi, ho rimediato. Strasburgo e le sue piste ciclabili, è quasi la stessa cosa. Soprattutto qui tu non ti stanchi mai di ricevere graziosi complimenti sullo stile « collector » della tua figura da parte della « clinica delle bici » alla quale ti affido quando prendi un colpo di freddo al quale io non so rimediare.
Decisamente, insieme abbiamo trovato il nostro ritmo, e non sono pronta per abbandonarti, se non ogni tanto, forse, per… un tandem !
Translated from lettre à jeannette, ma bicyclette