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[ita] Frontiere: i 28 trascinano a lungo la questione

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Default profile picture Monica Sireus

Ieri sera il Consiglio europeo riunitosi a Bruxelles ha adottato all'unanità la creazione di un sistema europeo di guardia di frontiera e di guardia costiera. Una proposizione sponsorizzata dall'Eliseo, ma che aveva già suscitato delle reazioni epidermiche dopo le fughe di questi ultimi giorni.

Qualche settimana fa François Hollande aveva colto di sorpresa i membri del Parlamento europeo e quelli che seguivano il suo intervento a Strasburgo affianco a Angela Merkel, appena aveva annunciato la creazione di un Corpo europeo di guardie di frontiera. Si tratta di una proposizione perlomeno osata, visto che il controllo delle frontiere esterne degli Stati membri resta una delle questioni più spinose fin dalla creazione dello spazio Schengen. Costituisce ancora una delle competenze custodite gelosamente dai governi nazionali, anche i più europeisti. Per questa ragione, l'effetto della sorpresa passata, la maggior parte dei commentatori politici si sono chiesti se questi propositi resteranno ancora una promessa non mantenuta fra tante altre. O se questa volta il Presidente della Repubblica avrebbe deciso di prendere il leadership europeo che caratterizza la sua funzione. 

 Senza tardare il Quai d'Orsay ha inviato i suoi diplomatici a difendere le idea presso le cancellerie dei loro partners europei. Da qualche giorno girano delle voci a Bruxelles, secondo le quali gli sforzi manifestati da Parigi avrebbero finito per dare i loro frutti. I Capi di Stato e di Governamento saranno pronti a dare loro il via all'integrazione del controllo delle frontiere esteriori dell'UE per salvaguardare la libertà di movimenti nel blocco.

Una polemica per niente?

La notizia non è passata inosservata. Mentre alcuni gioiscono di un progresso indispensabile nello Spazio della libertà, di sicurezza e di giustizia che l'UE si sforza di costruire dopo gli anni 80, le crisi di rabbia non hanno tardato a scoppiare contro ciò che passava davanti agli occhi dei sovranisti per un intollerante trasferimento di potere a un'entità antidemocratica. Ma, gli uni come gli altri hanno certamente bruciato le tappe.  

Les

Le conclusioni del vertice europeo che si è tenuto ieri sera a Bruxelles, prevede in effetti la creazione di un « sistema europeo di guardia di frontiera e di guardia costiera ». I tre paragrafi che descrivono questa proposta non prevedono nessuna nuovo trasferimento di potere all'Unione. I leaders europei hanno deciso di rinforzare le capacità umane e finanziere di Frontex, l'agenzia europea consacrata alle frontiere esterne, con lo scopo di permettergli di sviluppare delle operazioni di supporto più rapidamente. La sola nuova missione che è stata decisa di affidargli è quella di organizzare dei trasferimenti a livello europeo, affinché si possa facilitare il ritorno al proprio paese dei domandanti che non avrebbero ottenuto lo statuto di rifugiati. 

Sembra che non si tratti di una sola mezza vittoria per il Presidente Hollande. Mentre lui stesso era il padrino dell'iniziativa, non ha pronunciato una sola parola durante la conferenza stampa post vertice. È stato necessario che una giornalista di un media francese mensioni il soggetto per fare in modo che egli vanti brevemente, senza grande entusiasmo, i vantaggi economici. Ben lontano del volo di qualche settimana fa al Parlamento europeo !

Tra gli avversari a questa misura, troviamo gli Stati Membri di gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia), i più restii quando si tratta di trasferire delle competenze appartenenti ai ministri dell Interno. Ma ugualmente la Spagna, che si preoccupa in particolare della situazione delle sue due città del Nord Africa.

Queste oposizioni avrebbero pesato molto sulla bilancia, obbliganto gli iniziatori del progetto a calmare le proprie ambizioni.

Juncker alla riscossa

Allo stesso tempo, la questione resta aperta. Se è vero che il Consiglio europeo non ha potuto adottare delle decisioni più audaci, non ha nemmeno chiamato la Commissione a sottomettere delle proposizioni legislative per migliorare la gestione delle frontiere esterne e sfruttare tutto il potenziale dei Trattati di questo tema. È qui che la Commissione potrebbe dimostrare di avere più coraggio. I trattati danno come obiettivo all'UE di sviluppare, gradualmente un sistema integrato di gestioni di frontiere esterne. Tutto dipende quindi ora dell'interpretazione che il gruppo di M. Juncker farà della parola « graduale ». Inoltre, come abbiamo visto per il sistema della ripartizione dei rifugiati, il tabù del voto alla maggioranza qualificata è toccato al Consiglio. Quest'ultimo potrebbe permettere agli stati che le desiderano, di avere la complicità della Commissione e del Parlamento, di mettere in minoranza gli Stati più restii.

Questa per il momento non è altro che una speculazione. Ma se c'è una cosa che la gestione delle crisi a livello europeo ci ha insegnato, è che anche le opzioni più improbabili possono fare il loro cammino a Bruxelles, a condizione che il vento sia a loro favore. Vediamo dunque dove il meteo grigio dell'inverno di Bruxelles porterà l'idea di Françoise Hollande.  

Translated from Frontières: les 28 trainent des pieds