Intossicazione da... Arancine!
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Santa Lucia ha lasciato ventri soddisfatti -in alcuni casi in modo eccessivo- e invidiosi sparsi per il mondo che non erano a Palermo per "sbutriare" di arancine e cuccìa e forse, secondo i maligni, una vittima illustre. Il day after della giornata di arancine e cuccìa con un po' di sano babbìo.
«Sei 'accarne' o abburro'? L’arancina è 'fimmina', le arancine del Bar Alba sono le migliori…» Ogni 13 dicembre è sempre la stessa storia, il palermitano si confronta con una delle tradizioni alle quali è più legato: Santa Lucia, la vergine siracusana protettrice degli occhi, che qui diventa patrona delle arancine, succulenti palle di riso mpanato e fritto, del diametro di 8–10 cm, farcite generalmente con ragù, piselli e caciocavallo, oppure dadini di prosciutto cotto e mozzarella. (Il palato va a memoria ma per i profani ci rifacciamo a Wikipedia).
Ebbene questa volta, forse, un altro siracusano non ha saputo resistere alla tradizione. Fiorello, showman di fama nazionalpopolare ha annullato lo spettacolo a Palermo, ufficialmente per una tossicosi alimentare e crisi ipotensiva. Domenica 13 dicembre era la classica giornata limpida di sole quasi invernale alla palermitana (leggasi estate o primavera per il centro nord Europa). Che abbia fatto incetta proprio di arancine e cuccìa mentre si aggirava nel percorso Arabo-Normanno? Non lo sappiamo e speriamo di no, ma nell’augurargli una pronta guarigione, lo comprendiamo, sono troppo buone e in effetti se esageri ti “inchiummano” un po’. La colpa poi, dovrebbe essere di tutti quei palermitani rosiconi che si sentono “tochi” e vanno fuori a lavorare o a studiare e poi si lamentano se perdono il giorno santo delle arancine. I più laboriosi improvvisano la ricetta della nonna con risultati più o meno soddisfacenti. Gli altri, tra cui chi scrive per qualche anno, lanciano malefici di pura invidia in salsa sicula: «V’avissi a fari acitu».
«Santa Lucia pani vurria, pani nun n'haiu, accussì mi staiu» (Santa Lucia vorrei del pane, ma pane non ho, così mi sto – resto digiuno). Oggi non è più così, ma non bisogna esagerare.