Internet? Un’arma di attrazione di massa
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Tre idee per capitalizzare le nuove tecnologie nella lotta globale per la libertà.
Durante l’ultimo Summit Mondiale sulla Società dell’Informazione (WSIS), il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha definito la libertà di espressione come “la pietra angolare della società dell’informazione”. Ma alle altisonanti dichiarazioni di principio, dovranno seguire dei fatti, delle proposte concrete.
Sulle orme di Soros
Prima responsabilità che gli Stati più ricchi dovrebbero, e potrebbero, assumersi sarebbe quella di contribuire alla diffusione di Internet. L’esempio dell’operato di George Soros in Russia può essere esemplare al riguardo. Fin dalla creazione di una filiale russa dell’Open Society Institute nel 1988, il filantropo miliardario si è impegnato nella creazione della cosiddetta “società civile” consacrando più di 1 miliardo di dollari ai settori dell’educazione, della ricerca e soprattutto dello sviluppo di Internet. Tra i progetti portati a termine c’è stato quello di collegare telematicamente decine e decine di università, centri di ricerca e biblioteche russe; quasi nel tentativo di riproporre quel clima di libertà, competitività e ricerca che caratterizzò la nascita della Rete negli USA. La Fondazione di Soros non ha trascurato appositi corsi intensivi di formazione per la gestione di tutte le strutture telematiche. Simili esperimenti, sempre ad opera dell’OSI sono stati portati a termine in Uzbekistan, in Kazakhstan e in Kyrgyzstan. Se poi pensiamo che il budget iniziale del progetto per la Rete era di “soli” 10 milioni di dollari, ci rendiamo conto di quanto potrebbero fare gli stati anche con detrazioni minime dalle voci dei loro bilanci.
Altra iniziativa da prendere potrebbe essere quella di rendere Internet imprescindibile per tutti i regimi dittatoriali interessati ai vantaggi economici della globalizzazione. Favorire all’interno dei paesi democratici lo sviluppo delle reti telematiche per il commercio, renderebbe infatti difficoltoso ed economicamente gravoso, per partner commerciali importanti come la Cina, il non allinearsi a questo sviluppo. Solo così si potrà capitalizzare politicamente l’apertura economica di questi paesi.
Il Global Internet Freedom act
Ma non basta. La proposta migliore viene dal Congresso USA, davanti al quale Cox e Lantos hanno presentato un progetto di legge cui anche noi europei potremmo ispirarci. I due congressisti, partendo dal presupposto che “vincere la guerra al terrorismo richiederà qualcosa in più della semplice forza militare”, sono convinti del fatto che le nuove tecnologie possono rivelarsi un’arma strategica nell’ottica dell’abbattimento delle dittature. Il progetto di legge, battezzato “Global Internet Freedom act”, punta il dito, tra gli altri, contro “i governi di Birmania, Cuba, Laos, Corea del Nord, Cina, Arabia Saudita, Siria e Vietnam” che cercano di “impedire ai loro cittadini la libertà di accedere ad Internet”.
Ma i due congressisti non si fermano qui. Per loro si deve attuare a partire da subito una “solida politica di libertà su Internet”, magari esercitando pressioni politico-diplomatiche sui regimi più autoritari, anche attraverso disposizioni delle Nazioni Unite. Non solo. Per Cox e Lantos bisogna costituire un’agenzia, all’interno dell’International Broadcasting Bureau, con lo scopo specifico di “accelerare lo sviluppo e l’impiego della tecnologia per garantire la libertà su Internet in tutto il mondo”. Uno scopo da raggiungere non solo con fondi statali già indirizzati alle trasmissioni internazionali, ma soprattutto con il coinvolgimento del “settore privato nello sviluppo e nell’implementazione di tali tecnologie, cosicché molte delle attuali tecnologie, messe in commercio per rendere sicure le transazioni finanziarie (...) potranno essere usate per promuovere democrazia e libertà”.
Pericolo 1984
Prefigurare una lotta non-violenta per destabilizzare i regimi autoritari vuol dire scegliere una strada difficile da percorrere, ma sicuramente dotata di lungimiranza nell’ottica della promozione della democrazia. Strada che vedrebbe gli USA, l’Europa e quanti altri volessero, assumersi il più importante compito di sostenere i media indipendenti di questi regimi. La proposta legislativa presentata al Congresso americano dai deputati Cox e Lantos, va nella direzione giusta. Adattarla alle realtà della politica transnazionale e presentarla all’esame di organismi internazionali quali l’ONU, la Ue o la futura Organizzazione Mondiale delle Democrazie proposta dal Partito Radicale Transnazionale, potrebbe significare la messa in scacco di quel pericolo 1984, sempre incombente sui paesi governati da regimi autoritari. Un pericolo che mina alla radice ogni loro possibile sviluppo ed evoluzione verso condizioni sociali e politiche di maggiore libertà.
Quanto alla fattibilità del progetto, i promotori del disegno di legge sono ottimisti. Per il senatore USA Wyden “esistono tecnologie che possono annientare i firewall e i filtri azionati dai governi autoritari. Server proxy, intermediari, i cosiddetti “mirror” e la cifratura potrebbero essere tutte utili applicazioni a questo proposito”. Ma il Governo americano ha fatto poco per promuovere il versante delle tecnologie. “Questo paese alloca risorse considerevoli per combattere l’oscuramento della radio Voice of America all’estero. Ma, fino ad oggi, ha destinato solo 1 milione di dollari per le tecnologie contro la censura e l’oscuramento in Rete”.
Il principio della libera circolazione delle idee, dimostratosi in passato sempre così fecondo di risultati positivi per tutti, resta il principio che bisogna affermare e promuovere con forza e convinzione. La comunità internazionale dovrà vigilare, controllare e contrastare la libidine liberticida di alcuni stati, per conservare e sviluppare quello “spirito libertario” che Manuel Castells ha individuato come conditio sine qua non per la nascita stessa della Rete Internet. Tutelare i cromosomi libertari del patrimonio genetico della Rete, ed impedire mostruose mutazioni, vorrà dire conservare intatte le possibilità offerte dalla rete alla libertà ed alla democrazia di tutti i popoli.