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Incontriamo Klubrádió: una voce d'opposizione ridotta al silenzio

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Silvia Piras

SocietyUngherialatest

Dal 15 febbraio, e dopo più di 10 anni di teso braccio di ferro, la stazione ungherese Klubrádió, ultima radio di opposizione, non può più trasmettere. Andiamo a conoscere da vicino l’emittente che non ha intenzione di mollare.

La vecchia insegna arrugginita affissa davanti alla sede della radio dava già l’idea di passato. Al di sotto dello slogan della stazione, “la via libera”, si legge una frequenza: 95,3 MHz, vale a dire la vecchia frequenza di Klubrádió, sostituita a favore dell’ormai defunta 92,9 MHz. La sera del 14 febbraio, a mezzanotte, la stazione radio ha dovuto smettere di utilizzare la sua frequenza in seguito a una decisione del Consiglio dei media, poi confermata dalla Corte di giustizia di Budapest. Una volta entrati in sede, scopriamo tutte le vecchie frequenze della provincia un tempo gestite dalla stazione – 93,5 nella città di Debrecen, o 96,7 a Tatabánya - che si riducono al silenzio insieme alle vecchie postazioni radiofoniche.

Per il responsabile delle news Mihály Hardy, che ci accoglie tranquillamente nel suo ufficio, questa situazione non è così sorprendente. Circondato dalle foto che lo ritraggono festeggiare le sue battute di caccia imbracciando il fucile, il signor Hardy si mostra particolarmente fiducioso. “Contiamo di tornare presto in onda”, ci assicura. Quando si propone di spiegarci i fatti dietro la rimozione della sua stazione, si percepisce l’esperienza di un giornalista abituato da anni a lottare contro un potere politico ben determinato a farli sparire.

Panneau Klubradio
Insegna davanti alla sede di Klubrádió © Thomas Laffitte

Un braccio di ferro che dura da dieci anni

Il confronto tra Klubrádió e il governo del Primo ministro Viktor Orbán inizia nel 2010, quando Fidesz – partito conservatore diretto da Orbán - ritorna al potere. Nei mesi seguenti all’elezione, forte di una maggioranza assoluta che permette al governo di modificare la Costituzione, gli attacchi alla stampa si susseguono. Dall’autunno 2010 viene votata la legge sui media, che istituisce l’agenzia di Stato per i media e la comunicazione (NMHH, per Nemzeti Média és Hírközlési Hatóság), un ente dotato di un potere di controllo molto forte. Questa legge, nonostante le numerose manifestazioni e la possibilità di un’alzata di scudi al Parlamento europeo, inaugura un decennio di progressiva messa in riga della pluralità di stampa.

Anche nel 2011 Klubrádió, stazione molto legata ai partiti di sinistra, si trova nel mirino del braccio armato dell'NMHH, il Consiglio dei media, che sospende la licenza della radio. "Ma all’epoca eravamo riusciti a ottenere una licenza provvisoria che ci ha permesso di continuare a trasmettere" ci spiega Hardy. Sono state regolarmente accordate e poi rinnovate licenze provvisorie di 60 giorni fino a quando, all’inizio del 2014, la stazione lascia la sua famosa frequenza 95,3 per la 92,9 MHz, per cui ottiene una nuova licenza di sette anni. La stazione non esce indenne dal combattimento, dato che perde le sue dodici frequenze di provincia.

Sette anni più tardi la situazione non si è risolta, tutt’altro. "In Ungheria abbiamo le cosiddette “leggi macedonia”, calderoni che raggruppano innumerevoli nuove norme e misure riguardanti settori molto diversi tra loro" continua Hardy. Questo arsenale giuridico offre al Consiglio dei media molti modi di fare pressione. Ad esempio, tra i sei "gravi errori" attribuiti a Klubrádió, nella decisione presa dal Consiglio dei media a inizio settembre 2020, si trovano due ritardi nell’invio di un rapporto settimanale. "Ogni settimana bisogna compilare una tabella Excel particolarmente fitta e complicata. Invece di mandarla il venerdì, l’avevamo dovuta inviare il lunedì successivo" precisa Hardy, il quale aggiunge che "questo tipo di rapporto non ha assolutamente alcuna utilità". In ritardo per due volte, la stazione deve perciò pagare due penali di circa 30000 fiorini, corrispondenti a poco più di 80 euro. Stazioni radio che hanno commesso errori simili hanno ottenuto senza problemi il prolungamento della loro licenza.

La stazione ha presentato ricorso – sebbene ci siano poche speranze in questo senso. L’ultimo ricorso giuridico sarà alla Corte di giustizia dell’Unione Europea. "Purtroppo, già diversi esempi ci mostrano come l’Ungheria abbia semplicemente ignorato il giudizio della Corte Europea", ricorda Hardy. Per lui, il principale motivo di speranza è la gara d’appalto per vincere la frequenza FM fino ad ora utilizzata da Klubrádió: "abbiamo il miglior dossier », ci assicura. Ma anche questo non sarà affatto semplice: uno studio di avvocati di Budapest ha deciso di rispondere alla gara d’appalto fondando dal nulla una stazione radio (LBK Kft), mentre la religiosissima Spirit FM, che tra l’altro ha già una frequenza a Budapest, ha anch’essa deciso di candidarsi. Al momento la competizione è temporaneamente sospesa per decisione presa dal Consiglio dei media, che non ha dato alcuna spiegazione a riguardo.

"È una decisione politica"

Dopo un’ora buona di conversazione, viene a chiamarci il direttore András Arató per invitarci a salire nel suo ufficio. Pur indossando la mascherina si sente immediatamente il forte odore di sigaro che regna nella stanza. Il signor Arató chiacchiera dapprima in francese, poi, più per modestia che per comodità, chiede di passare all’inglese. Nonostante l’imminente divieto di andare in onda, anche il direttore sembra essere piuttosto ottimista, sebbene chiaramente stanco.

András Arató
András Arató, direttore di Klubrádió, nel suo ufficio © Thomas Laffitte

"È una decisione politica", afferma senza esitare. "La Corte non ha neanche cercato di giustificare la decisione. Ha emesso il verdetto in un minuto e non ha discusso le nostre argomentazioni. Si è limitata a confermare la decisione del Consiglio dei media" racconta dispiaciuto. Per lui, che è stato ingegnere sotto il regime comunista, veder messa progressivamente a freno la libertà di stampa è un colpo al cuore. Da 10 anni riscontra "un degrado dello stato dei tribunali. E le leggi sono cambiate, a volte si contraddicono l’una con l’altra", aggiungendo che "anche oggi ci si può sorprendere del fatto che non ci sia alcuna connessione tra un verdetto e la legge".

Qual è il futuro della “più grande agora ungherese”?

Il direttore ricorda tuttavia che dal 2010 Klubrádió è sopravvissuta alla prima vile strategia del governo: portare i media al fallimento. Appena arrivato al potere, il governo di Orbán obbliga tutte le istituzioni pubbliche a ritirare le loro pubblicità dai media che non sarebbero stati a favore di Fidesz. L’effetto è immediato: le entrate pubblicitarie vanno a picco del 50% in un anno. In seguito anche le multinazionali, che approfittano dei numerosi alleggerimenti fiscali da parte del governo, hanno a loro volta deciso di disertare i media d’opposizione, riducendo all’osso le sponsorizzazioni. Ma Klubrádió ne è uscita grazie alla sua audience: "Il nostro pubblico di ascoltatori e ascoltatrici è così devoto che ha cominciato a pagare per qualcosa che normalmente è gratuito", ci dice sorridendo Arató. "Ad oggi, il 99% dei costi sono coperti dalle donazioni. La nostra stazione radio è diventata un movimento", si rallegra. E a ben donde: in 10 anni la stazione ha ricevuto più di un miliardo e mezzo di fiorini dai suoi donatori, ovvero poco più di 4 milioni di euro.

András Arató
András Arató, direttore di Klubrádió, in studio durante la trasmissione Megbeszéljük © Thomas Laffitte

Appagato da una tale comunità, che rappresenta circa 500000 ascoltatori a settimana, per il momento Arató non vuole modificare i contenuti proposti, nonostante siano ora esclusivamente online. Sia "per fedeltà nei confronti del pubblico" che per la speranza che la stazione ritorni presto in onda. Tuttavia, proporre contenuti più adatti a internet potrebbe permettere alla stazione di raggiungere un pubblico più giovane, e a maggior ragione di coprire di nuovo la provincia, da quasi 10 anni un po’ abbandonata. "Avevamo previsto una tournée nel 2020 in tutto il Paese, ma è arrivata la pandemia", dice con rammarico. Accantonata l’idea del lancio di una diretta su YouTube, non sembra esserci nessun cambiamento all’orizzonte per una stazione che vuole essere una "radio di servizio pubblico".

Alla fine, Arató deve scendere in studio per partecipare alla trasmissione simbolo Megbeszéljük (Parliamone), due ore in cui gli ascoltatori e le ascoltatrici possono chiamare per discutere di qualsiasi argomento. Il 12 febbraio, l'ultima volta sulle onde FM, il direttore vi prende parte eccezionalmente. "Sapete, è la più grande agora ungherese" ci dice orgogliosamente. Così come in questi tempi di pandemia tutti sperano che ci si possa incontrare di nuovo fisicamente, auguriamoci che questo genere di agora virtuale non scompaia del tutto.


Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con il Courrier d'Europe Centrale

Story by

Thomas Laffitte

Budapestois, je m'intéresse de près aux sociétés des pays d'Europe centrale.

Translated from Rencontre avec Klubrádió : une voix d’opposition réduite au silence