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Immigrazione: #parliamone su YouTube

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società#OpenEurope

Prendi una designer, dei giornalisti e qualche YouTuber e falli lavorare insieme. Cerca dei dati affidabili sull'immigrazione e i rifugiati. Scegli un linguaggio efficace. Ed ecco #parliamone: il progetto di tesi di una studentessa di Bolzano diventa una piattaforma online che invita a riflettere sulla comunicazione. L'idea è semplice: rispondere alla disinformazione con i numeri. Quelli giusti.

«Guadagnano 40 euro al giorno». «Ci rubano il lavoro». «Non tutti scappano dalla guerra». Queste ed altre considerazioni sono all'ordine del giorno quando si parla di immigrazione. Dai talk show in TV ai numerosi siti che popolano il web, tutti sembrano avere un'opinione definitiva sul tema: quanti immigrati entrano ed escono dal nostro Paese, l'ammontare degli aiuti economici, l'impatto sul mondo del lavoro. In realtà le idee sull'argomento sono molto più confuse: spesso si tratta di opinionismo più che di dati precisi.

Di fronte a questo caos, Noemi Biasetton, studentessa di design alla Libera Università di Bolzano, ha sviluppato il progetto #parliamone. L'obiettivo: prendere i dati e diffonderli in maniera chiara ed efficace su YouTube. Un percorso difficile perché secondo Noemi la giungla della (dis)informazione online è particolarmente intricata. «Alcuni giornali puntano su titoli che attraggano il lettore e aumentino la visibilità della pagina,» commenta Noemi, «questi dati non ufficiali contribuiscono a formare un'opinione sfasata degli italiani sull'immigrazione». 

YouTuber e informazione: come unire le forze

Numeri e fatti esistono, ma dove cercarli? L'ISTAT e il Ministero dell'Interno forniscono rapporti e relazioni, ma queste non sono le fonti che il cittadino medio consulta ogni mattina. Esistono i giornalisti e gli organi d'informazione, certo. Tuttavia anche qui il rischio è di perdersi nel mare di retorica, titoli accattivanti, siti di dubbia obiettività, articoli scritti in una manciata di minuti che ingolfano il web, ma non informano sistematicamente. E i numeri spesso si perdono nel dibattito mediatico. Il risultato? Tante notizie, tanta confusione, tanta disinformazione.

Ma non tutto è approssimativo. Noemi si affida a due siti che rispondono alla sua idea di informazione: Valigia blu e Open migration, entrambi esperimenti di slow journalism indipendente ed accurato. «Il lavoro del giornalista non può essere svolto in 20 minuti. Bisogna leggere i dati, confrontarli, verificare le fonti. Se online esce un articolo ogni ora, quale può essere la qualità?».

Per Noemi fatti e chiarezza sono la prima risposta alla disinformazione. Ma non basta. La chiave è diffondere il messaggio e questo tipo di informazioni faticano a fare breccia nel web. Noemi ha quindi pensato di affidare i contenuti pubblicati da Valigia blu e Open migration agli YouTuber, perché il loro messaggio si distingua dai tradizionali media online. 

Il video di Claudio Di Biagio (alias nonapritequestotubo) per #parliamone: le cifre della guerra e delle migrazioni.

La parola a YouTube

La squadra di YouTuber coinvolti è variegata: Claudio di BiagioAlice MangioneCool and the game, Dellimellow, Boban Pesov e DoubleFace. Provengono tutti da esperienze differenti, ma condividono la convinzione che YouTube sia una piattaforma straordinaria per lanciare campagne sociali, oltre il solo intrattenimento. Noemi ha fornito a questi volti noti di YouTube un pacchetto di dati preciso: il vademecum antirazzista. Da questo elenco redatto da Valigia blu, dove ad ogni luogo comune sull'immigrazione corrisponde una risposta circostanziata con dati ufficiali, ogni YouTuber ha tratto il materiale per il proprio contributo video.

«L'influenza che noi possiamo avere sui nostri follower è fondamentale,» commenta Boban Pesov, «a volte bisogna soffermarsi e allontanarsi dal lato ludico e giocoso del canale. Spero arrivino anche altri progetti per affrontare una battaglia sociale. Si possono cambiare le cose anche attraverso YouTube». Anche gli altri video-blogger esprimono lo stesso impegno: «Siamo stanchi del populismo dilagante sui social network. Viviamo in un'epoca in cui spesso si prendono per buone le informazioni condivise da perfetti sconosciuti, senza verificarne la veridicità,» commentano i Cool and the game. «Succede per l'argomento immigrazione, come per molti altri che toccano le persone da vicino. Era ora di esprimere il nostro dissenso! L'idea di dare vita a un piccolo bignami di video che toccassero i cliché più diffusi ci sembrava corretta, nonché decisamente più politically correct del modo in cui avremmo voluto sfogarci noi tre». 

YouTube ha acquisito ormai uno status di influencer, soprattutto per i più giovani, che sono tra i frequentatori più assidui della piattaforma. «Questo, a nostro modo di vedere, il più delle volte è una cosa negativa. Come orde di fanatici che difendono il loro idolo che si lancia in filippiche sociopolitiche, dall'alto del suo pulpito di videogamer appena ventenne. Ma anche gli aspetti negativi sottolineano quale sia l'ascendente che gli YouTuber esercitano sui loro viewer: perché quindi non diffondere ciò che è giusto?» si chiedono i Cool and the game.

Boban Pesov "intervista" suo padre per #parliamone.

Storie di immigrazione

#Parliamone porta alla luce anche testimonianze e racconti personali. È il caso di Boban Pesov: nel suo video "intervista" il padre sulla sua esperienza di immigrato macedone nell'Italia di 20 anni fa. «Già da un po' di tempo desideravo realizzare questo video. Non volevo solamente raccontare ed elencare degli stereotipi, ma intervistare un immigrato che parla della sua vita. Da lì ci siamo collegati ad oggi, parlando del nostro Paese d'origine e di quello che sta accadendo in Macedonia con gli immigrati». 

E la risposta del pubblico di Youtube di fronte a #parliamone? «Sempre più persone chiedono di vedere cose del genere, ne abbiamo gli strumenti,» sostiene Boban. Più critici, ma speranzosi, i Cool and the game: «Crediamo che i frequentatori di YouTube prediligano l'intrattenimento leggero, che è una perifrasi per intendere "monnezza". Ma questo non vuol dire necessariamente che iniziative più impegnate non colpiscano nel segno. Anzi». È quello che si era proposta di fare Noemi con il suo progetto. Terminata l'esperienza di #parliamone, la sua creatrice non esclude che l'idea possa essere replicata toccando altri temi.