Il terzo Festival Europeo dell'Autostop: pollice in su, direzione Portogallo!
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AlessandraIl prossimo agosto si celebrerà la terza edizione del Festival Europeo dell'Autostop, che riunirà, prima a Barcellona e poi a Lisbona, centinaia di autostoppisti da tutto il continente
Perché l’autostop? «Per parlare con gente del luogo in cui viaggio», dice Daan, un ragazzo belga di 25 anni. «Perché è una sfida affrontare le barriere sociali e parlare con uno sconosciuto», aggiunge Anja, 23 anni, polacca. E perché quando ci riescono provano la sorpresa di pensare che è possibile un mondo in cui ci possiamo aiutare a vicenda.
Il primo agosto 2010, centinaia di autostoppisti da tutta Europa partecipanti al Festival Europeo dell'Autostop si riuniranno a Barcellona per gridare ai quattro venti che vogliono cambiare il mondo, specialmente il mondo dei viaggi sostenibili. Dopo l’evento promozionale e una volta avvertiti gli automobilisti spagnoli, i viaggiatori in cerca di avventura si lanceranno verso le autostrade per attraversare con il pollice in su la penisola iberica e ritrovarsi tutti insieme in Portogallo, vicino Lisbona. Dal 6 agosto e per i cinque giorni successivi si accamperanno lì, si scambieranno le proprie storie ed esperienze e si sentiranno orgogliosi di far parte della prima comunità di autostoppisti europei.
«Siamo una grande famiglia»
Benjamin, 24 anni e originario della Germania, ha un’idea chiara e non esita a dichiararla: «Siamo una grande famiglia». Lui ha partecipato alle due edizioni precedenti e se può si occupa sempre di un compito organizzativo: «Viviamo tutti sparsi per l’Europa e ci vediamo solo un paio di volte all’anno. Il Festival è aperto e la coordinazione si sviluppa in maniera decentralizzata tramite il nostro sito web, dove si approva il luogo di destinazione, le azioni promozionali che si intendono realizzare, il posto dove dormire…». Non c’è un budget né un team organizzativo, chiunque può essere un organizzatore volontario: ciascuno sceglie un compito, lo svolge e informa gli altri che è stato fatto. Semplicemente. Robin, un olandese di 32 anni, ha lanciato Random Roads, una rivista su internet dove ognuno può condividere le proprie storie. L’idea dell’organizzazione è farla stampare e offrirla ai conducenti come ringraziamento.
Il resto della “famiglia” è composta da viaggiatori puntuali e quasi nomadi, hippy e hacker, entusiasti dell’autostop e dell'auto-organizzazione, amanti delle reti di ospitalità e comunità su internet che vogliono vedersi in faccia una volta tanto e promuovere insieme i loro valori. A volte anche gli automobilisti, che sono le vere stelle, dato che senza di loro l’evento non sarebbe possibile, decidono di unirsi al festival a fine percorso.
Questa è la terza edizione di questo curioso festival. Il primo anno l’incontro ha avuto luogo a Parigi ed è stato chiamato 8-8-8, in riferimento alla data della celebrazione; i partecipanti si sono accampati per tre giorni nel Campo di Marte davanti alla Tour Eiffel. Il secondo è stato il 7-8-9 e la città prescelta è stata Odessa, in Ucraina, che uno degli pochi paesi europei in cui sia i cittadini dell’Unione Europea sia i cittadini russi possono entrare senza il bisogno di un visto speciale; circa 100 persone sono arrivate al punto di incontro, un parco vicino al Mar Nero.
Cosa portare e come viaggiare sicuri
Nonostante la sicurezza con la quale si spostano gli autostoppisti europei, avvertono che è necessario fare alcuni preparativi prima di mettersi in viaggio, come studiare il percorso prima di partire e portare una cartina delle strade che includa anche le stazioni di servizio. Uno zaino piuttosto leggero con un equipaggiamento per accamparsi non è mai di troppo, così come i vestiti dai colori sgargianti per richiamare l’attenzione. Tuttavia la cosa più importante è la disponibilità personale, il buon umore e la pazienza. «I conducenti che si fermano per portarmi sono solo quelli che mi vogliono aiutare, - dice Eva, una ragazza di 27 anni dalla Repubblica Ceca – quindi conosco sempre le persone più gentili». Sicuramente occorre mantenere un atteggiamento vigile, come in una qualsiasi situazione comunicativa con un estraneo, e non entrare nell’auto di qualcuno che non ispira fiducia, riconosce. Viaggiare in coppia può rendere le attese più divertenti; in alcuni casi bisogna aspettare varie ore o persino un giorno prima che un’auto che va nella nostra direzione abbia dei posti liberi e tempo per parlare con noi.
Ma è facile fare autostop in Spagna?
La Spagna ha fama di essere un paese difficile per un autostoppista, con lunghe attese e una buona dose di diffidenza degli automobilisti. «Se non parli spagnolo è molto difficile che ti prendano, io ho viaggiato solo con stranieri», dice Felix, un francese di 21 anni che ha già esperienza nel viaggiare sulle strade spagnole. Eppure altri affermano di non aver avuto grossi problemi in passato viaggiando verso il Portogallo, a parte le alte temperature. Nella comunità degli autostoppisti spesso si nomina la Francia e i paesi baltici come i più piacevoli: dicono che la gente lì sia sempre disposta ad aiutare o, perlomeno, a farti un sorriso e rallegrarti l’attesa. La Germania è famosa per le sue autostrade velocissime e i conducenti polacchi sono ammirati perché danno per scontato che un posto vuoto sull’auto è disponibile per chiunque ne abbia bisogno. E anche se fare l’autostop fino in Spagna non è semplice, sta lì il bello, fanno notare dall’organizzazione dell’evento, perché l’incontro significa avventura e serve per dimostrare che viaggiare con degli autostoppisti è lo scambio culturale migliore.
Foto: Festival Europeo dell'Autostop; robokow/flickr
Translated from Tercer Festival Europeo de Autoestop: ¡Vamos a dedo a Portugal!