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Il sofosbuvir ed i costi della salute

Published on

Napoli

Scoperto ed approvato dalla Federal Drug Association nel 2013, il sofosbuvir potrebbe affermarsi come cura dell'epatite C. Ma gli elevati costi dei trattamenti e del farmaco, unitamente all'incertezza riguardo chi pagherà queste cure, hanno lasciato i malati di HCV in un pericoloso limbo di frustrazione ed impotenza.

Cercando la parola Sovaldi su un qualsiasi motore di ricerca web il primo risultato che si trova è un omonimo sito, realizzato dall’azienda statunitense GileadSciences, detentrice dei diritti di sviluppo del sofosbuvir, vero nome del farmaco scoperto nell’aprile del 2013 dalla compagnia farmaceutica Pharmasset. «[…] I am hepatitis cured»: con un abile gioco di parole evidenziato dall’uso di una grandezza, un tipo di carattere ed un colore diversi, l’homepage sottolinea lo scopo di questo nuovo farmaco che, in combinazione con l’uso di peginterferone alfa e ribavirin, permette già di curare l’epatite C nella maggioranza dei pazienti (le percentuali variano tra l’80 ed il 100% dei casi, come riportato da fonti come ELPA, Nature, ecc.) e che, nel prossimo futuro, potrebbe consentire dei trattamenti senza interferone - evitando numerosi effetti collaterali delle cure, compresi quelli che riguardano la gravidanza. 

Una lunga battaglia finanziaria

Il sofosbuvir ha un costo pari ad ottantaquattromila dollari per dodici settimane di trattamento per i genotipi 1 e 2, mentre di centosessantottomila dollari per un trattamento di ventiquattro settimane per il genotipo 3. Nel Regno Unito il prezzo delle cure per i genotipi 1 e 2 dovrebbe attestarsi, secondo la stampa britannica, sulle trentacinquemila sterline (cinquantanovemila dollari circa): cosa succede nel resto d’Europa? Quali stati dell’UE hanno intavolato delle trattative per l’acquisto di questa cura ed a quanto potrebbero ammontare i costi? Anche la Germania ha pattuito un prezzo simile al Regno Unito per il sofosbuvir. Secondo il quotidiano ispanico El Pais, il governo di Rajoy avrebbe raggiunto un accordo con l’azienda statunitense per una spesa di circa venticinquemila euro per paziente ma, malgrado le promesse, al momento i cicli di cura non sono ancora iniziati. In Italia, la trattativa per l’acquisto del farmaco è stata una vera e prova battaglia che ha visto contrapporsi il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e Luca Pani, direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco, contro la stessa GileadSciences e seguita attentamente dalle numerose associazioni ed onlus che riuniscono ed aiutano i malati ed i loro familiari, come l'Associazione dei pazienti con epatite (EpaC onlus). Solo a settembre si è giunti ad un compromesso che, come riportato nella rassegna stampa della sopraccitata onlus, prevede l’estensione gratuita del farmaco a milletrecento pazienti gravi, tramite un “uso compassionevole”; ma in che modo i malati hanno affrontato questo periodo di stallo?

La frustrazione dei malati

I malati italiani, durante i mesi in cui le parti in causa cercavano di stipulare un accordo, sono stati lasciati in un limbo tra rabbia, disperazione e frustrazione che in alcuni casi li ha persino spinti ad acquistare il sofosbuvir su mercati paralleli - via internet o in paesi stranieri come Città del Vaticano e San Marino. Ivan Gardini, presidente dell’EpaC, aveva infatti già sottolineato sull'edizione online de Il Corriere della Sera come «alcuni pazienti ci hanno confessato di avere già proceduto all’acquisto del farmaco poiché hanno la malattia in fase molto avanzata e attendere può essere fatale. Per alcuni non è un problema, sono persone facoltose che se lo possono permettere. Altri invece hanno assicurazioni sanitarie che coprono anche questo genere di necessità. Altri, purtroppo, ci hanno comunicato che hanno dovuto racimolare il denaro attraverso collette familiari o indebitandosi. Altri ancora ci hanno segnalato la possibilità di acquistare questi nuovi farmaci a costi inferiori, ma attraverso siti internet negli angoli del pianeta più improbabili. E questo è molto pericoloso». Per questo la maggior parte di loro ha aspettato che tutto venisse legalizzato anche in Italia, aggrappandosi alle parole della Lorenzin: «I farmaci vanno acquistati attraverso canali sicuri […]. L’Italia sta trattando il prezzo del farmaco anti-epatite C in modo molto più forte rispetto ad altri Paesi europei e quello che cercherò di fare è di garantirlo a tutti, non basandoci solo, come stanno facendo altri Stati, sull’aspettativa di vita dei pazienti». La frustrazione dei pazienti italiani ed europei è scoppiata in un sit-in, promosso dalle onlus EpaC, LILA, Nadir e PLUS, tenutosi a Milano il 23 settembre in occasione del meeting informale dei ministri della salute europei. In questa sede Gardini ha rimarcato che lo scopo della associazioni è di «Sensibilizzaretutti  i ministri della salute europei affinché facciano con urgenza le approvazioni per i nuovi farmaci per l’Epatite C. […] Chiediamo che ci sia uno stanziamento di fondi adeguato per curare tutte le persone a rischio vita e secondariamente che sia pianificato l’accesso a farmaci per tutti quanti nel 2015».

Un farmaco (quasi) per tutti

Nonostante gli appelli e le manifestazioni, al momento la rimborsabilità del farmaco dovrebbe essere garantita a soli trentamila fra un milione di pazienti affetti dal virus, come riportato da epaC. Si tratta di casi più gravi: persone affette da cirrosi epatica, HIV, carcinoma epatico o in attesa di trapianto del fegato per i quali il costo del farmaco dovrebbe attestarsi sui venticinquemila euro. Per gli altri malati i tempi di attesa per l’estensione della rimborsabilità sembrano destinati ad allungarsi fino al 2015. Il 5 novembre le associazioni sopracitate, alcune delle quali hanno costituito l’ACE, Alleanza Contro l’Epatite, hanno pagato un avviso su una pagina del quotidiano La Repubblica, pregando il presidente del consiglio Renzi di stabilire un fondo speciale per acquistare il sofosbuvir. Mentre ci interroghiamo su come l’impatto finanziario sia più importante della vita di migliaia di persone, la corsa contro il tempo dei malati di HCV continua.