Il ritorno di Israele allUnione Europea
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Contro il militarismo teocratico di Sharon e lillegittimità democratica di Arafat ecco come potrebbe agire la diplomazia europea.
C'erano una volta Papi e cavalieri che si imbarcavano nei porti dell'Europa meridionale per raggiungere le coste del Levante e combattere crociate nel segno della croce contro gli infedeli che profanavano la Terra Santa.
Oggi la Terra Santa crocevia di interessi geopolitici immani è dominata da una guerra dilaniante di fronte alla passività irritante della diplomazia europea.
In realtà tutti i politici sembrano rassegnati a voler gestire la crisi palestinese con una ottica di breve periodo.
Cessate il fuoco, forza di interposizione, caschi blu, risoluzioni del consiglio di sicurezza: in pochi sembrano voler proporre una soluzione di lungo periodo che indichi la rotta da seguire alla diplomazia.
In realtà, a mio modesto avviso, lEuropa ed il Medio Oriente sono confrontati a due sfide parallele di grande importanza in questo momento storico. Allargamento ad Est dellUnione Europea e processo di pace in Palestina sono due fenomeni apparentemente senza legami, ma che potrebbero compensarsi vicendevolmente.
Bisogna rifiutare a mio avviso lapproccio che vorrebbe vedere nel conflitto israelo-palestinese la manifestazione più evidente di uno scontro delle civiltà su scala planetaria. In realtà la dialettica normale esistente tra le culture è il dialogo e linterpenetrazione. Non esiste una cultura pura ed incontaminata ed ogni cultura è un artificio.
La cosiddetta cultura occidentale cosa sarebbe senza le influenze del mondo arabo medioevale e senza lapertura alle culture estremo-orientali dei viaggiatori di ogni tempo?
Ogni cultura si definisce dunque solo in relazione alle altre e la lotta tra israeliani e palestinesi si innesta più su fanatismo e rivendicazioni economiche che su una pretesa incompatibilità tra il mondo occidentale ed il mondo arabo.
LUnione Europea è da questo punto di vista il sistema di risoluzione duratura di conflitti più efficace che la storia ricordi. E quasi banale ricordare come sarebbe oggi impensabile un qualunque conflitto armato allinterno dello spazio comune europeo, nonostante le marcate diversità culturali che percorrono e attraversano le frontiere più o meno naturali dei nostri vetusti stati nazionali.
Ma questo modo di convivenza non potrebbe trovare una sua applicazione in Medio Oriente?
A mio avviso sì.
Una certa visione degli equilibri internazionali vorrebbe vedere lEuropa appoggiare lAutorità Palestinese contro i governi filoamericani di Tel Aviv.
Tale impostazione è a mio avviso insostenibile.
E inaccettabile per lEuropa sostenere diplomaticamente un governo israeliano militarista e teocratico, che non mette in pratica nessuno sforzo per limitare luso della forza e che impone la propria volontà da decenni con la politica del fatto compiuto.
E inaccettabile finanziare, come si è fatto sino ad ora, una Autorità Palestinese dispotica che spende gli aiuti UE in programmi scolastici che incitano allodio anti-ebraico e che intende solo perpetrare strutture economiche arretratissime al solo profitto della cricca di quel pittoresco signore chiamato Yasser Arafat.
Facendo una valutazione più realista poi, ci si accorgerebbe che Mr. PESC non avrebbe mai i mezzi per sostenere uno scontro diplomatico diretto contro il dipartimento di stato della agguerritissima amministrazione di Washington.
Ogni atto di politica estera ha, inoltre delle ripercussioni di politica interna ed la presenza in Europa metropolitana di consistenti comunità ebraiche e filo-palestinesi non consente una presa di posizione netta in favore delluna o dellaltra parte.
Eppure non è consentito restare neutrali.
Ladesione di Israele allUnione Europea, in questo senso, sarebbe un primo passo verso la risoluzione della situazione palestinese, eviterebbe allEuropa una scelta di campo deleteria tra le rivendicazioni siriane di Arafat ed il militarismo sfrenato di Sharon, costituirebbe un successo diplomatico europeo su cui fondare una dottrina di politica estera comune e garantirebbe allUnione Europea una solida presenza in una regione importantissima per la difesa dei propri interessi energetici vitali.
Ladesione di Israele allUnione Europea dovrebbe essere interpretata come un ritorno di Israele allEuropa, ai principi dello stato di diritto europei e ad una politica di moderazione.
LUnione Europea è già il primo partner commerciale di Israele ed i cittadini israeliani sono per lo più originari di diversi paesi europei (soprattutto dellest).
Una eventuale adesione di Israele allUE dovrebbe imporre agli israeliani il rispetto dei diritti umani e la tutela delle minoranze (soprattutto quando sono maggioranze come i palestinesi), nonché laffermazione della laicità dello stato, condicio sine qua non di ogni possibile convivenza civile, tra comunità religiosamente disomogenee.
Se Israele ritorna allEuropa, Israele ritorna allo stato di diritto ed abbandona i metodi unilaterali e militaristici appresi dal Dipartimento di Stato. Un problema di politica estera diverrebbe una questione quasi di politica interna e le ingerenze delle lobbies americane sarebbero considerevolmente ridotte.
Cosa ne sarebbe dei palestinesi e delle loro rivendicazioni?
Allinterno di uno stato davvero laico e non discriminante le condizioni di vita dei palestinesi sarebbero notevolmente migliori e si potrebbe considerare la possibilità di una convivenza pacifica delle due comunità in uno stesso stato, magari a struttura federale.
Laspirazione palestinese ad una piena indipendenza sarebbe in ogni caso molto più plausibile in un contesto di maggiore stabilità politica e di redistribuzione delle ricchezze, che permetterebbe la nascita di correnti politiche più moderate nella società palestinese e il ripudio del terrorismo come strumento di lotta politica.
Lallargamento ad Est dellUnione Europea, insomma, potrebbe andare qualche centinaio di miglia oltre Cipro e raggiungere laltra sponda del Mediterraneo per combattere una crociata di convivenza civile e di laicità, necessaria per fondare una pace duratura ed europea in Medio Oriente.