Il Partito Popolare europeo a congresso prima delle elezioni
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Anna LodesertoVarsavia accoglie il congresso del Partito Popolare europeo nel Palazzo della Cultura e della Scienza, un edificio megagalattico, regalo di Stalin al popolo polacco. Economia sociale di mercato e antiprotezionismo sono gli ingredienti principali del programma elettorale del Ppe.
A Varsavia splende un sole senza rivali per un congresso organizzato dall’eurodeputato conservatore spagnolo López Istúriz. La policja schiera in forma massiccia i suoi effettivi intorno alla sede del congresso del Ppe. I lavoratori dei cantieri navali di Gdansk, il cui leader storico nell’era comunista, Lech Walesa, chiuderà quest’importante evento preelettorale della famiglia conservatrice europea, minacciano di manifestare davanti alle porte della riunione. La chiusura dei cantieri si ritiene quasi certa. Nel frattempo, si attendono il Primo Ministro polacco, Donald Tusk, Silvio Berlusconi, e il Presidente della Commissione Europea, Durão Barroso, che ha appena dichiarato «la colpa del crollo dei posti di lavoro dei cantieri in Europa è dei Governi», lasciando intendere che la sua Commissione non si adopererà per salvare i posti di lavoro in questo settore.
Un partito con grande appoggio popolare e poche difficoltà
Regna la tranquillità tra le fila dei popolari, che non sembrano soffrire gli effetti della crisi nelle loro prospettive elettorali. I sondaggi nazionali prevedono buoni risultati affinché, per la terza volta consecutiva siano vincitori alle elezioni europee, con Italia, Francia, Germania, Ungheria o Polonia come punte di lancia. Tuttavia, non è oro tutto quello che luccica: un giorno prima, i Tories britannici «hanno annunciato la loro amichevole separazione dal Ppe dopo le elezioni», per bocca del loro responsabile agli Esteri, William Hague. Si tratta di una decisione che potrebbe spingere alla creazione di un partito che entri in competizione con il PPE nella destra ideologica, nonostante il Segretario Generale del Ppe creda «che sia solo un annuncio per tornare immediatamente dopo con il Ppe, che li accoglierebbe a braccia aperte».
Le chiavi del progetto conservatore per l’Europa
Per queste elezioni, i Popolari mantengono le loro linee ideologiche tradizionali in un’Europa le cui radici continuano a essere considerate “giudaico-cristiane”. Senza rompere con il passato, vedono di buon occhio la scommessa sull’energia nucleare per quanto lascino nelle mani di ogni Stato la decisione finale. Per uscire dalla crisi insistono sulla necessità di abbassare le tasse sulle imprese e sui cittadini, così come su quella di introdurre la cosiddetta “preferenza europea” in fase di contrattazione dei lavoratori, con la quale inoltre «frenerebbero l’entrata di immigrati clandestini». Infine, senza nominare il concetto di “flexicurity” inventato dai socialisti danesi negli anni Novanta, suggeriscono che «i lavoratori del futuro siano impiegati secondo modalità più flessibili tanto nella giornata quotidiana e settimanale, come nel corso di tutta la vita professionale, così che i periodi di lavoro siano alternati a periodi dedicati alla formazione, al tempo libero, alla famiglia o al lavoro sociale». L’intenzione dichiarata dei Popolari è che Durão Barroso sia eletto per altri cinque anni a capo della Commissione europea, come finora è riuscito a fare soltanto il socialista Jacques Delors tra il 1985 e il 1995.
Translated from El Partido Popular celebra el último congreso antes de las elecciones