Il nuovo comitato "Giustizia per le vittime del massacro del 1988 in Iran"
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Veronica BecoUn registro e la rivelazione di 8 fosse comuni rilanciano il dossier sul massacro di 30'000 iraniani nel 1988. Molte personalità, tra cui Ingrid Betancourt, hanno sostenuto mercoledì a Ginevra la necessità di avviare un'inchiesta, come riporta l'agenzia di stampa svizzera ATS.
"Non possiamo rimanere con le mani in mano", ha sottolineato di fronte alla stampa l'ex candidata alla presidenza colombiana, tenuta in ostaggio per sei anni. I membri del comitato "Giustizia per le vittime del massacro del 1988 in Iran", recentemente istituito a londra, così come varie ONG già prima di loro, denunciano non solo che sono stati commessi dei crimini contro l'umanità ma un vero e proprio genocidio.
Essi chiedono al Consiglio dei diritti dell'uomo di istituire una Commissione d'inchiesta. Il relatore speciale sull'Iran dovrebbe inoltre avere il potere di gestire le indagini anche su questo massacro. Ma il comitato desidera ancora che la Corte Penale Internazionale possa pronunciarsi sul caso.
Più a lungo termine, solo una democrazia che ricerchi "la giustizia e la verità" potrà riunire gli Iraniani, afferma Betancourt. "Questo richiederà un cambiamento di regime".
Un ministro coinvolto
Nell'estate del 1988, su ordine dell'ayatollah Khomeini, circa 30'000 prigionieri politici, membri o simpatizzanti dell'Organizzazione dei Moujahidine del Popolo (OMPI, opposizione ormai in esilio) sono stati giustiziati in pochi mesi. Sono stati interrati in gran segreto nelle fosse comuni. Recentemente, un registro dell'agosto 1988 è stato reso noto dal figlio di Hossein Ali-Montazeri, allora erede della guida suprema della rivoluzione. L'ex ayatollah denuncia "il crimine più grande" in Iran, perpetrato dai membri della Commissione per l'amnistia, soprannominata più tardi "Commissione della morte", nominata da Khomeini. Egli era stato stato in seguito congedato e rinchiuso agli arresti domiciliari, prima di morire nel 2009. Tra i membri di questa commissione figurano diverse personalità che attualmente ricomprono incarichi di responsabilità, tra cui il ministro della Giustizia Mostafa Pour-Mohammadi. "Devono essere ritenuti responsabili", ha affermato un avvocato anglo-iraniano, Azadeh Zabeti. Molti responsabili hanno perfino affermato recentemente che avrebbero preso di nuovo le stesse decisioni e che erano "giustificate", ha aggiunto una delle sue colleghe, specializzata in diritti dell'uomo. Ella condanna i processi iniqui e le esecuzioni arbitrali e extragiudiziarie.
Rama Yade si associa
Khomeini temeva che la popolazione avrebbe sostenuto l'OMPI, afferma un ex vice-presidente del Parlamento europeo. Ma "continuano", aggiunge. E si solleva la questione della recente esecuzione di decine di sunniti.
In seguito al registro reso noto in agosto, numerosi familiari delle vittime, sia in Iran sia in esilio, hanno deciso di rivelare informazioni su 8 fosse comuni in tutto il paese. Al momento, tali fosse sono stati trovate in dodici province del paese; alcune con migliaia di vittime, altre con decine. Il Comitato fornirà i dettagli, "i luoghi, i fatti", insiste Betancourt. "E' arrivato il momento di rendere giustizia alle vittime", ha affermato da parte sua l'ex responsabile dell'ONU per i campi per rifugiati dell'OMPI a Ahraf in Irak, Tahar Boumedra. Oltre a Betancourt, questo nuovo JVMI è certamente sostenuto dall'ex segretario di stato francese ai diritti dell'uomo Rama Yade, da ex membri dell'ONU o del governo e da numerosi avvocati specializzati nel campo.
Translated from Le nouveau comité "Justice pour les victimes du massacre de 1988 en Iran "