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Il «no» irlandese mette in crisi l’Austria

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Francesca Barca

Dopo le elezioni dell’ottobre 2006 che, con la vittoria dei socialdemocratici hanno dato il via al Grande Coalizione, oggi il Governo entra in crisi. Per colpa dell’Europa. Forse elezioni anticipate in autunno.

I due partiti non hanno mai smesso di tergiversare sulle riforme della salute, del fisco e dell’educazione. Le tensioni sono arrivate al loro apice in giugno: il Cancelliere federale austriaco, proveniente dal partito socialdemocratico (Sozialdemokratische Partei Österreichs, Spö), Alfred Gusenbauer, e il suo successore alla testa del partito, Werner Faymann, avevano chiesto l’organizzazione di un referendum sui cambiamenti nel Trattato di Lisbona in seguito al risultato irlandese. Una posizione che i conservatori hanno letto come una mossa per aumentare la caduta di popolarità dei social-democratici. «Non riesco proprio a capire come si possa fare del populismo e giocare con l'Europa, mi fa male all'anima, mi vergogno dell'Austria»', ha detto la commissaria austriaca per le relazioni esterne dell'Ue, Ferrero-Waldner.

Lisbona a Vienna

La Costituzione irlandese esige che ogni riforma sia oggetto di una consultazione popolare, cioè un referendum. Nel caso del Trattato di Lisbona ha portato a un risultato negativo, dato soprattutto dalla contrarietà degli irlandesi alle riforme fiscali, considerando che avrebbero penalizzato il Paese rispetto ad altre zone dell’Ue.

La tempesta irlandese è arrivata fino all’Austria che, da decenni, conosceva una certa pace sociale grazie all’unione dei due principali partiti politici, il socialdemocratico (Spö) e il popolare (Övp). Ma la situazione non smette di evolvere. Già le elezioni parlamentari dell’ottobre 2000 avevano trasformato il paesaggio politico del Paese con l’entrata in scena di tre grandi partiti: i socialdemocratici (Sozialdemokratische Partei Österreichs, Spö), il partito popolare (Österreichische Volkspartei, Övp) e il partito austriaco della libertà (Freiheitliche Partei Österreichs, Fpö, di destra, nazionalista e populista).

I due Primi Ministri erano uniti in un governo di coalizione, che però non ha durato più di un anno e mezzo. Il vice primo ministro dell’ Övp, Wilheim Molterer spera oggi di convocare le elezioni anticipate, considerando che L’ Spö, suo alleato «ha abbandonato la comune politica europea» e che «la coalizione non è più in grado di prendere delle decisioni comuni». Da parte sua, il Cancelliere (Spö) ha annunciato che non si presenterà alle prossime elezioni.

L’Austria ha ratificato il Trattato di Lisbona per via parlamentare lo scorso aprile con 151 voti favorevoli e 27 contrari. Ciononostante Grusenbauer oggi crede che il «no» irlandese esprime «una preoccupazione diffusa verso l’Europa e la sua politica» e che, se un qualunque cambiamento venisse introdotto nel testo per adattarlo alle esigenze degli irlandesi, allora dovrebbe essere sottoposto a referendum anche in Austria.

Presa tra due fuochi l’Ue si trova oggi tra due fuochi. Deve trovare una soluzione per fare in modo che l’Irlanda ratifichi il Trattato di Lisbona, evitando che altri Paesi lo rifiutino.

Translated from Cómo acabar con la coalición austriaca, paso a paso