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Il neopaganesimo tra emancipazione e tendenze di estrema destra

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Default profile picture Flaminia Cuffari

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Dalla Romania alla Grecia, il neopaganesimo cerca di elevarsi al rango delle religioni tradizionali. Le nuove credenze affascinano molti giovani europei in cerca di forme alternative di spiritualità, ma fomentano anche le ideologie nazionaliste.

La stanza è immersa nella penombra, l’aria è satura d’incenso. Cosmin accende la candela verde, che rappresenta l’uomo e la natura, poi quella rossa, che simboleggia la nascita e la donna. Le posa sull’altare della situazione: una scatola vuota di una stampante coperta da un telo rosa. A far compagnia alle candele c’è già una collezione variegata di oggetti e simboli: due coppette riempite di sale (una piena e l'altra per metà), una piramide di cristallo, una campana tibetana, un ciondolo con l’effigie del Bafometto e, tra le candele, il busto di un faraone. Quaderno delle preghiere alla mano e playlist Relaxing Wiccan Chants and Songs ("Rilassanti canti e canzoni wiccan", tdr.) in riproduzione su YouTube, Cosmin è pronto per il rituale.

Cosmin, le fondateur de Ropaganism © Grégoire Dao
Cosmin, il fondatore di Ropaganism © Grégoire Dao

«È solo una piccola cerimonia, come una preghiera serale, non sarà particolarmente impressionante », mi avvisa, quasi a volersi scusare. Con una candela in mano, Cosmin si gira verso ovest e inizia la sua invocazione. Siamo in Romania, a Baia Mare, ex città industriale ai piedi delle montagne del distretto di Maramureș, situato nel nord del Paese e famoso per le feste tradizionali e le chiese costruite in legno. Sono proprio le antiche tradizioni e credenze a interessare Cosmin, presidente dell’Associazione neopagana rumena, Ropaganism.

«Si possono prendere pratiche di altre religioni che sembrano interessanti e aggiungerle alle preghiere»

Il neopaganesimo, ovvero il riaffacciarsi di antiche credenze e religioni politeiste presenti in Europa prima dell’arrivo del Cristianesimo, raduna sempre più seguaci nel Vecchio continente. I gruppi neopagani più conosciuti e attivi si trovano prevalentemente nei Paesi scandinavi, ma anche gli abitanti dei Balcani e dell’Europa dell’est sono sempre più attratti da questo “ritorno alle origini” e questa nuova concezione della spiritualità. In Modern Pagan Faith in Central Europe ("Il paganesimo moderno in Europa centrale", tdr.), libro di cui è co-autore, László-Attila Hubbes spiega che le religioni neopagane sono basate su dottrine arcaiche, ma vengono adattate per rispondere ai bisogni della società moderna. I nuovi praticanti non esitano dunque a fondere credenze antiche e tematiche moderne come l’ecologia, il femminismo o, nel caso di Cosmin, l’autentica tolleranza nei confronti dell’omosessualità.

La nuova guardia

Cosmin indossa una camicia da prete grigia con colletto romano, i polsini abbottonati con precisione; inoltre esibisce fiero un badge che indica la sua appartenenza a Ropaganism, di cui è fondatore e presidente. Ha solo diciannove anni, ma racconta la sua storia come se ne avesse quaranta. Di educazione cristiana, Cosmin si è allontanato rapidamente dalla religione dopo aver scoperto di essere omosessuale. Già al liceo si è ritrovato a confrontarsi con l’omofobia più o meno sfacciata delle religioni tradizionali. «Non mi riconoscevo più in tutti quei modelli. Anche se non faccio male a nessuno dovrei finire all'inferno solo perché sono gay? Non potevo accettarlo», rivela. Tuttavia, sentiva comunque un bisogno di spiritualità e si è affidato a internet per trovare risposte alle sue domande. A forza di scavare, ha scoperto il Kemetismo, un'unione tra la mitologia egizia - il celebre “Libro dei morti” - e un particolare tipo di magia. Ed è stata una vera e propria rivelazione.

Cosmin, che sente una «connessione spirituale» con il pantheon egizio, indica l’assenza di dogmi rigorosi come ragione principale di questo legame. «Si possono prendere pratiche di altre religioni che sembrano interessanti e aggiungerle alle preghiere. Dato che non c’è un vero e proprio modello, si fa come si vuole».

Nel 2018 Cosmin ha fondato Ropaganism, un’associazione che, stando alle sue parole, conterebbe quasi 2mila membri in Romania. Secondo una ricerca condotta dall’associazione e fondata su dati forniti dall’Istituto nazionale di statistica, nel Paese ci sarebbero invece quasi 200mila neopagani. Cosmin riceve i fedeli nella camera degli ospiti di casa sua, sede ufficiale dell’associazione. Sulle pareti “sortilegi protettivi” come preghiere o benedizioni attaccate con lo scotch si affiancano a una bandiera su cui campeggia il logo dell’associazione. Sulla scrivania ha messo una bandiera rumena accanto a un'altra con i colori dell'arcobaleno. È una disposizione provvisoria, racconta divertito, in attesa che l’associazione concluda la costruzione del primo tempio a Brasov, la seconda città più grande della Romania.

L'Autel de Cosmin © Grégoire Dao
L'altare di Cosmin nella sede di Ropaganism © Grégoire Dao

Nel caso di Ropaganism, internet ha un ruolo fondamentale nel reclutamento dei membri più giovani, anche se Cosmin spiega che l’associazione non fa proselitismo. È infatti facilissimo accedere a tantissimi gruppi Facebook e altri siti dedicati alla condivisione dei culti neopagani, tanto che secondo László-Attila Hubbes, «il neopaganesimo è probabilmente la tendenza religiosa marginale che sta crescendo più rapidamente».

Se è vero che i credenti possono semplicemente «sembrare un po’ strambi», come dice Cosmin, nell’universo neopagano gravitano anche alcuni neonazisti, come il norvegese Varg Vikernes, arrestato nel 2013 perché sospettato di pianificare attentati terroristici.

Tentazioni nazionaliste

In parte è proprio l’approccio moderno e la forte presenza su internet ad attirare sempre più persone verso il neopaganesimo. L’etnologo russo, Victor Schnirelmann, sostiene inoltre che la popolarità delle antiche credenze sia legata anche al sentimento di appartenenza e superiorità culturale. Questo spiega in parte perché il neopaganesimo si accompagni spesso a un nazionalismo esacerbato. Nella sua ricerca, László-Attila Hubbes scrive: «Analizzando i gruppi neopagani rumeni ci siamo accorti che tutte le formazioni politiche estremiste erano molto presenti nelle piattaforme di scambio neopagane. I giovani sono particolarmente esposti alla loro narrazione e alla radicalizzazione politica». Se a ciò si unisce la popolarità dei gruppi di sostegno online, si ottiene una miscela potenzialmente esplosiva.

La più famosa e virulenta organizzazione neopagana di estrema destra è Gebeleizis Society, fondata nel 2003 da due fratelli rumeni: Andrei e Vasile Molnar. L’associazione si è fatta conoscere tramite il suo sito, che tra vari pamphlet sulla superiorità dello Zamolxianesimo (la religione dei Daci e dei Traci, due antiche popolazioni presenti nel territorio dell’attuale Romania tra il 100 a.C. e il I secolo d.C., nda.) inseriva anche propaganda ariana, messaggi antisemiti e cori e simboli delle SS, arrivando anche a chiedere la revoca dei diritti a persone di fede ebrea e ai Rom. Anche se l’associazione è stata sciolta nel 2004, ha lasciato comunque delle tracce, soprattutto sotto forma di messaggi su internet.

Anche se Cosmin mi assicura che si rifiuta di aderire a Gebeleizis Society e che non condivide affatto il loro punto di vista sulla religione, i suoi discorsi lasciano trasparire delle idee nazionaliste. «Vogliamo promuovere le nostre radici più antiche, quelle dei Traci e dei Daci. È la nostra vera storia, anche se la Chiesa ortodossa vuole farci credere il contrario». Quelle che vengono descritte come "bugie del Cristianesimo" e la presunta superiorità di popolazioni come Daci e Traci sono tematiche e immagini ricorrenti nella narrazione dei gruppi di estrema destra. Secondo Cosmin, gli zalmoxianisti costituiscono circa la metà degli iscritti alla sua associazione, ma mi assicura che non accetta gli ex-membri di Gebeleizis.

Tra le fiamme

Oltre a officiare le cerimonie, Cosmin medita fino a tre volte a settimana. «Bisogna rimanere immobili davanti allo specchio, a luci spente, solo con qualche candela e l’incenso. Bisogna entrare in trance e guardare tra le fiamme alla base dello specchio, e in quel momento ci appaiono le nostre vite precedenti». Grazie a questa tecnica sostiene di aver visto il suo passato e di aver scoperto di «essere la reincarnazione, tra gli altri, di Alessandro Magno e di Ramses IV».

«Vogliamo che la nostra religione sia riconosciuta, ma per il momento lo Stato non ci ascolta»

Mona non ha avuto la fortuna di poter contemplare le sue vite passate. È la vicepresidente di Ropaganism e si occupa della regione di Maramureș. È venuta a Baia Mare per firmare dei documenti, nella speranza di veder riconosciuta l’associazione. Non è kemetista come Cosmin, si considera una strega wicca. Commistione di diverse credenze e correnti spirituali, tra cui lo Sciamanesimo, il Druidismo e alcuni miti scandinavi, la Wicca è una moderna forma di stregoneria basata in gran parte sulle forze naturali. Mona, 34 anni, si è convertita nel 2008 dopo aver cercato su internet come lanciare sortilegi e da allora è una fervente praticante. «Essere una strega wicca ha cambiato la mia vita, la mia visione del mondo. Significa prima di tutto cercare l’equilibrio tra il bene e il male e mi dà la forza di provare ad avere un impatto positivo sugli altri». Più che alla magia come la immaginiamo di solito, quindi, Mona vede il suo essere wicca come una sorta di “empowerment” spirituale, e spiega che i sortilegi somigliano più a delle preghiere che a vere maledizioni.

Grandi progetti

L’obiettivo di Ropaganism è raggruppare tutti i neopagani rumeni e aiutarli nel loro percorso spirituale. «In Romania è molto difficile vivere pienamente i nostri culti. La Chiesa ortodossa ha ancora molta influenza e non saremmo visti di buon occhio da amici e parenti». Cosmin sostiene di aver «subito violenze da parte della sua famiglia» quando ha annunciato di essere neopagano. Oggi non hanno quasi più rapporti.

Ma Cosmin ha anche ambizioni prettamente politiche. «Vogliamo che la nostra religione sia riconosciuta, ma per il momento lo Stato non ci ascolta. Ci dicono che il satanismo non può essere accettato ufficialmente. È un’obiezione ridicola, perché la costituzione rumena garantisce la libertà di culto e non tutti i membri dell’associazione sono satanisti». Le sopracciglia aggrottate, nella sua voce si avverte una forte rabbia. «Voglio solo costruire un mondo migliore, ma le autorità fanno finta di non capire». L’anno scorso ha inviato molte e-mail a diversi parlamentari rumeni per far approvare una legge che riconosca l’associazione. Non ha ricevuto risposta, ma da allora è convinto di essere intercettato dai servizi segreti. «Quando parlo al telefono sento spesso un’eco. Significa che mi stanno ascoltando. È una cosa che mi rende molto nervoso, ma è la mia missione. Andrò avanti fino alla fine».

Altri membri dell’associazione lo aiutano a raggiungere l’obiettivo, in particolare la rappresentanza di Brasov, che da mesi fatica a ottenere i permessi per la costruzione del primo tempio nel Paese. Per il momento c’è solo un terreno vuoto, ma Cosmin e gli altri membri sono ottimisti.

Cosmin et Mona récitent leurs prières, éclairés par des bougies © Grégoire Dao
Cosmin e Mona pregano alla luce delle candele © Grégoire Dao

I progetti che Cosmin e Mona hanno per Ropaganism non riguardano solo la Romania. I due aspirano infatti a sviluppare l’associazione su vasta scala. All’estero ci sono già almeno sedici “segreterie” destinate ad accogliere i rumeni neopagani che vivono in Francia o in Germania. Per ora non hanno ancora riscosso un grande successo, ammette Cosmin, che però dice anche: «Siamo ancora all’inizio». La strategia internazionale al momento è incentrata sulla collaborazione con le sempre più numerose organizzazioni neopagane dei paesi vicini. In Ungheria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ucraina,Slovenia e in Grecia tali associazioni sono sempre più influenti, soprattutto grazie all’ECER (European Congress of Ethnic Religion, "Congresso europeo per le religioni etniche", tdr.), organizzazione che si batte per il riconoscimento di queste religioni. Ropaganism non ne fa ancora parte, ma Cosmin sta intensificando i contatti nella speranza di estendere sempre di più l’influenza della sua associazione e «creare una federazione che riunisca tutti i neopagani d’Europa».

Sull’Olimpo

In Grecia non si trovano neopagani, ma ellenisti. Il loro tempio, che occupa un appartamento al terzo piano di un palazzo del centro di Atene, odora di mirra, con note che ricordano il miele e le spezie. Nel caldo soffocante dell’estate greca, il tempio è fresco, come se le statue degli dei di cui è adorno lo proteggessero. All’esterno non ci sono cartelli a segnalarne la presenza, benché di recente sia stato ufficialmente riconosciuto come luogo di culto.

«Siamo solo stati molto discreti per un bel po’, ma i nostri dei non sono mai morti»

È Ellena, l’alta sacerdotessa di 45 anni, ad occuparsi delle visite al tempio. Le pareti sono decorate con drappi rossi e al centro della stanza c'è un imponente altare. Sopra di esso si trovano sculture, turiboli e persino un coltello cerimoniale «per la protezione del tempio». Le dodici divinità principali del pantheon greco sono tutte rappresentate. Zeus troneggia al centro, a fianco alla moglie Era e ad Atena, protettrice della città.

Gli ellenisti non si considerano neopagani, perché la loro religione «non è mai scomparsa del tutto». «Siamo solo stati molto discreti per un bel po’, ma i nostri dei non sono mai morti», spiega Ellena. La ricomparsa dell’Ellenismo è stata facilitata dalla creazione, nel 1997, dell’associazione YSEE (il Consiglio supremo degli ellenisti, nda.). Da allora il numero di fedeli è in costante aumento, tanto che dopo anni di iter burocratici, nel 2017 l’Ellenismo è stato ufficialmente riconosciuto dallo Stato. Ormai è considerato una “vera” religione, il cui rito è valido per celebrare matrimoni (più di venti dal 2017) e battesimi. In un Paese in cui la presenza della religione ortodossa è ancora molto forte, l’annuncio ha fatto scalpore. Da allora le iscrizioni sono aumentate del 40 per cento, dichiara Ellena.

Lei si considera ellenista da quando ha diciott’anni. «Mi è sembrato logico e basta», rivela oggi. «È la religione dei nostri antenati, sono le nostre tradizioni. Secondo me l’Ellenismo spiega il mondo molto meglio rispetto al Cristianesimo. Gli dei sono più umani, provano gelosia, insieme formano un tutto». Afrodite rappresenta l’amore universale, Estia la sfera domestica, Era la figura materna. Ellena si è unita all’YSEE fin dalla sua creazione, prima di devenire alta sacerdotessa nel 2014. È così che ha incontrato suo marito Costas, il quale, insieme alla loro figlia, siede in disparte nel tempio mentre parliamo.

Sophia et Ellena à l'YSEE © Grégoire Dao
Sophia ed Ellena nel tempio dell'YSEE © Grégoire Dao

Le celebrazioni si tengono una volta al mese (le più importanti sono quelle dei solstizi) e radunano tra le cento e le duecento persone. In queste occasioni Ellena indossa una corona di ramoscelli d’ulivo, una tunica bianca e una sciarpa rossa. In mezzo al fumo della mirra che brucia, intona inni dedicati alle divinità. Olio, fiori, miele, vino e pane costituiscono le offerte agli dei.

Oltre a queste celebrazioni, l’YSEE organizza anche incontri filosofici, durante i quali diversi relatori spiegano la mitologia e partecipano a dibattiti teologici. Secondo Costas è esattamente il contrario di quanto avviene nelle altre religioni «che impongono di seguire ciecamente certi principi. Con l’Ellenismo si imparano più cose sul mondo, o sulle persone».

Un patrimonio culturale sovversivo

Proprio come il Kemetismo, anche l’Ellenismo viene evocato da alcune formazioni politiche, come il partito ultranazionalista di estrema destra Alba Dorata, che ha fatto molto parlare di sé dallo scoppio della crisi del debito greco in poi. Contraddistinto da tratti neonazisti, il partito non aderisce apertamente alla religione ellenista, ma utilizza buona parte della sua simbologia: la corona d’ulivo fa parte del logo ufficiale del partito, e nei loro discorsi i membri fanno spesso riferimento alla grandezza dell’antica civiltà greca. L’YSEE nega categoricamente qualunque legame con Alba Dorata. Durante un’intervista concessa nel 2018 a The Outline, il fondatore dell’YSEE, Vlassis, è stato molto fermo: «Tra di noi non c’è posto per il totalitarismo. L’ideologia fascista è totalmente incompatibile con la nostra». Ellena ha tutte le intenzioni di far rispettare questa visione.

Non tutti i gruppi ellenisti sono così decisi, come afferma il blog d’informazione neopagano, The Wild Hunt, citando il caso di Panagiotis Marinis, fondatore dell’associazione Elleniki Etairia Arxaiofilon. Marinis ha rilasciato dichiarazioni a sostegno di Alba Dorata. Alexandros Kalozoides, ricercatore greco che si interessa al legame tra paganesimo e partiti estremisti in Grecia, si è spinto ancora più in là: «L’YSEE, organismo che rappresenta ufficialmente l’Ellenismo, non legittima affatto Alba Dorata. Ciononostante, gli affiliati possono riconoscersi nella narrazione del partito». Una rivista esoterica greca ha segnalato anche dei passaggi di un discorso di Alba Dorata che facevano esplicitamente riferimento all’Iliade, il famoso poema epico sulla guerra di Troia. «È la stessa cosa che il nazismo faceva in Germania: cercava di collegare l’epoca moderna alla grandezza passata con l’obiettivo di sottolineare una superiorità culturale e razziale», conclude Kalozoides nel suo articolo.

Nel tempio dell’YSEE non si bada alla politica. Ellena prepara la prossima cerimonia per il plenilunio, che sarà in onore di Era, la madre degli dei. Ora che lo stato greco riconosce l’Ellenismo, « è ora di cambiare la mentalità della gente», dice Sophia, un’altra credente presente nel tempio. «Alcuni membri della mia famiglia guardano ancora questa religione con sospetto e pensano che io sia strana», spiega. «Al liceo sono stata spesso bersaglio di commenti sgradevoli, ma adesso va meglio, i miei amici e i miei professori dell’università sono più aperti».

La porta del tempio si richiude. Ellena ci saluta con un’ultima benedizione: «Che gli dei risplendano sempre su di voi».


La realizzazione di quest reportage è stata possibile grazie alla collaborazione con l’agenzia europea Interrail che ha finanziato due viaggi attraverso l'Europa, elargiti tramite il network Cafébabel.

In copertina: foto di Grégoire Dao ©

Translated from Néo-paganisme : des croyances aux deux visages ?