Il Memoriale della Shoah: manuale di accoglienza migranti alla milanese
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Durante il fascismo era il binario da cui partivano i treni dei deportati per i campi di concentramento, ora è diventato simbolo cittadino di accoglienza e dialogo fra diverse culture e religioni.
Un luogo dal passato triste, dimenticato per decenni, è diventato oggi simbolo di accoglienza. Parliamo del Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, che fra il 1943 e il 1945 è stato il punto di partenza dei treni che trasportavano ogni giorno decine di esseri umani verso i campi di concentramento di Auschwitz e Bergen Belsen, o verso le loro controparti di raccolta italiane di Bolzano e Fossoli. Un luogo che per molti anni è stato dimenticato ma che a partire dal 30 gennaio 1997, grazie ai racconti della sopravvissuta all'Olocausto nazista Liliana Segre ed alla partecipazione di realtà come la Comunità di Sant'Egidio e la Comunità Ebraica di Milano, è diventato simbolo del recupero della memoria e della lotta contro l'indifferenza per quanto accaduto. Nel 2013 è stato inaugurato il Memoriale della Shoah, dove la scritta "Indifferenza" fa mostra di sé sul muro dell'entrata principale.
Oggi sono numerose le sfide che la città di Milano di trova ad affrontare, e quella portata dall'ingente numero di rifugiati giunti in città a partire dallo scorso anno è certamente la più grande. La Stazione Centrale è diventata di fatto luogo di transito per molti di essi. La loro provenienza è varia, ma spesso quello che li accomuna è la fuga da guerre e regimi liberticidi. Le destinazioni finali del loro viaggio sono spesso Paesi come la Germania e la Svezia, resi degli esempi da seguire in materia di accoglienza grazie ad oculate politiche migratorie. Secondo i dati diffusi dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), lo scorso anno il numero di sbarchi sulle coste italiane ha raggiunto le 21.235 unità nel mese di maggio, fino a toccare il numero recordo di 23.186 nel mese di luglio. Per fronteggiare la sempre più alta richiesta di accoglienza, i fondatori del Memoriale hanno così deciso di aprirne le porte, per offrire la propria ospitalità notturna ai migranti in transito nel periodo estivo, includendo servizi igienici, cena e colazione Cena, pernottamento e colazione.
Durante la nostra visita entriamo dall'entrata secondaria del Memoriale, dove ci ha accoglie Abdallah, custode egiziano a cui la comunità ha offerto un lavoro: «Stasera ci sono tante coppie, ma anche ragazzi e ragazze di soli sedici anni» racconta. «Mi piace questo lavoro, spesso aiuto anche a distribuire le medicine e i pasti a chi ha fame».
Ogni notte circa quaranta persone ricevono assistenza e ospitalità nei locali sotterranei della Stazione Centrale. La gestione della sicurezza è realizzata assieme al Progetto Arca, che verifica la registrazione degli ospitati all'hub di via Sammartini. I migranti arrivano in maggioranza da Etiopia, Sudan ed Eritrea.
I volontari di tutte le età accorsi per distribuire la cena e scambiare qualche parola con chi viene ospitato dalla struttura sono numerosi ed eterogenei: non provengono solo da realtà cattoliche come la Comunità di Sant'Egidio, ma anche della comunità islamica ed ebraica, oltre a semplici volontari non religiosamente connotati.
«Si è creata una rete veramente molto eterogenea, che forse manca altrove» ci conferma Virginia, volontaria della Comunità di Sant'Egidio. Simile l'esperienza di Rossana: "Siamo qui da due anni con la nostra parrocchia. Il nostro contributo, oltre che dalla presenza di volontari, è di cibo e altri beni di prima necessità. Condividiamo con altre realtà il piacere di fare volontariato».
Lo scorso anno sono state accolte 5.000 persone grazie all'aiuto di oltre 200 volontari. Quest'anno, nonostante le vacanze estive nel mese di agosto, non si è avuto alcun calo della disponibilità da parte dei volontari rimasti in città: l'accoglienza al Memoriale della Shoah va avanti, completamente a carico dell'istituzione stessa, continuando nella sua opera di accoglienza. Un bell'esempio.
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