Il "lavoro più difficile del mondo" andrà a un politico dei Balcani?
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Lucrezia Lozza(Opinione) Il 2016 è iniziato da poco, ma già fervono i preparativi per i prossimi appuntamenti elettorali. Mentre le elezioni presidenziali americane e il referendum sulla Brexit restano sotto i riflettori, anche i Balcani hanno bisogno di un cambiamento politico. E se il nuovo Segretario generale delle Nazioni unite venisse proprio dal sud-est Europa?
Nel 2016, oltre all'annuncio del nuovo Segretario generale che guiderà l'ONU, la Bulgaria eleggerà un nuovo Presidente e anche il Montenegro voterà per un nuovo Parlamento. Secondo il modus operandi delle Nazioni unite, il successore di Ban Ki-Moon potrebbe venire proprio dai Balcani. Si è arrivati ad una simile considerazione grazie all'opposizione e alla schiettezza di alcuni diplomatici, secondo i quali è tempo che l'Eastern European Group trovi il suo posto accanto ai partner occidentali e la smetta di agire come una mera «appendice dell'Europa occidentale», che «esiste solo per cercare di ottenere posizione di potere» in seno all'ONU.
Insomma, una leadership proveniente da quella regione potrebbe essere un'opportunità per dare il via ad un nuovo corso. L'interesse per l'est Europa dell'attuale Segretario generale dell'ONU si è rivolto soprattutto ad una rapida risoluzione delle tensioni tra la Serbia e il Kosovo. Ban Ki-Moon ritiene che il ruolo di guida delle Nazioni unite consista nell'«armonizzare e nel costruire dei ponti», pertanto ha provato più volte a ridurre le distanze tra Belgrado e Pristina. Tuttavia, la risoluzione di queste tensioni non occupa che un ruolo minore accanto ai principali obiettivi dell'ONU: lo sviluppo sostenibile, l'emancipazione femminile, la non proliferazione delle armi nucleari, il rinforzo delle Nazioni unite come un organismo unitario, e altre iniziative per raggiungere la pace mondiale. Come accusarlo di qualcosa? Sono diventate celebri le parole del primo Segretario generale dell'ONU, lo statista norvegese Trygve Lie, che definì il suo ruolo come il «lavoro più difficile del mondo». Non desta molte sorprese data la vasta complessità delle sue responsabilità.
L'anno scorso l'ONU ha celebrato il suo 70esimo anniversario come garante della pace e della sicurezza mondiale. La fine del 2015 ha visto anche un'altra importante ricorrenza: il 20esimo anniversario degli accordi di Dayton, che posero fine alla guerra in Bosnia Erzegovina. Anche se l'esito di questo accordo resta controverso, sarebbe interessante vedere un leader balcanico tenere lo scettro delle Nazioni unite in quest'anno così simbolico. Se vogliamo restare ottimisti, questo potrebbe portare ad un grosso cambiamento nel modo in cui il la comunità internazionale si rivolge ai Balcani. E al contempo potrebbe gettare una luce importante su questi cantieri politici, che restano tuttora incompleti.
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Questo articolo fa parte della serie East Side Stories. Il suo scopo? Combattere gli stereotipi più diffusi sull'Europa meridionale e orientale, attraverso il dialogo e lo scambio di idee.
Translated from Will the "most difficult job in the world" go to a Balkans politician?