Il genio collezionista dei Guggenheim
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Moderno e Rinascimento si incontrano di nuovo. Per la seconda volta Palazzo Strozzi espone la collezione della Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York: dal 19 marzo al 24 luglio 2016 Da Kandisky a Pollock: la grande arte dei Guggenheim mette in mostra le opere che hanno segnato alcune tappe fondamentali nella storia dell’arte del XX secolo.
Era il 1949 e la stessa Peggy Guggenheim era presente all'inaugurazione degli spazi della Strozzina: la prima mostra italiana della collezione si è tenuta proprio qui a Firenze, dove ha fatto tappa prima di trovare definitiva collocazione nel Palazzo Venier dei Leoni, a Venezia. Sono passati quasi settant’anni da quella prima volta in cui Palazzo Strozzi ha aperto le sue porte all'opera del genio collezionista, che ha contraddistinsto due generazioni della famiglia Guggenheim. Altri pezzi prestigiosi si sono aggiunti nel frattempo al prezioso bottino dell'ereditiera americana, permettendo a Luca Massimo Barbero di curare un allestimento con più di 100 opere provenienti in prestito da New York, Venezia e altri musei di fama internazionale.
Chi sono i Guggenheim
Peggy, la nipote; Solomon, lo zio. Lei, la donna che ha fatto nascere Pollock. Lui, l'uomo che ha commissionato a Frank Lloyd Wright il progetto del celebre museo inaugurato nel 1959 a New York. Famiglia stravagante la loro, che nel giro di qualche decennio ha saputo arricchirsi, tanto da permettere alla generazione di Peggy di poter sperperare la propria eredità comprando un'opera al giorno nei primi anni dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, salvando i dipinti di artisti come Brancusi, Dalì, Braque dall'avanzata delle truppe naziste. Dagli Stati Uniti all'Europa, da Parigi a Londra, diventerà amica di Duchamp e Beckett, due figure fondamentali per la sua vita, che porteranno alla luce quel gene particolare, quel sesto senso per l'intuizione del talento artistico, che le permetterà di diventare una delle figure fondamentali per l'evoluzione e lo sviluppo dell'arte moderna.
La collezione
La morte della madre ha permesso a Peggy di avere la somma necessaria per aprire la prima galleria a Londra nel 1938, Guggenheim Jeune, che sancisce definitivamente il ruolo primario dell'arte nella sua vita. Qui esporranno Jean Cocteau e Vasily Kandinsky, e inizia la sua formazione sotto l'egida di Duchamp che le insegnerà «la differenza tra l'arte astratta e surrealista». La guerra la reindirizzerà verso gli Stati Uniti, a New York, dove nel 1942 apre Art of This Century, la sua galleria-museo che sarà il grande focolaio d'arte moderna d'oltreoceano, da cui usciranno i grandi esponenti dell'Espressionismo astratto americano, che si ispireranno proprio alle opere dei surrealisti europei viste nella galleria. «Indossai un orecchino di Tanguy e uno di Calder, per dimostrare la mia imparzialità tra l'arte surrealista e quella astratta,» scriverà Peggy dopo la serata d'inaugurazione di Art of This Century.
Pietre miliari del '900 moderno, dai primi anni Venti agli anni Sessanta, si muovono da un lato all'altro dell'oceano Atlantico, in uno scambio reciproco di influenze e suggestioni, dipinti, sculture, incisioni e fotografie che testimoniano le correnti artistiche che attraversano il XX secolo, dall'Astrattismo all'Action painting fino alle prime sperimentazioni Pop. C'è tutto quello che occorre per conoscere il lavoro dei grandi nomi dell'arte moderna, e anche di più.
La mostra di Palazzo Strozzi
Le opere sono tante e le sale di Palazzo Strozzi solo nove, questo ha costretto giocoforza ad accostare insieme i tantissimi lavori esposti nella mostra. Lo spettatore è catapultato da subito nell'eclettico mood collezionista dei Guggenheim, trovandosi fin da subito davanti ai pezzi clou dell'esposizione – e questa è stata una delle principali lamentele avanzate da chi l'ha vista – invece di esserci accompagnato gradualmente. Ma trovo che il bello sia proprio questo. Ci si immerge subito nel loro mondo di privilegiati amanti dell'arte e, da una sala all'altra, si torna indietro nel tempo. Per chi ha sognato come me di trovarsi al posto di Owen Wilson nella Parigi di Woody Allen, invidia e gratitudine si alternano passo dopo passo.
Non voglio descrivervi cosa vi aspetta, il mio consiglio è andate e giudicate voi stessi, ma trovarsi faccia a faccia a ciò che si studia solo sui libri è sempre un'emozione unica. E per me la parte finale è stata quasi migliore di quella iniziale.
Voto: 8,5
Se siete curiosi
Per chi, come me, dopo essere uscita da Palazzo Strozzi è stato preso dalla smania di tornare a studiare storia dell'arte ed è stato assalito dalla morbosa curiosità di conoscere di più sulla vita della rampolla di casa Guggenheim, ho due nomi da fare:
— CID Arti Visive: è la biblioteca specializzata del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, che offre una selezione bibliografica per approfondire a piacimento la conoscenza e lo studio delle collezioni di zio e nipote Guggenheim, compresi i cataloghi delle varie esposizioni allestite in passato;
— Peggy Guggenheim: Art Addict: l'affascinante documentario sulla vita della donna più carismatica del mondo dell'arte moderna (e a cui rivolgo gran parte della mia gratitudine) realizzato da Lisa Immordino Vreeland. Una piccola chicca d'autore che rende omaggio all'eccentricità, al coraggio e al talento da collezionista, con delle rivelazioni della stessa Peggy recuperate dai nastri di un'intervista rimasta nascosta per anni.