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Il futuro dell'energia pulita? 

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Per capire quali sono le novità più interessanti nel settore delle rinnovabili siamo stati alla Sustainable Energy Week, l'evento organizzato a Bruxelles dalla Commissione Europea per far incontrare enti locali, aziende, ricercatori e istituzioni impegnati nello sviluppo di energia pulita.

L'Europa aspira a diventare leader nella sostenibilità energetica entro il 2030 con un 27% di energia prodotta da rinnovabili. Uno sforzo che non risponde solo ad esigenze ambientaliste. Il tema è politico. Petrolio e gas comportano relazioni di dipendenza da Paesi spesso instabili, un mercato ballerino e trattamenti invasivi dell'ambiente.

In Italia, ad esempio, si è appena chiusa una dura battaglia referendaria per evitare il rinnovo delle autorizzazioni alle trivellazioni marine. Il referendum non ha raggiunto il quorum, ma la questione resta aperta.

Secondo Marie Donnelly, direttrice della DG Energia della Commissione Europea, i dilemmi irrisolti del nucleare determinano i contrasti più duri tra i 28 d'Europa. Ai prezzi competitivi in bolletta corrispondono costi pubblici elevati. I progetti per le nuove centrali non si realizzano mai nei termini previsti e i prezzi lievitano in modo spropositato rispetto ai preventivi iniziali.

La Germania ha calcolato che per dismettere una delle sue 12 centrali nucleari servirà un miliardo e duecento milioni di euro. Senza considerare tutti i rischi connessi a possibili guasti. Il disastro di Fukushima è dietro l'angolo e ancora non è chiaro quali saranno le conseguenze di lungo periodo sulle popolazioni come sull'ambiente. In questo quadro, le rinnovabili potrebbero giocare un ruolo di 'pacificazione' e di indipendenza energetica. Abbiamo provato a scoprire quali sono i progetti più ambiziosi e le strategie più efficaci alla Sustainable Energy Week a Bruxelles. Perché non si tratta solo di produrre energia in modo pulito. Bisogna anche saper preservare quella esistente, migliorando l'efficienza energetica di edifici e trasporti, nel pubblico come nel privato. E di capire come i cittadini possono essere partecipi e beneficiare al meglio della svolta energetica.

Utopia e innovazione per rendere l'acqua potabile

Tra i progetti finanziati da HORIZON 2020, il programma della Commissione Europea dedicato alla ricerca e all'innovazione, incuriosisce Watly, per il suomisto di utopia ed estrema semplicità. Sviluppato tecnologicamente in Italia e gestito in Spagna, Watly dovrebbe rendere potabile e accessibile l'acqua, là dove è inquinata o sempicemente salata, grazie ad un computer termodinamico. Basato su un sistema di unità componibili, rivestite di pannelli fotovoltaici, Watly dovrebbe anche fornire in luoghi isolati elettricità, accesso al wi-fi e una piattaforma di atterraggio per droni. Il progetto, ancora in fase di perfezionamento, ha già ricevuto attenzione internazionale, sia da media come la CNN e il Guardian, che da grossi investitori e centri di ricerca, come l'Agenzia Aerospaziale Europea. Secondo l'entusiasta Marco Antonio Attisani, fondatore e direttore esecutivo di Watly, "il mercato ideale a cui ci rivolgiamo è quello africano e del Medio-Oriente, ma un sistema del genere farebbe comodo anche alle piccole e grandi isole del Mediterraneo con problemi idrici, come la Sicilia”.

 

Progetti locali e profitti condivisi

Se Watly è il futuro prossimo, per il presente basta sbirciare tra i progetti curati e promossi dall'Institute for European Environmental Policy (IEEP) per conto dell'International Energy Agency e che collabora con l'IEA-RETD (Renewable Energy Technology Deployment). L'IEEP ha studiato come Amburgo sia diventata nel giro di pochi anni capitale dell'eolico, con 1,500 aziende e oltre 25,000 persone impiegate nel settore.

Ma le rinnovabili non sono una prerogativa delle grandi città. Sono i progetti locali, concepiti sulle specificità di certi ambienti, quelli in grado cambiare radicalmente la vita di piccole comunità sul piano energetico e dell'impiego. Come è avvenuto nel Nord della Francia a Saint-Dizier e a Le Mené, dove sono stati installati degli impianti termici alimentati da biomasse, o nella penisola di Furness (Regno Unito), con la creazione di quattro parchi eolici.

Secondo Kamila Paquel, coordinatrice di alcuni progetti dell'IEEP, "uno dei segreti per il successo di un progetto locale sulle rinnovabili è il networking. È importante far incontrare le compagnie che intendono investire con le comunità locali, per creare fiducia e consenso rispetto ai progetti. E bisogna condividere i profitti, in modo che anche con piccoli investimenti i cittadini possano trarne benefici economici". Se a volte per attrarre l'attenzione delle comunità locali basta un'analisi costi-benefici ben fatta, altre volte è necessaria una leadership convinta delle opportunità offerte dalle rinnovabili. "Non esiste una ricetta - confessa Kamila – ci sono casi in cui bastano una o due persone carismatiche, che credono nelle rinnovabili e sono disponibili alle innovazioni. In ogni caso i cittadini vanno informati accuratamente".

Leader carismatici per città ambiziose

Per trovare un leader carismatico e convinto sostenitore delle rinnovabili basta arrivare a Ghent, il cui sindaco, Daniel Termont, ha fatto dell'efficienza energetica una priorità. L'aspirazione è la 'neutralità climatica' entro il 2050.

Per raggiungere un obiettivo così ambizioso, l'amministrazione ha iniziato aiutando i cittadini con consulenze gratuite (tecniche e finanziarie) per ristrutturare casa. Sostituire infissi, impermeabilizzare i tetti e usare elettrodomestici a basso consumo sono un primo passo per una casa sicura e accogliente, risparmiando in bolletta. Dato che a Ghent pensano che questo non sia un privilegio ma un diritto, i primi a beneficiare dell'assistenza sono le fasce deboli della popolazione, che spesso abitano in vecchie case popolari e che più soffrono una condizione di 'povertà energetica'.

Meno diffidenza e più investimenti privati.

Cosa manca al momento per velocizzare il processo di rinnovamento energetico? Secondo i piani alti della DG Energia serve incrementare gli investimenti privati e, per farlo, occorrono maggiori finanziamenti e prestiti. L'esigenza di immettere più liquidità si scontra con una certa diffidenza nei confronti delle rinnovabili. Alle banche pare sfugga il concetto di efficienza energetica. Sarebbe il caso che qualcuno si sbrigasse a spiegarglielo.