Il folk noir di Rob Moir
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Intervista a Rob Moir, cantante indipendente canadese che ha recentemente tenuto il suo primo tour italiano, in occasione dell'uscita dell'album "Places to Die".
In occasione del suo primo tour italiano, CaféBabel Napoli ha incontrato Rob Moir, cantante canadese indipendente il cui sound è definito "folk noir", per intervistarlo sul suo modo di fare musica e su cosa ne pensi un giramondo come lui di Napoli e dell'Europa. Ringraziamo sentitamente Rob per averci concesso questa chiacchierata. Potete ascoltare i suoi album su Youtube e sul suo sito ufficiale, dove trovate anche le date e le città in cui si terranno i prossimi concerti.
CaféBabel Napoli: Cosa ne pensi dell'Europa e della sua agorà sociale e culturale?
Rob Moir: Dopo aver visitato quattordici paesi differenti, contando anche quelli europei, direi che l'Europa cambia notevolmente da cultura a cultura, ma è un contintente che adora l'arte e che forse la considera più dell'America settentrionale, al momento. L'umore e l'equilibrio tra vita e lavoro sono incredibili qui, è fantastico notare quanto tempo libero abbiano in media gli europei rispetto ai loro "cugini occidentali".
CBN: Stai avendo dei buoni feedback dal tuo ultimo tour?
RM: Sì, secondo me il tour in Italia è stato un successo, abbiamo avuto un pubblico notevole ad assistere ai concerti; trattandosi del mio primo, vero tour in questo paese, è stato grande.
CBN: Definisci il tuo genere musicale "folk noir" e te stesso come un "poeta punk". Come convivono queste due anime nel tuo modo di fare musica?
RM: "Folk noir" è solo uno sciocco termine basato sui film noir, ma è vero che alcune delle mie canzoni sfiorano tematiche complesse o più oneste su cui non riesco a non scrivere. Credo che la definizione di "poeta punk" sia una citazione di qualcun altro e mi è indifferente, credo sia l'impressione che qualcuno potrebbe avere delle mia musica. CBN: Secondo le influenze che tu menzioni (poesia sotto gli effetti dell'alcol, la passione per i viaggi, ecc) sembri un poeta maledetto in versione americana (una specie di "Bukowski cantante"). Ti riconosceri in questa definizione o t'ispiri maggiormente allo stile di vita della Beat Generation?
RM: Un po'. Mi piace idealizzare quel periodo storico, così come tante altre persone idealizzano differenti periodi storici, sebbene non avrei voluto vivere in un altro periodo storico al di fuori del nostro presente. Certamente non mi sembra di vivere in "tempi più semplici", ma credo che il presente in cui vivamo sia altrettanto interessante ed adoro la tecnologia e la portata di internet. Apprezzo il lavoro degli scrittori e dei poeti che, nel corso della storia, hanno continuato a guardare al futuro.
CBN: I testi delle tue canzoni raccontano di persone che sfiorano il lato più profondo della loro anima, che si vergognano delle loro paure. Questi testi sono parzialmente autobiografici o sono ispirati da chi ti è più vicino? Come mai senti il bisogno di cantare questi argomenti? È una sorta di provocazione, contestazione o critica?
RM: Direi che a volte sono autobiografici ed altre volte completamente di finzione. Per esempio il testo di Oh Margot please parla di personaggi che sono delle cartine tornasole della realtà e che si confrontano con difficoltà della vita indipenti dalla propria ricchezza. Mi piace l'espressione che ognuno può avere con i testi o la poesia e le emozioni che scaturiscono dalla musica e dalle parole insieme. Secondo me anche la musica pop funziona in modo simile e può essere incredibile, ma suppongo che qualche volta mi piaccia solo riempire un brano di parole ed altre volte preferisca trattenermi.
CBN: Secondo te, la contro-cultura può avere influenze sulle possibilità di un artista underground di emergere e farsi notare?
RM: Sì, lo influenza sicuramente. Ma sono più importanti le tecnologie, i social media e gli altri forum online con cui un artista può raggiungere molte più persone che in passato, permettendogli di avere successo. Tutto è possibile se si adotta il giusto atteggiamento nel momento giusto.
CBN: Ritieni che avere successo sia facile o difficile in Canada?
RM: Entrambe, è un paese molto grande e se vuoi fare un tour e crearti un'audience come faccio io, cioé facendo soprattutto concerti dal vivo, è molto difficile a causa delle grandi distanze, della popolazione poco numerosa e dei notevoli costi per viaggiare più di una volta all'anno. Però il Canada ha notevole esperienza nell'aiutare gli artisti con sovvenzioni e borse di studio e credo che senza di queste sarebbe impossibile tenere dei tour nel paese. Poiché non tutti gli artisti possono contare su aiuti simili, direi che si tratta di un investimento. Infine devo aggiungere che il pubblico canadese, nonostante le prime volte possa sembrare difficile, adora la musica ed apprezza molto gli artisti che, pur venendo da lontano, organizzano un concerto.
CBN: Tra i tuoi interessi condivisi sulla pagina di Facebook abbiamo notato molti scrittori, come Orwell o Kerouac, e Darwin. Ti piacciono? Queste letture influenzano il tuo modo di fare musica?
RM: Non molto. Mi piacciono ed adoro l'arte, le scienze e, in generale, la conoscenza, ma le mie canzoni ed i temi che m'interessa cantare non sono frutto della volontà di scrivere a proposito di un tema specifico, è un meccanismo misterioso ed emozionante scoprire che forma assumono i testi, ma non ci sono dei motivi specifici o delle fonti d'ispirazione precise al di fuori della semplice scrittura di testi.
CBN: Concludiamo la nostra intervista con una domanda inevitabile per qualsiasi artista che abbia la fortuna ed il privilegio di esibirsi nella nostra città, abbracciata tra mare e fuoco. Ti è piaciuta Napoli? Cos'hai provato visitandola?
RM: Mi è piaciuta tantissimo Napoli, è una città meravigliosamente confusionaria ed affascinante. Spero che più persone visitino l'Italia meridionale, è veramente un gioiello. Mi è sembrata qualcosa di completamente diverso dal reste dell'Europa ed ho ancora in mente le immagini dei vicoli, dei motorini, delle persone in strada e lo spettacolare panorama del golfo.