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Il dolore della Tunisia dopo l'attentato

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euro topics

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Cecilia Bacci

società

21 morti: è questo il bilancio dell'attentato di ieri al Bardo, museo nazionale di Tunisi. Il presidente tunisino Beji Caid Essebsi ha detto, subito dopo l’attacco, che il paese è determinato a combattere «fino all'ultimo respiro» contro il terrorismo.

La speranza democratica del mondo arabo è morta con questo attentanto oppure ne è uscita rinforzata?

Libération: La Tunisia colpita al cuore - Francia

I jihadisti hanno deliberatamete scelto di attaccare questo luogo simbolo di rinascita della democrazia e della fiorente economia tunisina, scrive nella sua analisi il quotidiano francese di centro-sinistra Libération: «Questo è l'unico paese del mondo arabo a non aver subito né il diktat "protettore" di un esercito che decide chi sarà il nuovo presidente (e chi un mendicante), né la maledizione della rendita di un pozzo petrolifero maledetto, oltre a essere l'unico paese ad avere un presidente eletto, veramente. Questa la chiamiamo democrazia e la Tunisia sembrava essere il solo esempio promettente di questo mondo arabo in catene. […] È quindi il cuore quello che ieri è stato colpito dai jihadisti: un attentato in un luogo di cultura (quei musei che Daesh - ISIS - distrugge a colpi di martello), uccidendo dei turisti (importante risorsa dell’economica tunisina), accanto al Parlamento (luogo di democrazia fragile) dovre avrebbero dovuto essere votate delle efficaci leggi anti-terrorismo. Si tratta dell'attentato di uno "sniper", ovvero di un cecchino di precisone. Che ha sfidato, l'avrete capito, l’economia, la democrazia e una nazione intera». (19.03.2015)

Le Soir: Il paese delle vecanze, tra democrazia e jihad - Belgio

L’attentato di Tunisi si ripercuoterà soprattutto sul turismo, stima il quotidiano liberale belga Le Soir: «L’attacco di questo mercoledì ha distrutto il relativo ottimismo che nutrivamo per il futuro di questo paese e dei suoi abitanti. È arrivato giusto giusto a ricordare a quelli che ne minimizzavano l'importanza che la Tunisia è allo stesso tempo il paese più democratico del mondo arabo e... quello da cui proviene il più grande numero di jihadisti partiti per rimpolpare i ranghi dell'ISIS in Siria e in Iraq.  E, secondo una fonte tunisina ufficiale, si sapeva che 500 jihadisti tunisini sarebbero rientrati dal Medio Oriente. Democrazia e jihadismo sullo stesso terreno. Un paradosso incredibile. Una prova che sarà difficile superare. Il paese rischia di essere snobbato dai turisti, che costituiscono una delle principali risorse economiche. Ora più che mai, la Tunisia e i Tunisini hanno bisogno della nostra solidarietà. Non delle nostre parole. Almeno non soltanto». (18.03.2015)

Tages-Anzeiger: Il fallimento delle primavere arabe - Svizzera

La Primavera Araba è morta insieme alle vittime dell'attentato di Tunisi, spiega il quotidiano di Zurigo Tages-Anzeiger: «Per  il paese, e per la sua popolazione, la sparatoria davanti al Parlamento e la presa degli ostaggi nel museo di Tunisi è una catastrofe di cui è difficile stimare la portata. Il governo tunisino non potrà risolvere il problema da un giorno all'altro mentre il turismo internazionale, quello sì, reagirà direttamente. […] È arrivato il momento di fare i conti col fatto che quelle che abbiamo chiamato primavere arabe sono state un fallimento e che la regione rimarrà instabile ancora per molto tempo. Finiremo per evitare questi paesi, dove i rischi sono difficili da valutare, non solo come destinazioni turistiche ma anche come alleati politici o d'investimento. L’avvento della democrazia nei paesi del Medio Oriente e del Maghreb, che credevamo possibile nel 2011, non ri realizzerà a breve». (19.03.2015)

The Daily Telegraph: Il terrorismo rinforza la laicità del paese - Regno Unito

Con degli attentati come quello di Tunisi, gli islamisti hanno perso il sostegno delle popolazioni locali e hanno consolidato le forze laiche del paese, scrive in un'analisi il quotidiano conservatore inglese Daily Telegraph: «Uccidendo 19 persone innocenti, è probabile che l'ISIS riesca a dissuadere i turisti dall'andare in Tunisia. Ma questi attacchi inorridiscono la società tunisina nel suo insieme. E forse contribuiranno a consolidare le forze laiche che sono riuscite ad accedere al potere dopo i risultati delle ultime elezioni. Il nuovo Primo Ministro era ministro degli Interni durante il regime destituito nel 2011. A quell'epoca non godeva a sufficienza del sostegno della popolazione per affrontare i gruppi islamisti. Oggi, invece, sembra che l'ISIS provochi in tutto il paese una reazione d'opposizione nei confronti degli islamisti radicali».  (18.03.2015

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Translated from Trauer nach Anschlag in Tunesien