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IL DOCUMENTARIO PROTAGONISTA A BRUXELLES

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Il Festival Millenium é uno dei rari festival belgi dove il documentario (e in tutte le sue declinazioni) è davvero il protagonista assoluto.

Café Babel ha se­gui­to per voi due do­cu­men­ta­ri nella se­zio­ne “Pa­no­ra­ma: co­no­sce­re l’al­tro” dove ha in­con­tra­to due per­so­nag­gi. Nel primo, siamo en­tra­ti nel viag­gio di Jorge, ar­ro­ti­no por­to­ghe­se che di stra­da ne ha per­cor­sa pa­rec­chio. Il se­con­do, in­ve­ce, ci ha fatto im­mer­ge­re nella vita quo­ti­dia­na di Karsu, gio­va­ne can­tan­te olan­de­se di ori­gi­ne turca che si è esi­bi­ta in con­cer­to su­bi­to dopo la pro­ie­zio­ne. 

Les che­mins de JorgE  

Il re­gi­sta, Mi­guel Mo­raes Ca­bral, fran­ce­se di ori­gi­ne por­to­ghe­se, é alla base tec­ni­co del suono per il ci­ne­ma. Non sor­pren­de quin­di che l’i­dea del film sia stata ispi­ra­ta da un suono. Il re­gi­sta, col­pi­to dal ru­mo­re di un’af­fi­la­tu­ra di un col­tel­lo, ha de­ci­so di an­da­re alla ri­cer­ca di un ar­ro­ti­no: é così che ha in­cro­cia­to la vita di Jorge e dei suoi clien­ti.

Jorge non si ferma mai. In sella alla sua moto per­cor­re pa­rec­chi chi­lo­me­tri, per ri­pa­ra­re og­get­ti, ma anche per ri­sve­glia­re le anime dei morti. At­tor­no a lui, tro­via­mo altri per­so­nag­gi di una Braga (città del nord del Por­to­gal­lo) com­bat­tu­ta tra tra­di­zio­ne e crisi eco­no­mi­ca.

Il re­gi­sta ha de­ci­so di usare il for­ma­to 4:3 piut­to­sto del più ampio 16:9. Il for­ma­to ret­tan­go­la­re gli per­met­te in­fat­ti di av­vi­ci­nar­si di più alla real­tà del mondo e di fare a meno del su­per­fluo. Una scel­ta tec­ni­ca che si tra­du­ce in una sen­sa­zio­ne che non ab­ban­do­na lo spet­ta­to­re per tutto il film: i per­so­nag­gi sem­bra­no chiu­si in una sca­to­la, iso­la­ti ri­spet­to al resto del mondo che sem­bra ri­fiu­tar­li. La mo­der­ni­tà con le sue enor­mi co­stru­zio­ni, ponti e au­to­stra­de sta pren­den­do il posto della tra­di­zio­ne, delle chie­se e delle pre­ghie­re. Il per­cor­so di Jorge di­ven­ta ben pre­sto me­ta­fi­si­co e, al posto di avan­za­re nello spa­zio, sem­bra con­dur­lo a ri­tro­so nel tempo, in un’e­po­ca che sta spa­ren­do, pro­prio come i per­so­nag­gi di que­sto “film-do­cu­men­ta­rio”.

Karsu  

Quan­do la re­gi­sta olan­de­se Mer­ce­des Sta­le­n­hoef in­con­tra Karsu, que­st’ul­ti­ma ha ap­pe­na 17 anni: aiuta suo padre nel ri­sto­ran­te di fa­mi­glia, e tal­vol­ta si siede al pia­no­for­te e canta per in­trat­te­ne­re i clien­ti. Ele­va­ta se­con­do i va­lo­ri tur­chi e olan­de­si, Karsu (che in turco vuol dire “acqua pro­ve­nien­te dalla neve”)  cerca di for­giar­si una pro­pria iden­ti­tà. In­te­res­sa­ta più alla mu­si­ca che alla scuo­la, ne se­guia­mo per 5 anni i primi passi verso l’età adul­ta.

Il do­cu­men­ta­rio si sof­fer­ma anche sulla sto­ria dei suoi ge­ni­to­ri, che può sem­bra­re una delle tante sto­rie di im­mi­gra­ti tur­chi in Olan­da. La mamma ar­ri­va­ta in Olan­da al­l’e­tà di 8 anni con i ge­ni­to­ri e i fra­tel­li, ri­cor­da sua madre, che non si era mai in­te­gra­ta ve­ra­men­te nel nuovo Paese e che sa­reb­be morta pre­ma­tu­ra­men­te, poco dopo il tra­sfe­ri­men­to. Il papà è giun­to in Olan­da come ri­fu­gia­to po­li­ti­co: mi­li­tan­te nell’ estre­ma si­ni­stra, era stato im­pri­gio­na­to dal­l’op­po­si­zio­ne mi­li­ta­re, e suo padre, al­lo­ra sin­da­co della loro città, lo aveva man­da­to in Eu­ro­pa.

- Trai­ler del co­du­men­ta­rio "Karsu" di Mer­ce­des Sta­le­n­hoef -

Karsu può es­se­re con­si­de­ra­ta l’im­ma­gi­ne per­fet­ta della no­stra Eu­ro­pa: una ra­gaz­za di ori­gi­ne ex­tra-eu­ro­pea che ri­scat­ta il pas­sa­to dei pro­pri ge­ni­to­ri e del suo po­po­lo. Una cosa é co­mun­que si­cu­ra: a star in born!