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Il dilemma di Schroeder: Ostpolitik o “nocciolo duro”?

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Il cuore della Germania è diviso tra Parigi e la Mitteleuropa. E quello dell’Unione? Seguirà le stesse danze?

Nel 2003 l’atteggiamento della Germania di fronte all’allargamento dell’Unione europea è stato ambivalente. Dalla riunificazione in poi la Germania ha sempre figurato come lo Stato membro più favorevole all’allargamento per ragioni tanto economiche quanto politiche, rafforzando senza tregua le sue relazioni diplomatiche e commerciali con la maggior parte dei nuovi paesi membri. La guerra in Iraq, i negoziati odierni sulla Costituzione dell’Unione in seno alla Conferenza Intergovernativa (CIG) invece, lasciano a pensare che la Germania abbia fatto la scelta di privilegiare il consolidamento dell’accoppiata franco-tedesca in modo da costituire il « nocciolo duro » dell’Unione europea. Cattiva tempistica per le relazioni fra la Germania e i nuovi paesi membri oppure reale rilancio negli sviluppi della coppia franco-tedesca?

« Berlino e Parigi si vendicano della Polonia » ha di recente titolato Fakt, un nuovo tabloid di Varsavia forte delle sue 700.000 copie e lanciato dal gruppo tedesco Axel Springer. Il popolare quotidiano si riferisce a quelle divisioni che oppongono Germania e Francia al duetto Polonia-Spagna durante i negoziati sulla futura Costituzione. Negoziati particolarmente aspri sulla questione della ponderazione dei voti in seno al Consiglio dei ministri. La Polonia ha fatto pressioni sulla Spagna per conservare il sistema complesso di ponderazione deciso all’epoca del Trattato di Nizza, che le attribuisce un peso quasi uguale a quello dei quattro “grandi” (Germania, Francia, Regno Unito e Italia). Al contrario la Germania, col sostegno della Francia, difende il testo della Costituzione così come redatta dalla Convenzione europea che semplifica particolarmente il sistema di voto prendendo anzitutto in considerazione il peso demografico dei paesi.

Tatticismi e tendenze di fondo

Le relazioni coi paesi candidati si son spesso del pari raffreddate in seguito all’evidente rilancio del motore franco-tedesco in occasione del conflitto irakeno. Mano nella mano nella loro opposizione all’intervento americano, Francia e Germania non hanno esitato a rinsaldare il loro legame. Gerhard Schröder ha voluto anche simboleggiare la portata di questo avvicinamento chiedendo al Presidente francese Jacques Chirac di rappresentarlo al vertice europeo durante il quale doveva trovarsi al Bundestag per difendere le sue riforme sociali. Dal canto suo neanche la Francia la smette di sottolineare l’importanza fondamentale della coppia franco-tedesca. « Cosa resterebbe alla Francia se l’Europa dei 25 andasse in malora? L’accoppiata franco-tedesca », ha recentemente dichiarato il Primo ministro Jean-Pierre Raffarin.

« Questo doppio movimento dei nuovi sviluppi nelle relazioni franco-tedesche e il raffreddamento dei rapporti coi paesi candidati è un insieme di tatticismi di breve termine e di tendenze di fondo » sottolinea Michael Emerson del Centro Studi per le Politiche Europee (CEPS).

Il raffreddamento delle relazioni tra Germania ed paesi dell’Est deve esser temperato. Principale partner commerciale della maggior parte dei futuri paesi membri, la Germania sa come difenderli su argomenti essenziali. Così, riguardo alla ripartizione dei fondi strutturali, Gerhard Schröder ha di recente difeso con forza la necessità per l’Unione di riequilibrare la concessione dei fondi regionali in favore dei paesi dell’Europa centrale ed orientale, sottolineando l’apporto sostanziale dell’Unione in materia di aiuti allo sviluppo regionale che alcuni paesi avevano ricevuto.

«Nizza o morte»: credo polacco?

Per parte sua il governo polacco, conscio dell’importanza delle relazioni con Francia e Germania, ha mostrato già la sua volontà di trovare un compromesso per non esser designato come il responsabile del blocco di un’Unione di cui ancora non è neanche membro di diritto. Così, di recente, il ministro degli esteri polacco Wlodzimierz Cimoszewicz ha spiegato chiaramente che il credo « Nizza o morte » non ricalcava la posizione del governo polacco.

Parimenti il ministro degli esteri tedesco Joschka Fischer ha sottolineato in occasione del suo viaggio in Polonia che il fatto di sapere se Francia e Germania debbano prendere in considerazione la firma di un nuovo Trattato in modo da poter avanzare nei settori in cui i nuovi paesi membri si rifiuterebbero di seguirli, dovrebbe porsi solo in caso di un vero blocco dell’Unione.

E' capitata anche al governo francese la possibilità di temperare l’entusiasmo per gli sviluppi dell’integrazione dell’accoppiata franco-tedesca. Interrogato da un’emittente francese sulla possibilità nel medio termine per la Francia di condividere lo stesso commissario in seno alla Commissione europea e di sedere insieme al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Dominique de Villepin ha considerato troppo prematuro accennare a simili temi.

Per qualche tempo, la politica europea della Germania dovrà dunque restare tra due sponde. In equilibrio fra « Ostpolitik » e « nocciolo duro ».

Translated from Berlin dans l’Europe : entre « Ostpolitik » et « noyau dur »