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Il conflitto permanente fra Israele e Palestina negli scatti di un fotografo siciliano

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società

La morte di Marie Colvin, inviata speciale in Medio Oriente per la Siria, e del fotografo francese Rémy Ochlik, ha provocato un acceso dibattito sulle condizioni di sicurezza in cui si trovano a lavorare molti giornalisti. Alessandro di Maio, 27 anni, free lance siciliano e fotografo itinerante, ha documentato lo stato di guerra silenziosa tra Israele e la Palestina negli ultimi due anni: “in questo periodo ho vissuto situazioni che mi hanno fatto salire il cuore in gola; circostanze in cui la mia presenza non era ben accettata da un soldato israeliano armato fino ai denti, da un militante palestinese con il kalashnikov sulla spalla o da una folla di bambini armati di fionda e convinti di aver trovato una spia”. Le sue foto da Jenin, Tel Aviv, Gerusalemme, Hebron, tra blitz notturni e robot antimine, sono una testimonianza unica della tensione sottotraccia che anima la vita delle due comunità, a tre anni dalla fine dell'operazione "Piombo fuso" contro la Striscia di Gaza.

 Qalandya Checkpoint

Un soldato israeliano controlla il documento d'identità di un palestinese al checkpoint di Qalandya, la principale via di comunicazione tra Gerusalemme e Ramallah.

 Per entrare a Gerusalemme, o in una qualsiasi parte di Israele, i palestinesi della Cisgiordania hanno bisogno di un permesso, mentre quelli di Gerusalemme Est hanno ampia libertà di movimento.

 Gli israeliani non sono autorizzati ad entrare nelle aree della Cisgiordania sotto il controllo dell'Autorità Nazionale Palestinese.

 Foto: © Alessandro di Maio

Bomba a Tel Aviv (agosto 2011)

Una bomba è stata trovata su un marciapiede di Dizengoff, una delle via principali e più affollate di Tel Aviv.

 La polizia e gli artificieri intervengono con l'ausilio dei robot telecomandati a distanza per disinnescare l'esplosivo.

Foto: © Alessandro di Maio

Gerusalemme, folla durante il Ramadan (agosto 2010)

Durante il primo venerdì di preghiera del Ramadan, centinaia di migliaia di musulmani si recano alla Spianata delle Moschee, trasformando la città vecchia di Gerusalemme in un fiume di essere umani.

 Per evitare disordini, la polizia israeliana non permette l'ingresso alla Spianata ai palestinesi di sesso maschile sotto i 50 anni d'eta.

Foto: © Alessandro di Maio

La protesta

Israele ha garantito l'asilo politico e lo status di rifugiato a decine di migliaia di migranti provenienti dal Corno d'Africa. Molti di questi muoiono lungo il tragitto, sopraffatti dal caldo del deserto ouccisi dalle guardie di confine egiziane.

 In questa foto un gruppo di rifugiati chiede maggiori diritti allo Stato israeliano.

Foto: © Alessandro di Maio

Campo Profughi di Jenin, Cisgiordania - Agosto 2009

È una calda notte di Ramadan e il campo profughi di Jenin è buio e saturo della chiamata alla preghiera del Muezzin delle tante piccole moschee della zona.

 Durante la Seconda Intifada, la maggior parte dei terroristi e dei guerriglieri palestinesi provenivano da Jenin. Questo ha provocato la rappresaglia israeliana, che ha fortemente danneggiato le infrastrutture della città.

Foto: © Alessandro di Maio

Blitz notturno a Hebron

Questa è stata scattata ad Hebron, nella Cisgiordania, durante un'operazione notturna dell'IDF (Israel Defence Forces) nella strada che collega la città di Hebron con la colonia israeliana di Kiryat Arba.

Foto: © Alessandro di Maio

Il blitz notturno (2)

Hebron è la città della Cisgiordania dove l'occupazione e la presenza dei coloni israeliani si scontrano più aspramente con la locale popolazione palestinese.

 La città città vecchia è divisa in due parti, quella palestinese e quella israeliana. Anche il tempio, dove riposano i comuni patriarchi del Ebraismo, del Cristianesimo e dell'Islam, risulta essere diviso in due parti: una moschea e una sinagoga. La città è violenta e divisa dai contrasti.

 Foto: © Alessandro di Maio

Jenin, Cisgiordania - Bambini e martiri

Due bambini palestinesi - fratello e sorella - fotografati accanto a casa loro, nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania.

 Da notare il poster di un martire palestinese. Per molti bambini, la violenza è un'esperienza quotidiana.

 Foto: © Alessandro di Maio

Silwan, Gerusalemme Est - 15 Maggio 2011

Il 15 Maggio del 1948 Israele accetta la partizione ONU e dichiara la propria indipendenza. Per i palestinesi quel giorno è ricordato come Nakba, la catastrofe.

 Ogni anno, nell'anniversario dell'evento, numerose manifestazioni  e tumulti scoppiano a Gerusalemme Est e in tutta la Cisgiordania.

 In questa foto, un gruppo di bambini palestinesi di Silwan, a Gerusalemme Est, blocca una strada e impegna la polizia israeliana con il lancio di pietre.

 Foto: © Alessandro di Maio

Bil'in, Cisgiordania, lungo il Muro

Bil'in, Cisgordania, è un piccolo villaggio palestinese a 17 km da Ramallah. Da qui passa la barriera di separazione israeliana - spesso conosciuta come "muro".

 La barriera non segue la Linea Verde del 1967 che fungeva da confine tra Israele e Giordania, ma penetra di 4 km in territorio palestinese.

 Ogni venerdì, dopo la preghiera in moschea, il villaggio ospita una manifestazione contro la barriera.

 Di solito la manifestazione termina con lancio di pietre da parte palestinese e gas lacrimogeni da parte della polizia. Ultimamente sono morti dei manifestanti, colpiti al petto o al viso dai proiettili di gas.

In questa foto un gruppo di attivisti del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina.

 Foto: © Alessandro di Maio

Noam Shalit

Gilad Shalit è un giovane soldato di leva israeliano catturato nel 2006 dai Comitati di Resistenza Popolare Palestinese e da Hamas,  e tenuto prigioniero fino alla fine del 2011, quando è stato raggiunto un accordo tra il governo israeliano e quello de facto di Hamas a Gaza.

 In cambio di Shalit sono stati rilasciati quasi 1.000 prigionieri palestinesi, tra cui soldati della resistenza e attentatori terroristici.

 In questa foto, Noam Shalit, padre di Gilad, conta i giorni di prigionia del figlio. Hamas non ha mai concesso alla Croce Rossa di visitare il prigioniero.

 Foto: © Alessandro di Maio

Alessandro di Maio

Alessandro a Gerusalemme, dialoga con alcune israeliane.

 Foto: © Alessandro di Maio

Story by

Tetyana Kostyuk

Thirteen years of experience as an editor, journalist, on-air personality, media analyst, translator and 5 years of experience as an instructor of Italian language. Since 2004 I've been working in various areas of mass media as a journalist, editor, speaker, reporter and editor-in-chief in Ukraine and Italy. I've also been working on developing magazines, websites and tourist portals, including marketing, PR and social media. During my Master's Degree program in The University of Messina I have spent two years on research work on disinformation and propaganda in Ukrainian and Russian media and its role in the war in Donetsk and Luhansk and in the annexation of Crimea: "The role of media in Ukrainian conflict". My Bachelor's Decree thesis was concerning Eastern Enlargement of EU: analysis of Ukrainian and Polish political, historical and social approaches to European integration: "Eastern Enlargement of EU: Ukraine and Poland between new borders"