Il clima si riscalda, a Copenaghen
Published on
Neanche il tempo di arrivare a Copenaghen e già si vede quanto impegno ci hanno messo i danesi per accogliere il piu grande evento che la città abbia ospitato negli ultimi anni: il COP15 United Nation Climate Change Conference, la Conferenza sul clima dell’Onu. È come trovarsi in una città dove ogni persona, ogni mezzo di trasporto o prodotto di consumo vorrebbe apparire ecosostenibile.
Non è solo per via delle magliette con le frasi di protesta degli attivisti venuti da ogni angolo del pianeta, o per lo slalom tra le biciclette e l'aperitivo accompagnato da noccioline biologiche. Tutto a Copenaghen parla di clima anche per l'enorme operazione mediatica messa in atto, che ricorda a tutti che ciό che sta succedendo qui dal 7 al 18 dicembre 2009 cambierà le sorti del pianeta.
Hopenhagen e tutti gli altri
In molti si sono mobilitati con progetti e iniziative che spuntano da ogni angolo della città, già notoriamente verde e che in questi giorni lo è ancor di più. Il verde è il colore dell'ambiente, ma anche della speranza : è questo il messaggio che sta cercando di diffondere la campagna Hopenhagen tappezzando metropolitana, edifici e piazze con un gioco di parole ad effetto per informare la società civile che tutti possono partecipare attivamente. I creatori di questo slogan sono abili architetti terminologici, volontari della pubblicità e del marketing che hanno messo a disposizione la loro professionalità per diffondere in maniera efficace un messaggio semplice: c'è speranza per il futuro. Ovviamente a una condizione, quella di agire. Adesso.
Oltre ad attivisti, governi e grandi organizzazioni, anche altri movimenti hanno trasformato le conseguenze dei cambiamenti climatici sull’essere umano nel “potere del popolo”. Ad esempio la Partnership for a Good Climate in Society and Nature e la International Campaign on Climate Refugee Rights (ICCR) si sono mosse in questo senso e ora lavorano in tandem.
Le Nazione Unite hanno lanciato la campagna Seal the Deal, rivolta ai cittadini perché possano, attraverso una petizione, ricordare ai capi di Stato la necessità di negoziare un accordo equilibrato e giusto. Gli ideatori del progetto non solo hanno realizzato cartelloni dal forte impatto visivo tramite i cartelloni, ma hanno anche predisposto una labirintica installazione in piazza Kongens Nytorv.
Non è da meno il video promosso dal governo danese con Google e You Tube: una bambina si sveglia nel suo letto ma si ritrova in un deserto, una crepa lunga e minacciosa si apre sulla crosta terrestre ed è obbligata a scappare perdendo il suo orsacchiotto a forma di orso bianco. Dopo poco il tempo cambia, il sole viene spazzato via da un cielo plumbeo, mentre la terra è ricoperta dalla marea. Poi un sussulto... era un sogno! Un finale da polemica poiché ciό che è mostrato nel video potrebbe diventare reale se i governi non prenderanno misure immediate ma, secondo alcuni, rappresentarlo solo come un sogno è superficiale e deviante.
Poi, a Copenaghen, ci sono la tenda artica del WWF, le installazioni che presentano le energie rinnovabili, le mostre fotografiche.. insomma, un panorama completo della lotta al cambiamento climatico. Secondo il sito www.treehugger.com il 9 dicembre 2009 "Copenhagen" è stata la parola piu cercata su Google, prima di Tiger Woods. Ciò dimostra che non solo coloro che sono presenti in questi giorni in Danimarca, ma anche da casa, tramite internet, tutti chiedono la stessa cosa: che il coinvolgimento politico sia pari a quello dei cittadini che agiscono su scala locale, e che con il loro voto hanno dato delega ai Capi di Stato perché prendano decisioni globalmente efficaci. È una mobilitazione a 360°, siamo coscienti di essere tutti sulla stessa barca. E rischiamo di affondare. L'azione dei cittadini spinge dal basso verso l'alto, schiacciando i vertici del potere in modo che non possano sfuggire alla necessità di aumentare il loro impegno per il bene di tutti. Senza scuse.
Proprio per ribadire la presenza della società civile, i manifestanti sfilano per le strade o si accalcano all’ingresso dell’impenetrabile Bella Center sperando di rimediare uno degli ambitissimi pass (ma dovendosi spesso rassegnare a rimanere fuori dalle inferriate, tra i cartelloni “Don’t eat me” degli attivisti vegetariani travestiti da pollo, che protestano sotto lo sguardo vigile e dissuasivo dei numerosi poliziotti danesi).
I giovani che, come si sente spesso dire, rappresentano il futuro, sono anche il presente. E sono qui, oggi, per far sentire le loro voci in unico coro. Ascoltarli domani sarà tardi.