Il cinema scolastico e i registi del futuro
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Alessandra SalvatoreCosa è il cinema scolastico? Cafébabel ha incontrato i registi del futuro in Francia, al Festival Rencontres Henri Langlois.
Non importa se siano belgi, italiani, danesi, francesi, israeliani, britannici o tedeschi, se presentino una storia di fantascienza, un documentario o un cartone animato. I registi del cinema scolastico hanno tutti un denominatore comune: i loro film trattano temi propri ai giovani. La ricerca dell’identità, i cambiamenti legati all’adolescenza e i passi verso l’età adulta sono presentati con uno sguardo nuovo, estraneo ai luoghi comuni. Per Julie Bezerra Madsen, regista danese del documentario Boy, il cinema scolastico trova la sua massima espressione nel Festival Rencontres Henri Langlois. Il suo film ripercorre gli inizi della trasformazione di una ragazza che si inietta del testosterone per diventare un uomo. Nel suo caso, l’idea le è venuta in seguito all’incontro con Oliver, il suo personaggio principale. “Me ne sono innamorata”, ci rivela.
In Cloro, Laura Plebani porta alla luce uno dei più grandi problemi per gli adolescenti: la separazione. Chiara e Futura sono una coppia di nuoto sincronizzato. Fino al giorno in cui una delle due conosce un ragazzo. Da allora tutto si complica e le loro strade si dividono. “Per me, fare cinema vuol dire creare emozioni. Questa coppia di sportive mi permette di parlare della separazione e delle intense emozioni che ne derivano”, precisa Plebani. Florian Berutti, il giovane regista belga di Tristesse Animal Sauvage, voleva realizzare un film crudo centrato sul primo rapporto sessuale. “Volevo parlare di un tema comune e concreto, la ‘prima volta’ è un passaggio simbolico che tutti abbiamo vissuto, è semplice e complesso allo stesso tempo”.
LA SCUOLA DI CINEMA, TRA LIBERTA E LIMITAZIONI
Per Joseph Stray, regista di The Eternal Not – la storia di un marito paranoico che vuole sparire per poter sfuggire alla moglie – il cinema scolastico offre un’ampia libertà. “Possiamo infrangere le regole”, sostiene. Neta Braun condivide l’opinione del collega: “Non siamo sottomessi alla pressione del mondo del cinema e del pubblico. Non dobbiamo niente a nessuno. È proprio in questo che consiste la nostra libertà”. Jan Gerrit-Seyler, invece, minimizza tale libertà. “Tutto dipende dalla scuola”, precisa. Alla Hamburg Media School, in Germania, gli studenti sono seguiti passo dopo passo. La scuola è conosciuta per le sue direttive e il suo alto livello di professionalizzazione. Le sceneggiature vengono imposte, le riprese devono essere realizzate in 8 giorni e il montaggio deve seguire regole estremamente precise. Still Got Lives racconta la storia di due giovani innamorati che, a partire da un gioco online, finiscono per conoscersi nella realtà. “La scuola ci mostra la rigidità del mondo cinematografico, soprattutto di quello destinato alla televisione. Questa scuola non è fatta per fare cinema d’autore”, si lamenta il giovane regista. Tuttavia, invece di demoralizzarsi, adesso vuole realizzare film che gli corrispondano, “nonostante il rischio di non trovare produttori”.
Still Got Lives - Trailer
Un aspetto sul quale tutti si trovano d’accordo è che a scuola dispongono di condizioni di lavoro eccezionali che non ritroveranno quando se la dovranno cavare da soli. La scuola fornisce le situazioni ideali per riuscire a realizzare un primo film. Oltre a essere seguiti da professionisti esperti, la scuola finanzia i progetti degli alunni: dalla stesura della scenografia, alle riprese e alla post-produzione. A condizione, però, d’imporre le sue regole. In nessun caso bisogna superare i tempi imposti. “Ho avuto solo 8 giorni per le riprese. I tempi sono decisamente stretti”, spiega Florian Berutti.
UNA GARANZIA PER IL FUTURO
Il Festival Rencontres Henri Langlois rappresenta un debutto in pubblico per questi registi. Questo confronto con gli spettatori è l’ultima tappa prima di intraprendere la propria carriera. Mees Peijnenburg, regista olandese, conferma: “Per me è fondamentale vedere la reazione del pubblico, dal momento che il mio film (We were wolves, nda.) parla di una gioventù passata. È un soggetto atemporale e ho bisogno di sapere se il film arriva agli spettatori. Inoltre adoro vedere bei film realizzati da studenti”. Si respira un’aria piacevole, rilassata. Tutti guardano i film degli altri, di notte escono insieme, iniziano a conoscersi, si fanno nuovi amici. “Non credevo che il Festival fosse così coinvolgente. C’è una buona atmosfera e un buon dinamismo”, sottolinea Julie Bezerra Madsen. Sarà (anche) per questo che il Festival di Poitiers (in Francia, ndt.) è così famoso (la giuria selezionatrice ha visionato quest’anno 1424 film provenienti da tutto il mondo, nda.).
In pochi osano confessarlo ma, in silenzio, ognuno spera di conoscere un professionista che gli permetta di realizzare un altro film. Al riparo dagli sguardi indiscreti del pubblico, i giovani registi partecipano a tavole rotonde e incontri in cui sono presenti produttori, sceneggiatori e direttori di casting. L'anno scorso questa fortuna è toccata a Angèle Chiodo. Selezionata a premiata a Poitiers, nel 2012, per il film La Sole, entre l'eau et le sable (Premio Rivelazione da parte della Critica Francese), durante un laboratorio musicale, Angèle ha conosciuto l’autrice della colonna sonora del suo nuovo film, Les Chiens.
Jan Gerrit-Seyler aggiunge che il fatto di essere selezionati durante il Festival li legittima a continuare a vivere il loro sogno: “Alla mia scuola non piaceva il mio film e quando l’ho presentato ho ottenuto un voto di 8/20. Quando però il film ha partecipato a diversi festival, gli insegnanti hanno iniziato a interessarsi al mio lavoro. Mi stupisce ancora di essere stato scelto tra tanti”. Che ricevano o meno un premio per la qualità del loro lavoro, l’esperienza de Les Rencontres Henri Langlois rappresenta un’occasione per far decollare la propria carriera. Di progetti ne hanno a centinaia. Con giovani così, il cinema non ha niente da temere per il futuro.
Interviste realizzate a Poitiers da Flavien Hugault.
Translated from Le cinéma d'école, tout un art