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Il Babeliano del Mese: Marco Frattaruolo

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Vi pre­sen­tia­mo Marco Frat­ta­ruo­lo, ba­be­lia­no del mese di aprile gra­zie ai suoi ar­ti­co­li e il suo im­pe­gno. Aspi­ran­te re­porter, ci svela la sua pas­sio­ne per il gior­na­li­smo e  l'Eu­ro­pa: "Pa­ri­gi in au­tun­no, Roma in pri­ma­ve­ra, Ber­li­no in esta­te, Co­pe­na­ghen in in­ver­no". E poi ancora la curiosità, il dolce dormire, il Milan e le orec­chiet­te della nonna... 

CB: De­scri­vi­ti in tre pa­ro­le:

Cu­rio­so, dor­mi­glio­ne, mi­la­ni­sta.

CB: Quale è la tua pro­fes­sio­ne?

At­tual­men­te stu­den­te di edi­to­ria e gior­na­li­smo. Per il fu­tu­ro aspi­ro a di­ven­ta­re gior­na­li­sta di in­chie­sta... O in­via­to al­l'e­ste­ro.

CB: Il tuo piat­to pre­fe­ri­to?

Un bel piat­to fu­man­te di orec­chiet­te (fatte a mano dalla mia non­net­ta) con sugo di po­mo­do­ro e pol­pet­te di uova.

CB: La na­zio­na­li­tà pre­fe­ri­ta in Eu­ro­pa? Per­ché?

Dif­fi­ci­le sce­glier­ne una. Sono at­trat­to dalla mol­ti­tu­di­ne di sfac­cet­ta­tu­re che ca­rat­te­riz­za­no ogni paese del­l'U­nio­ne. Di­cia­mo che in cima alla lista ci sono i paesi scan­di­na­vi e la loro at­ten­zio­ne per l'am­bien­te. Tra le città che adoro di più c'è però Pa­ri­gi, per la sua ca­pa­ci­tà nel­l'e­vo­ca­re epo­che pas­sa­te e per il suo lato più naif.

CB: Quan­do hai scrit­to/tra­dot­to per la prima volta per Ca­fé­ba­bel?

Non è da mol­tis­si­mo che col­la­bo­ro con Ca­fé­ba­bel. Il mio primo ar­ti­co­lo ri­sa­le allo scor­so feb­bra­io, ma già da qual­che anno se­gui­vo con gran­de at­ten­zio­ne il ma­ga­zi­ne.

CB: Il sogno più pazzo che hai mai fatto?

Dormo così tanto che ne avrei una marea da rac­con­ta­re.

CB: In una pa­ro­la, cosa vuol dire per te Ca­fé­ba­bel?

Aprir­si alla cul­tu­ra.

CB: Se­zio­ne, ar­ti­co­lo e au­to­re pre­fe­ri­to di Ca­fé­ba­bel…

Se­zio­ni pre­fe­ri­te: cul­tu­ra e so­cie­tà. Per quan­to ri­guar­da gli au­to­ri, non per "pa­ra­cu­lag­gi­ne", mi trovo in dif­fi­col­tà a pre­fe­rir­ne uno in par­ti­co­la­re. Per fare un nome dico Ja­sper Fin­kel­dey, mi piac­cio­no molto le sue in­ter­vi­ste, su tutte quel­la a Dan Pe­r­jo­v­schi.

CB: La cosa più stu­pi­da che hai fatto nella tua vita?

Aver ri­nun­cia­to, du­ran­te i primi tre anni di uni­ver­si­tà, a par­ti­re per l'E­ra­smus. Io e un mio amico era­va­mo stati se­le­zio­na­ti per l'u­ni­ver­si­tà di Tours, poi al­l'ul­ti­mo mo­men­to ir­ra­zio­nal­men­te e il­lo­gi­ca­men­te ab­bia­mo de­cli­na­to.

CB: Il mi­glior posto in Eu­ro­pa? Per­ché?

Pa­ri­gi in au­tun­no. Roma in pri­ma­ve­ra. Ber­li­no in esta­te. Co­pe­na­ghen in in­ver­no (adoro il fred­do!)

CB: La città che vor­re­sti vi­si­ta­re in Eu­ro­pa, e per­ché?

Li­sbo­na. Dopo aver letto il ma­gni­fi­co fu­met­to di Cyril Pe­dro­sa “Por­tu­gal” mi sono in­na­mo­ra­to del Por­to­gal­lo, della sua gente, dei suoi co­lo­ri e dei suoi pae­sag­gi.

CB: Cosa vuol dire Eu­ro­pa per te?

L'a­per­tu­ra a cul­tu­re, po­po­li, lin­gue e sto­rie dif­fe­ren­ti. Il non aver paura del pro­prio vi­ci­no, anzi es­se­re cu­rio­si di co­no­sce­re le pro­prie sto­rie. Ma Eu­ro­pa do­vreb­be voler dire in­nan­zi­tut­to ri­spet­to, giu­sti­zia (so­prat­tut­to so­cia­le), egua­glian­za e li­ber­tà. Con­cet­ti che negli ul­ti­mi anni, pur­trop­po, sono ve­nu­ti meno.

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