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Il 17 Novembre e la democrazia: i giochi della politica internazionale.

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A lungo ai margini della democrazia, il movimento del 17 Novembre, oggi decapitato, riflette le ambivalenze delle lotte strategiche intorno alla Grecia, tra i Balcani ed il Medio Oriente.

Il movimento del 17 Novembre trae il suo nome dalla rivolta degli studenti del Politecnico di Atene e della repressione nel sangue ad opera del regime dei Colonnelli il 17 novembre 1973. All'origine dunque, un culto dei martiri a cui vanno accomunati il caso irlandese e quello palestinese, dove il peso dei morti sbarra negoziati e processo di pace.

Il movimento si è formato sulla base dell'ideologia marxista, tinteggiata di nazionalismo greco e di anti-imperialismo. E’ lecito supporre che i primi abbozzi di movimento fossero stati schizzati a Parigi alla fine degli anni sessanta, tra gli studenti greci "erasmus", riunitisi attorno ad Alexandre Giotopoulos, recentemente arrestato perchè fondatore presunto del gruppo. (cf. Yahoo attualità).

Il 17 Novembre è nato come reazione alla dittatura dei Colonnelli ma la sua intransigenza ideologica l'ha innalzato, non tanto contro le democrazie ma piuttosto contro gli imperialismi americani, britannici e turchi. Nel 1975, la prima vittima, Richard Welch, capo dei servizi CIA in Grecia fu ucciso (vedi la rivendicazione in Liberazione del 24 dicembre 1976). Seguì un vecchio torturatore dei Colonnelli. In totale, il 17 Novembre è responsabile di 23 assassini fino all'esecuzione di Stephen Saunders, addetto dell'ambasciata britannica, nel giugno 2000.

L’indulgenza dei governi greci

Dalla sua nascita, durante l’opposizione ai Colonnelli, e in ragione di un nazionalismo molto presente tanto nella sinistra che nella destra greca, il movimento del 17 Novembre ha beneficiato, e continua di beneficiare, di una certa indulgenza da parte della comunità greca. Infatti, non ci sono state, come negli altri paesi europei in preda al terrorismo rosso, grandi manifestazioni popolari né ferme condanne del movimento dall'insieme dei partiti politici. Al contrario, gli Stati Uniti non hanno mai finito di rimproverare ai vari governi greci, con parole appena velate, il poco zelo che hanno manifestato nella lotta contro il 17 Novembre.

La Grecia è un piccolo paese, un paese giovane per di più, dotato di strutture antropologiche che favoriscono il comunitarismo (vedi E. Todd, Il destino degli immigrati). Conseguenza ne è stata la formazione di comunità greche molto salde tra studenti e intellettuali espatriati, particolarmente al tempo della dittatura. Una volta tornati in Grecia e occupati i posti chiave dall'amministrazione e della politica, si sono mobilitati poco per condannare un movimento che fu in sintonia con le aspirazioni della loro generazione.

Soprattutto, le azioni del 17 Novembre non potevano che trovare un'eco favorevole presso l'opinione pubblica, estremamente sensibile alle questioni strategiche vicine. Si tratta di faccende sulle quali la democrazia come l'etica è purtroppo assente, dominio esclusivo della realpolitik delle varie potenze. La Grecia, fortemente legata a Cipro e all'Jugoslavia, vide di cattivo occhio l'invasione di Cipro ad opera della Turchia, la partnership privilegiata USA-Turchia, la creazione di zone di influenze nell'ex-Jugoslavia, ecc… Inoltre, il sostegno di Nixon al regime dei Colonnelli fornì una base solida all'anti-americanismo.

Legata volente o nolente al blocco occidentale, (conf guerra civile del 1949, Piano Marshall, NATO…), la democrazia greca non poteva permettersi di giocare contro la sua squadra, di condurre una politica strategica di eccessiva opposizione verso i tentativi di dominio americano sulla zona… non senza frustrazioni.

In quest’ottica, il 17 Novembre si è addossato per parecchio tempo il ruolo di un servizio di contro-spionaggio con metodi anche brutali, conformemente ai desideri della popolazione e forse della classe politica.

Tuttavia, per la sua natura incontrollata e la scelta della violenza, il 17 Novembre è stato trascinato in un ingranaggio omicida, commettendo atti ben atti più riprovevoli dell'eliminazione di spie straniere. Nel 1985, Nikos Momfertos, direttore del giornale conservatore Apogevmatini venne assassinato. Si trattò di un segno che mise in mostra come la strumentalizzazione del terrorismo da parte di una democrazia - procedura ahimè frequente – possa solo nuocere alla democrazia stessa, nel caso alla libertà di espressione.

La neutralizzazione del movimento e l'arresto di quindici dei suoi membri, probabilmente la quasi-totalità dei suoi membri attivi, avviene in un contesto che si è evoluto bruscamente. In questa nuova situazione, l'eliminazione del 17 Novembre si pone all’improvviso come un interesse primario per il governo greco.

Dopo gli attentati dell’11 settembre, le pressioni americane sulla Grecia si sono amplificate, obbligandola a dare pegni tangibili di cooperazione nella lotta contro il terrorismo. Steeso discorso dicasi per la creazione di una lotta anti-terrorismo su scala europea. Tuttavia, è soprattutto la prospettiva delle Olimpiadi di Atene 2004 e delle sue conseguenze economiche e politiche a render obbligatoria per il governo greco l'eliminazione del troppo ingombrante movimento del 17 Novembre. Alle congratulazioni americane ed europee si sono unite del resto quelle di Jacques Rogge, presidente del CIO che aveva espresso viva inquietudine per la sicurezza dei giochi.

Sembrano così concludersi le azioni di questo movimento e la sua "coabitazione" con la democrazia. Tuttavia, l'azione di polizia pone un altro problema primario nei rapporti tra democrazia e terrorismo, quello del rispetto dei diritti dell'uomo. I tre fratelli Xiros, membri presunti del 17 Novembre hanno addirittura ritrattato certe parti delle loro deposizioni, apparentemente strappate sotto minacce, sotto tortura (conf sito Amnesty International).

E’ questa la più scottante delle questioni concernenti la lotta della democrazia contro il terrorismo alla quale bisogna augurare che i valori che la sottendono, apportino una risposta senza concessioni.

Translated from Le 17 Novembre et la démocratie : les jeux de la politique internationale.