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Igor Boza Borozan: l'artista europeo delle camicie 

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Cultura

Figura poliedrica, Igor Boza Borozan é l'esempio perfetto di "artista europeo" che esprime attraverso le sue opere i tanti paesi che lo hanno accolto: dalla cultura balcanica di Sarajevo sino alla Spagna e all'Italia. Il maestro si racconta a Cafébabel che lo ha incontrato e intervistato e spiega il suo leitmotiv, la camicia...

Cafébabel: Da dove ha inizio il suo percorso artistico?

Sono figlio d'arte. La mia infanzia è trascorsa tra pennelli e colori, tra inaugurazioni di mostre e finissage, circondato da artisti di ogni tipo, pittori, scrittori, musicisti. Ero piccolo, sicuramente, ma questo è stato un imprinting molto profondo che ha lasciato un segno indelebile nel mio essere. Il mio percorso adolescenziale, artisticamente parlando, è stato influenzato dall'enorme fermento artistico di Sarajevo degli anni '80. Molto importante per me è stata la manifattura artigianale con influenza austroungarica, ottomana e, ovviamente, cristiana. Quindi basilare, direi,  soprattutto è stata la cultura del disegno.

CB: Come artista dunque, a quali nazionalità si sente di appartenere?

Sono fiero delle mie "origini artistiche".  I Balcani costituiscono la zona orientale d'Europa, una terra "di confine" tra est ed ovest, dove si incontrano e mescolano culture diverse: cattolica, ortodossa, ebrea e musulmana. Un mix incredibile, una ricchezza davvero grande, sotto ogni profilo. Non posso comunque negare che la mia produzione abbia trovato il culmine della maturazione proprio in Italia. Ho avuto molti importanti riconoscimenti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dal Sistema Museo. Nel 2008 ho ricevuto il prestigioso Premio San Valentino Oro per l'Arte. Soprattutto, in Umbria, ho fondato un'Accademia delle Belle Arti attiva da 15 anni, dalla quale sono usciti oltre mille giovani artisti, molti dei quali già professionisti. Non posso comunque negare la forte attrazione che sento verso la Spagna.

CB: A proposito dell'Accademia di Terni, fondamentale è il "metodo", cosa ci può dire in proposito?

Il metodo è il fondamento universale per ogni attività, dal tipo di metodo applicato deriva il saper o non saper fare. L'Accademia di Belle Arti che ho fondato, basa la sua filosofia proprio su questo, la conoscenza. Si parte innanzitutto dal recupero delle tecniche classiche del disegno, in assoluto del cartone preparatorio, sia per quanto riguarda la pittura da cavalletto che su parete. Respirare in Umbria le atmosfere di Giotto e dei suoi discepoli è un assoluto privilegio per insegnare ed applicare tecniche come acquerello, affresco e tempera all'uovo. La cultura del bello, innanzitutto.

Oltre questo, ho introdotto "Color Lab", un percorso alternativo e trasversale per lo studio del colore, partendo dalla tavolozza degli antichi maestri italiani fino all'applicazione sulla web art, moda e make-up. Proprio questo anno ho proposto come tema il colore per la grande mostra internazionale Enredadas 2014, durante la settimana definita dall’Unesco, la Settimana di Formazione Arts

"Nelle camicie si riflettono persone, storie, percorsi"

CB: La camicia è sicuramente il suo leitmotiv. Ce ne può parlare?

Si, la camicia è il mio "simbolo", sin dai tempi di Sarajevo. Ho iniziato con disegni a matita di piccoli e medi formati, per poi passare al colore in un'escalation creativa che ancora perseguo. La camicia è una metafora, è una sorta di contenitore, quindi, l'uomo, la sua essenza, ne è il contenuto. Le mie camicie non sono mai vuote al contrario di quanto sembri. Nelle camicie si riflettono persone, storie, percorsi. Ognuno può esserne il protagonista, questo è un bel "gioco", perché ognuno può riflettere se stesso e "guardarsi" allo specchio. Tu cosa vedi?

CB: Attraverso la camicia lei sta tracciando un percorso artistico europeo trasversale: da Papa Francesco, a Caravaggio, a El Greco, passando per Diego el Cigala fino a Muchachito. Un diario di bordo tra arte, musica, danza e religione. Cosa può aggiungere?

La camicia rappresenta il simbolo del mio essere artista. Attraverso le camicie sto realizzando un diario di bordo imponente, ambizioso, è il mio viaggio. Caravaggio è stato il punto di partenza direi, le sue luci e le sue ombre hanno affascinato chiunque ed ho pensato di impostare il mio secondo libro "Abbozzo pittorico" proprio sul contrasto eterno chiaro/scuro. La camicia è, per così dire, il contenitore, lo spirito ne è il contenuto.

CB:" Viernes" è un libro che raccoglie contenuti di spessore, come l'opera a Papa Francesco…

Si, nel 2013 ho realizzato la mia più imponente installazione, il saio più grande del mondo "JAN MMXIII" ispirato alla figura mistica di San Francesco e dedicato a Papa Francesco. 550 metri quadri di tela grezza, 26 metri di altezza, 11 metri di larghezza, queste le misure dell'opera. Esposta prima sul Ponte delle Torri di Spoleto per le Giornate Europee del Patrimonio 2013 e poi, appunto, ad Assisi sulla Rocca Maggiore in occasione della prima visita in Umbria del Pontefice.

CB: Il suo ultimo libro si chiama "Azul", un prodotto editoriale incentrato sul colore ma ispirato molto anche alla musica, come mai questo connubio?

Azul è un libro sul Mediterraneo, culla delle più grandi civiltà della storia, le nostre radici profonde sono immerse in questo mare. Una scrittura intima e personale sul concetto di appartenenza, le origine impresse nel dna di ognuno di noi. Azul è un piccolo scrigno dove sono custoditi tanti acquerelli, ho scelto questa tecnica per plasmare i pigmenti della terra, i minerali, utilizzando appunto l'elemento acqua. Opere tra terra e mare, una giostra di colori, di sensazioni, che si susseguono pagina dopo pagina in un ritmo incalzante, crescente. Un focus sul colore e l'alchimia, fondamenti dell'arte.

CB: Ci può anticipare i suoi progetti futuri?

Sto pensando di "tornare" in Ex Jugolslavia, in senso metaforico ovviamente. Mi intriga la figura di Nikola Tesla, ingegnere elettrico, inventore e fisico serbo, una figura straordinaria poco conosciuta in verità. E poi, artisticamente, mi intriga un altro personaggio che ha tracciato la storia della mia terra e non solo: Tito, il dittatore. Insomma due "contenuti" importanti. Ci sto lavorando, ci sono già idee in cantiere, tutte da sviluppare. Saranno dei bei progetti artistici. Ma non anticipo altro.

Story by

Katia Pangrazi

Nasco nel settembre 1973 e, dopo studi tecnici mai amati, mi iscrivo al corso di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Terni. Non ancora terminato lo studio vengo chiamata come assistente alla cattedra di Disegno e Pittura presso la stessa Accademia. Contemporaneamente approfondisco lo studio del nudo dal modello vivente ed inizio la libera sperimentazione del colore. La mia passione verso la comunicazione mi porta verso altri traguardi e mi iscrivo ad un Master che mi consente di approfondire le competenze in scrittura creativa e web writing. Giornalismo, Web reputation, Web Content editor, Copywriter, Visual communicator, Soft skills. Storyteller ma anche storyhunter, sono sempre a caccia di personaggi. Elaboro testi per il web con analisi e ottimizzazione dei contenuti e scrittura efficace per il posizionamento e l’indicizzazione. Gestisco social network, curandone sia l’aspetto legato alle immagini che i testi. La comunicazione visiva è la mia passione, la mia ricerca è insaziabile. Immagine è racconto, foto-grafia, significa scrivere con la luce. Condivido assolutamente il pensiero di Isabel Allende secondo cui, ”una bella fotografia racconta una storia, rivela un luogo, un evento, uno stato d’animo, è più potente di pagine e pagine scritte". Dal punto di vista professionale ritengo che l’elemento umano sia fondamentale. Scrivere significa comunicare, mettere in comune, creare ponti. Amo le persone creative e le loro storie, i contenuti di qualità che si distinguono nella giungla del web.