«I reali capiscono il popolo più dei politici»
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immacolata de nicolaStéphane Bern, giornalista francese specializzato in teste coronate, ci spiega le ragioni della loro popolarità. E della loro longevità. Una vera e propria lezione di politica.
Vice caporedattore di Madame Figaro, cronista di France Inter e conduttore di trasmissioni televisive, Stéphane Bern, quarantatreenne, si definisce un «Tintin giornalista dei sovrani».
Perché le teste coronate non sono più fuori moda?
I Paesi europei che hanno conservato la monarchia se ne interessano sempre di più perché le Case reali sono state in grado di evolvere e di adeguarsi ai cambiamenti degli ultimi anni. Molto di più rispetto alle altre istituzioni politiche – come il Senato – che sono rimaste uguali a se stesse. Inoltre le corti hanno ringiovanito e rinnovato il loro sangue con la democratizzazione delle giovani generazioni. Basti pensare ai matrimoni degli ereditieri con le “popolane reali”. Un modo come un altro per rinverdire il mito della popolana che diventa principessa. È una fiaba allo stato puro. Ma non solo. Ci troviamo anche di fronte ad un’evoluzione dei costumi. In Norvegia Mette-Marit, una ragazza madre celibe, ha sposato il principe Haakon, futuro re. Un evento di questa portata fa più effetto di tutte le leggi che potrebbero essere votate dal parlamento per l’uguaglianza tra uomini e donne.
Questi matrimoni non rischiano di accelerare la fine delle monarchie facendole crollare dal loro piedistallo?
Sono mille anni che si annuncia la caduta delle monarchie! Una visione davvero stravolta e sorpassata. La monarchia crollerà solo quando non sarà più in grado di ascoltare il popolo e le aspirazioni profonde del proprio paese.
Questa evoluzione dei costumi assomiglia a quella che avviene in in Inghilterra. Camilla Parker-Bowles, nonostante fosse divorziata, ha finalmente sposato colui di cui è stata amante per trentaquattro anni.
I cambiamenti sono ancora più evidenti in Gran Bretagna. Infatti la Casa reale è molto più in sintonia con l’evoluzione dei sentimenti dei sudditi, più di quanto lo sia il capo del Governo Tony Blair. La regina, per esempio, ha deciso di ridurre il suo tenore di vita. Si ritira da Kensington Palace e lo trasforma in un museo, paga le tasse come tutti, ha ridotto la Queen Flot, cioè gli aerei messi a disposizione di Sua Maestà, quando ormai i ministri li usano come noi comuni mortali usiamo il taxi! Rimangono sempre delle disparità enormi, ma la monarchia è diventata più umile, più modesta. Allo stesso tempo numerosi libri denunciano lo stile di vita di Blair e le sue manie di grandezza. I reali così sono più vicini alla gente degli uomini politici.
Ciò significa che gli europei si sentono in favore della monarchia?
No, sono due sentimenti diversi. Tutto ciò che riguarda i reali ha a che fare con i fantasmi del passato, l’irrazionale e la profondità dell’immaginario collettivo. In Belgio una parte degli avversari del re lo attacca perché è il solo baluardo del Belgio unito. I separatisti fiamminghi vogliono la fine del Belgio. Questo dimostra quanto sia importante la monarchia. Non si può dire che sarà sempre così: salvare la famiglia reale non serve a niente, così come non serve a niente attaccarla! Idem per gli spagnoli che non sono a favore della monarchia, ma “juancarlisti”. In occasione della visita del re di Spagna in Francia, si è potuta misurare la sua popolarità. Quale uomo politico nel mondo di oggi può fregiarsi, dopo trent’anni di regno, di una tale popolarità? Quanto ai francesi, amano i principi ma solo se sono principi stranieri.
Cosa ne pensa dell’impegno umanitario delle teste coronate?
È fondamentale! È la sola cosa che giustifica veramente la monarchia, al di là dell’aspetto politico naturalmente. Guardate la regina Sofia che va in Arabia Saudita, in Africa accanto ai bambini malati: è sempre al fianco di chi soffre. Silvia di Svezia si impegna da sempre per i diritti dell’infanzia, si batte affinché venga votata all’Onu una Carta dei diritti del bambino. Le principesse passano il loro tempo negli ospizi, negli ospedali, negli asili, nelle case dei pensionati… Sono sempre in prima linea. Sono loro che riescono a vedere la miseria della gente e sopratutto a capire di cosa ha bisogno. Al contrario gli uomini politici non vogliono vedere nessuno se non quando si tratta di chiedere qualcosa, cioè farsi eleggere. A tal proposito, è davvero incredibile quello che riesce a fare il principe Carlo con il suo Prince’s Trust per il reinserimento dei giovani disoccupati nel mondo del lavoro.
Translated from « Les monarques sont plus à l’écoute des gens que les hommes politiques »