I giovani agricoltori coltivano il loro futuro
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Piera FiammenghiLa Politica agricola comune (PAC) è una delle prime misure adottate dall'UE e una delle politiche di maggiore importanza. Ad essa è destinato il 40% del budget globale. Nel 2015, è stata annunciata una nuova riforma. Ascoltiamo le voci dei diretti interessati: i giovani agricoltori.
«Vorrei parlarvi della nuova PAC, ma non so davvero che direzione prenderà…». Fin dall'inizio, Jean-Philippe Chollet, 28 anni, allevatore, cerealicoltore e Presidente dei Giovani Agricoltori di Charente-Maritime, si mostra perplesso. «Ci aspettavamo degli avvisi alla Fiera dell’agricoltura… ma niente». A maggio, come ogni anno, si dovrà compilare la domanda PAC con la quale gli agricoltori dichiarano la loro situazione. «Ci stiamo chiedendo cosa fa il ministro. Tutto è seminato, tutto è pronto e aspettiamo solo di conoscere qual'è la norma che verrà applicata», spiega il Presidente dei Giovani agricoltori 17, facendo riferimento alle quote da rispettare che non sono state rese note con sufficiente anticipo. Secondo Mathieu, 26 anni, viticoltore, cerealicoltore e tesoriere dello stesso sindacato di Jean-Philippe, le informazioni vengono divulgate con il contagocce. «Si troverà sicuramente una soluzione, ma ancora le idee non sono ben chiare. E poi PAC 2015, è nel 2015 e l'anno è già iniziato da due mesi.»
Rimangono delle domande in sospeso sul DBP ("Droits au paiement de base" ovvero il Diritto al pagamento di base, ndr), prima conosciuto come DPU ("Droit à paiement unique", ovvero Regime di pagamento unico, ndr), un aiuto economico stabilito in funzione degli ettari. Mathieu è nell'azienda di famiglia da 2 anni e, insieme a suo padre, gestisce 20 ettari di viti per il cognac e 80 ettari destinati ai cereali. «Abbiamo fatto una simulazione con il centro di gestione e non ci aspettiamo una notevole diminuzione del premio PAC, ma non sarà così per tutti». Per Jean Philippe, questa è«una brutta sorpresa», specialmente per chi ha terreni agricoli di proprietà.
Un mucchio di scartoffie
Un'altra battaglia che la PAC sta portando avanti è l'ambiente. Relativamente a ciò, i due agricoltori hanno individuato alcune «aberrazioni». A Jean-Philippe, ad esempio, non è permesso dissodare il terreno su cui pascolano le sue mucche. «Qual è il risultato? Gli animali si ammalano». Secondo Mathieu, questo testimonia una mancanza di fiducia da parte dell'Europa e della Francia nei confronti degli agricoltori.
«L’ambiente è il nostro posto di lavoro. È nell'interesse dell’agricoltore curare il terreno e la salute dei suoi animali. Ci sono sempre delle eccezioni alla regola, ci sono persone che non sono sensibili a queste cose. Sta di fatto che la nostra generazione ha ricevuto una formazione scolastica completa, è stata sensibilizzata all'ecologia e all'ecosistema. Conosciamo queste cose e sappiamo gestirle, abbiamo dei tecnici che ci supportano, che ci consigliano, basti pensare alle organizzazioni agricole e ad altri organismi che hanno questa funzione. Credo che abbiamo i mezzi e le capacità che ci stimolano a fare il nostro lavoro, ma questo non ci impedisce di avere un quadro di riferimento che è fondamentale».
A tutto questo, si aggiunge la burocrazia divenuta vera e propria fobia amministrativa. Da quando Jean-Philippe è entrato in azienda, dieci anni fa, ha visto suo padre «trascorrere sempre più tempo in ufficio». Avrebbe quasi bisogno di una persona part-time per sistemare tutte le scartoffie. Compilare la domanda PAC di maggio significherà trascorrere «una settimana intera in ufficio». Mathieu aggiunge: «si parla tanto di semplificazione, ma finora tutto appare sempre più complicato».
Una vita di lavoro
Per incoraggiare i giovani a dedicarsi all'agricoltura, l'Unione europea permette loro di beneficiare di un aiuto «per i primi cinque anni, credo», dice Mathieu, ricordando che «il cambiamento generazionale crea preoccupazione». Per lui questo mestiere è stata una vocazione ma ha dovuto affrontare molti ostacoli con forza di convinzione. Per il Presidente dei Giovani Agricoltori, «non è facile iniziare con tutti questi vincoli. Anche se si è giovani, l'agricoltura è in pieno fermento e si lavora tra le 10 e le 12 ore al giorno... »
Per Jean-Philippe, l’Europa è bella… in teoria. «Ci sono così tante differenze a livello di nazioni che è difficile definire un quadro europeo. In Polonia, dove ho alcuni contatti, hanno dei terreni molto diversi dai nostri.» Mathieu racconta che «in Francia, per lo meno a Charente-Maritime, ci sono dei terreni agricoli relativamente piccoli rispetto a quelli inglesi, molto più ampi. Ci sono dei prodotti vietati in Francia ma consentiti in altri paesi europei». Per l’agricoltore, evolvere in un sistema comune significa «avere le stesse regole valide per tutti». E per concludere: «Dopo tutto, abbiamo culture diverse, quindi il cammino non sarà semplice».
Questo articolo fa parte di Europe next door, un progetto per girare l'Europa ed incontrare giovani eurpei in 28 diversi paesi.
Translated from Le quotidien en jachère des jeunes agriculteurs