Hermann Nitsch a Palermo, non si censurano le mostre
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Dopo polemiche infinite la mostra di Hermann Nitsch, controverso artista dell'Azionismo Viennese aprirà i battenti il 10 luglio ai Cantieri Culturali della Zisa. Da anni a Palermo non si discuteva così animatamente di un evento culturale. Esiste un limite all'arte? (Opinione di un profano)
Ci siamo. La mostra della discordia alla fine apre le sue porte. L'artista Hermann Nitsch, massimo esponente dell'Azionismo viennese che squarta animali morti, si esibisce in riti orgiastici e usa il loro sangue, è arrivato a Palermo con il suo passo affaticato, un bastone, la proverbiale barba, il cappello e le bretelle da amish. Secondo l'assessore Andrea Cusumano, che lo ha conosciuto alcuni anni fa in Austria, si tratta comunque di un evento straordinario. «Non credo che a Palermo si sia mai parlato tanto di un evento culturale come negli ultimi giorni, nel bene e nel male,» ha dichiarato in un'intervista concessa ad Artslife.
Già, perché il dibattito culturale palermitano, non esattamente ricco come quello parigino, raramente è stato così infiammato. Herman Nitsch, artista di lungo corso e autore del Teatro Delle Orge e Dei Misteri, esporrà 40 tele di grandi dimensioni nel grande spazio di archeologia industriale Zac ai Cantieri Culturali della Zisa. E una tela di una decina di metri sarà invece collocata a terra.
Com’era prevedibile e come del resto è accaduto in Messico (dove la mostra è stata cancellata), gli animalisti ed diversi cittadini sono insorti. Una petizione con quasi 70 mila firme indirizzata al sindaco Orlando e alle autorità competenti chiede di bloccarla. Le associazioni per la difesa degli animali hanno lanciato un appello. Mentre il Partito animalista europeo annuncia battaglia, o meglio (visti i toni e le minacce dell'evento Facebook) una vera e propria guerriglia. Sulla pagina si legge: «Siamo determinati ad entrare all'interno della mostra per occuparla, anche a rischio di scontri con la polizia».
Ma chi è questo Nitsch: un artista o un macellaio?
Sulle colonne di Repubblica Palermo, due grandi critici d’arte come Achille Bonito Oliva e Vittorio Sgarbi si sono confrontati. Per il primo siamo di fronte ad un grandissimo artista, «sublime come un moderno Caravaggio». Il secondo stronca l'austriaco perché non fa arte, non propone nulla di nuovo e ha campato per decenni di censura. Poco utile stabilire chi dei due abbia ragione, ma neanche il detrattore Sgarbi si è spinto fino all'idea di bloccare o censurare la mostra. Secondo il vulcanico critico, Nitsch è superato e la sua opera non è nemmeno così scandalosa.
L’artista si è difeso pubblicamente, dichiarando di essere vittima di una campagna di disinformazione e definendosi un animalista convinto che si prende cura degli animali. Che lo sia o meno è un fatto privato, così come il giudizio su una mostra forte e scandalosa. Gli animali in questione poi sono destinati al macello e la loro carne viene consumata dopo le performance. Ma le performance della discordia a Palermo non si terranno mai, come erroneamente sostengono molti detrattori, che dimostrano di essersi poco documentati sulla mostra lasciandosi trasportare dalle emozioni più che da un'informazione oggettiva. Alcune "azioni" saranno proiettate avvisando il pubblico più sensibile.
Facendo qualche ricerca "da profano", si scopre poi che Nitsch, oltre ai riconoscimenti di una lunga carriera (argomento che di per sé vale poco) è uno dei più grandi esponenti dell’Azionismo viennese. La sua arte si ispira ai riti orgiastici dionisiaci dell'antichità e alla tradizione teatrale medievale del Teatro dei Misteri. Una ricerca fortemente influenzata dalla psicanalisi, che cerca di recuperare il contatto primordiale tra l'uomo e la vita attraverso pratiche estreme e di grande impatto.
Questo importerà poco agli animalisti e ai detrattori, molti dei quali ignorano probabilmente l'arte di Nitsch; così come potrebbe essere importante per gli amanti dell'arte contemporanea che vogliono vedere la mostra. Allo stesso modo molti potrebbero restare indifferenti di fronte al fatto che il corpo morto degli animali abbia una dignità da preservare ad ogni costo, anche con la censura di una mostra nel 2015. Mentre per altri si tratta di una questione di principio fondamentale per cui vale la pena battersi. Un po' come l'annosa questione sulle sofferenze degli animali destinati a finire sui nostri piatti, che dividono i vegetariani o i vegani dalla popolazione che si nutre di carne.
Ma qual è il limite dell'arte e fino a che punto abbiamo il diritto di bloccare una rappresentazione che urta i nostri valori o la nostra sensibilità? Trattandosi di una materia così affascinante, talvolta oscura e che attinge alle infinite espressioni umane, non esistono verità rivelate e risposte univoche. Chi scrive forse appartiene a quel limbo di persone che potrebbero non reggere il forte impatto della mostra. Protestare è legittimo, così come esprimere, scrivere o far sentire il proprio dissenso e scegliere di non andare ai Cantieri Culturali. Ma guai a censurare una mostra.