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Henri Malosse: „L’Europa si è ridotta a lavorare in modo ideologico e tecnocratico“

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Story by

Jean Comte

Translation by:

Default profile picture Stefano Lippiello

Berlino

Se­con­do il pre­si­den­te del Con­si­glio Eco­no­mi­co e So­cia­le Eu­ro­peo l'Unio­ne Eu­ro­pea ha perso il suo spi­ri­to ori­gi­na­rio. In vista delle nuove ele­zio­ni eu­ro­pee si au­gu­ra il risveglio di una nuova forza europeista.

Ca­fé­ Ba­bel : I cittadini d’Europa hanno sempre di più la sensazione che le istituzioni a Bruxelles siano sempre più lontane. Siete d’accordo?

Henri Malosse: Sì. L’Unione Europea è lontana e autistica. Non è in grado di vedere le vedere le vere priorità. Lavora in modo troppo ideologico e tecnocratico. È solo un grande carrozzone, che procede senza controllo, come un aeroplano senza pilota. Si ha l’impressione di una fuga in avanti, di un’apertura del mercato verso gli Stati Uniti, si interviene nella vita quotidiana dei cittadini e delle imprese con una regolamentazione cavillosa, ma non si affrontano i temi che stanno veramente a cuore ai cittadini come la disoccupazione, la sicurezza, l’immigrazione … e di questo si accorgono le persone. 

Ca­fé­ Ba­bel : E questo nonostante le Istituzioni si sforzino di essere vicine ai cittadini. Penso all’iniziativa di dialogo con i cittadini della Vicepresidente della Commissione europea Vi­viane Re­ding e alla diffusione di brochures e materiale di informazione.

Henri Ma­losse : Questo non lo credo. L’iniziativa della signora Reding non ha toccato che i più informati. Circa le diverse pubblicazioni lei pensa che sia un problema di quantità di stampati? La fiducia dei cittadini non si può recuperare solo con una quantità di pagine stampate. 

In ogni caso non ci sono i risultati. I sondaggi mostrano che la sfiducia nei confronti delle istituzioni è sempre maggiore. Quando la Commissione stampa fantastiche brochure e organizza interessanti conferenze, raggiunge sempre i soliti, che già sono interessati e convinti. Io penso piuttosto che il ripristino della fiducia passi per una serie di azioni concrete. L’Unione Europea deve, per prima cosa, fare e poi comunicare e non il contrario.

"ABBIAMO PErso DI VISTA L’OBIETTIVO DELL’EUROPA"

Ca­fé ­Ba­bel : Quindi lei vuole azioni più concrete, più veloci e forse più mirate? 

Henri Ma­losse : Io chiedo vere priorità, messe in atto più rapidamente e meno burocraticamente. I cittadini devono avere l’impressione di essere ascoltati. La Commissione organizza nell’ambito dell’anno europeo dei cittadini alcune manifestazioni, ma si tratta solamente di monologhi. Un commissario spiega cosa fa e quindi lascia una mezz’ora alla gente per porre delle domande. I cittadini si aspettano che li si stia a sentire e poi che si soddisfi ai loro bisogni.

Ca­fé Ba­bel : Che fare allora?

Henri Ma­losse : Penso soprattutto ad un nuovo modo di governare l’Europa. I lobbisti a Bruxelles hanno troppo potere. Prendiamo il caso delle sementi organiche, la Commissione europea e la Corte, per ragioni incredibili, non sembrano essere d’accordo. Loro aiutano le grandi industrie come la Monsanto, che spingono per un sistema nel quale i contadini devono comprare le sementi ogni mese. Qui si vede chiaramente l’influsso perverso delle lobby sulle Istituzioni europee.

Ca­fé Ba­bel : Lei pensa che abbiamo perso di vista liniziale idea di Europa?

Henri Ma­losse : Sì. Io penso che abbiamo perso di vista il vero scopo dell’Europa.  È difficile dire quando è successo. Direi tra la fine degli anni novanta e l’inizio del nuovo millennio. Per i padri fondatori il mercato non era che uno strumento per unire le forze dell’Europa. Adesso sembra essere diventato l’alfa e l’omega della costruzione europea. C si è messi sulla strada di mettere in concorrenza le nostre economie, i nostri sistemi sociali e fiscali. Questo è veramente mettere le nazioni le une contro le altre. L’Europa fu uno campo di battaglia fino al 1945 e ora ne facciamo un campo di battaglia economico. 

Ca­fé Ba­bel : Fra poco si terranno le elezioni europee. Lei teme un successo dei partiti euroscettici?

Henri Ma­losse : Sì. Io penso che il prossimo parlamento sarà nettamente meno Pro europeista. Credo che questo sia un peccato, ma penso anche che questo potrà essere uno shock per tutti quelli che pensano che tutto vada bene così. Se si guarda all’offerta politica, si vede che non è granché. Da un lato ci sono quelli che vogliono la morte dell’Europa unita e il ritorno ad un puro sistema di relazioni intergovernative. Questo fino a chiudere le frontiere e all’abolizione del trattato di Schengen, ma la libertà di circolazione è la quintessenza dell’idea di Europa.

Dall’altro lato ci sono gli idealisti, che vorrebbero un’Europa federale, ora e subito! Ma si vede bene che al giorno d’oggi la pubblica opinione europea non è ancora preparata ad una cosa del genere. Infine, c’è un terzo gruppo, che non offre nulla. È il gruppo più grande e più pericoloso. Lo collocherei a fianco dei partiti tradizionali in molti paesi. Non offre alcuna visione seria, ma solo slogan come “L’Europa deve occuparsi di crescita” o “ci serve più budget”, etc.

Ca­fé ­Ba­bel : In cosa possiamo sperare ?

Henri Ma­losse : Mi auguro che la prossima campagna elettorale venga combattuta con discorsi critici, ma positivi. Critici, ma con concrete proposte in tema di imposte e di convergenza sociale e con concrete azioni a favore dei giovani, del lavoro, della reindustrializzazione ... Credo che  questo potrebbe essere un messaggio credibile, con il quale i cittadini si potrebbero identificare. 

Dal 17 aprile 2013 Henri Ma­losse è il presidente del Consiglio Economico e Sociale Europeo. Il cinquantaquattrenne francese ha trascoroso a Bruxelles l'intera carierra. Ha creato il Circolo dei delegati permanenti francesi e la rete degli Euro Info Centre. Nel 1998 entra nel Comitato Economico e Sociale, dove presidere il gruppo dei datori di lavoro. Come presidente vuole trasformare questa istituzione in un "luogo di incontro per i cittadini", nel quale "si possa dire la verità, anche se non si ha potere decisionale".

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Translated from Henri Malosse : « L'UE travaille de manière idéologique et technocratique »