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Guida semiseria di sopravvivenza ai concerti dell'estate

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Lifestyle

L'estate che arriva è sinonimo di mare, viaggi, vacanze, caldo... e concerti. Abbiamo quindi preparato una piccola guida di sopravvivenza agli eventi più amati (e odiati) dell'estate, per sopravvivere fisicamente e psicologicamente più o meno indenni a tre mesi di musica dal vivo. Con i vari annessi e connessi.

Quando si avvicina l'estate tutti si ricordano dell'esistenza della musica. E dei concerti. Un po' è per via della musica, certo. Un po' è per tutto il resto. Tipo il pratone, l'atmosfera, gli alcolici, le droghe, gli amici. Se inspiri forte ti accorgerai del ritorno dell'aria da gita delle scuole medie. Dei concerti d'estate ne parlano i giornali e mettono in homepage la lista dei festival migliori, in Italia, in Europa e persino negli States. Escono fuori dai cassetti i nomi dell'alternative rock, dell'elettro-pop, dell'indie-frog e dei deejay, quelli famosi. Ci sarà sempre una buona metà dei vostri amici che non capisce di cosa si stia parlando, soprattutto se tra essi c'è zia Carmelina e compare Turiddu. A salvare costoro arrivano però i "grandi nomi della musica", quelli talmente famosi da talmente tanti anni che anche zia Carmelina ne ha sentito parlare.

Il fattore "mega"

I concerti dell'estate si fanno negli stadi, nelle arene, negli ippodromi o nelle piazze, rigorosamente di quelle giganti. Perché sono concerti megagalattici. Non come quando vi chiudete con altri quattro sventurati nel sottoscala della casa di un'amica per sentire l'amico di un amico che suona tipo Calcutta, ma non ha fatto e non farà mai il botto tipo Calcutta. Solo che tu ci devi andare lo stesso, perché sostenere la musica indie emergente è importante. Ai concerti dell'estate invece di sicuro non si è mai quattro sventurati. Ci si va in tanti. Tantissimi. L'importante è stare all'aperto, ben appiccicati e che si soffra a dovere il caldo. Se poi c'è una montagna di polvere o di fango post-acquazzone estivo è davvero il massimo. 

"Io c'ero"

A circa una settimana dall'inizio del concerto le bacheche dei vostri amici su Facebook iniziano a riempirsi di odiosi comunicati pre-concerto. "Stanno arrivando". "Mi sto preparando". "Li aspetto da sempre". "Qualcuno viene in auto con me?". Perché i concerti dell'estate, per essere davvero megagalattici, devono essere ad almeno 200 km di distanza da casa, altrimenti non vale. In prossimità ed in concomitanza dell'evento in questione nei post sui social compaiono alcune tipologie di foto, idonee ad attestare il fatidico "io ci sarò", seguito dal rituale "io c'ero". Si comincia di solito con il biglietto del concerto, a seguire selfie di gruppo in automobile verso il concerto (in 200km c'è tutto il tempo), poi mezzobusto con maglietta degli idola (meglio se contraffatta, visti i prezzi dei biglietti), selfie sotto al palco (intrepidi che non siete altro), fiumana di gente ripresa dall'alto (codardi che avete comprato i posti sulle gradinate), braccia che si sbracciano in segno di vicinanza empatica con gli idola, ma ovviamente anche una foto scattata da distanza siderale con risoluzione tale che potrebbe essere un palco qualunque con un  gruppo qualunque che suona un pezzo qualunque. 

Biglietti e seggiulelle

Comprando il biglietto o varcando l'ingresso di solito si hanno due opzioni. La prima è vivere in prima fila il concerto, guardando quasi nelle pupille i propri idola, salvo morire soffocato e schiacciato pur di stare sotto al palco. Per ovviare al problema qualcuno si abbiglia in modalità "sopravvivenza alla ressa", un qualcosa tra l'omino Michelin e un militante pronto ad una carica della polizia durante una manifestazione di liceali.

L'alternativa: restare a chilometri di distanza per questioni di buonsenso e sopravvivenza, per poi vedere se dal maxi schermo ai lati del palco si riesce a distinguere qualche pixel che ricordi l'ugola degli idola di cui sopra. In questi casi, in mancanza di gradinate, è buona norma dotarsi di tipica seggiulella (per i non partenopei dicesi "piccola sedia") in tessuto impermeabile e pieghevole, di quelle che vendono al reparto camping. Somiglierete a quel punto alle nonne salentine che si accomodano a vedere i pizzicati e le pizzicate più giovani ballare con le cosce di fuori in piazzetta bevendo lu mieru (il vino da Brindisi in giù, n.d.r.). Tuttavia una volta superati i 28 anni le cosce si sgretolano dopo quattro salti, e 350 giorni seduti alla scrivania davanti uno schermo non aiutano. La seggiulella quindi acquisisce il suo perché, generante dapprima sbigottimento, poi derisione, infine stima a dismisura. Una leggera disapprovazione mista ad invidia potrebbe invece emergere tirando fuori il binocolo comprato dai vostri genitori alla bancarella del mercato dell'usato di Fuorigrotta. Binocolo rimasto inutilizzato per dieci lunghi anni, fino a quando non avete pensato bene di metterlo nello zainetto delle medie riesumato per l'occasione. Non temete: sarete tra i pochi che a quella distanza potranno dire di aver davvero visto il vostro gruppo del cuore. Ed avrete anche lanciato una moda per il prossimo concerto, per la gioia dei venditori ambulanti. A Fuorigrotta o altrove. 

La Siberia o la Resa

La smania collettiva per i concerti megagalattici dell'estate potrebbe anche suscitare in voi un lieve dissenso e un certo prurito alle mani, tale da indurvi a commentare sarcasticamente uno qualunque dei post del tipo  "io ci sarò/c'ero/quanto avrei voluto esserci". Onde evitare inutili bagarre, vi suggerisco di abolire Facebook fino ad ottobre inoltrato. Diversamente potreste considerare il trasferimento in Siberia: Putin sta cercando di ripopolarla di britannici disillusi, ma magari potrebbe accettare anche voi. Una soluzione più semplice? Adattatevi. Anzi proprio arrendetevi. Mettete a disposizione dei vostri amici una dose quotidiana di like con cuoricino annesso, e distribuitela senza criterio per tutti i concerti e festival megagalattici dell'estate, inclusa l'ultima imperdibile esibizione di Vasco, che sia Rossi o Brondi poco importa. Una volta al concerto poi trasformatevi geneticamente in uno di quei maniaci con lo smartphone impegnati durante tutto il concerto (proprio tutto) a scattare inutili memorabilia sfocate, mosse ed incomprensibili, grazie alle quali sarà impossibile capire se siete ad ascoltare gli Arcade Fire, i Ricchi e Poveri o il saggio di violino di vostra sorella.