Guglielmo Scafirimuto, il babeliano del mese
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Appassionato di cinema, è arrivato a Parigi per inseguire il suo sogno mentre il suo cuore continua a battere per la terra natia: la Sicilia. Stiamo parlando di Guglielmo Scafirimuto, l'ideatore della rubrica CineBabel.
Ci ha raccontato il Pasolini di Abel Ferrara, la "tribù" di Myroslav Slaboshpytskiy e non solo. Per questo, non potevamo che dirgli grazie.
cafébabel: Descriviti in tre parole.
Guglielmo: Poccio Iammus Picius, che non vogliono dire niente, ma sono i vezzeggiativi con cui mi chiamano rispettivamente mia madre, mio fratello e mio padre, quindi sono forse le parole più intime che mi contengono.
cafébabel: Cosa fai nella vita?
Guglielmo: Studio cinema al Master 2 di Paris 3 Sorbonne Nouvelle, faccio uno stage nella coproduzione di documentari, scrivo a tempo perso (che non è mai perso), suono in un gruppo, cerco di viaggiare ma sono sempre in metro; insomma, come direbbe Moretti, faccio cose, vedo gente…
cafébabel: Se potessi avere una doppia nazionalità, quale sarebbe?
Guglielmo: Sinceramente penso che i concetti di nazionalità e cittadinanza abbiano solo creato problemi nella storia. Io sarei più per un semplice documento di umanità o, anzi, niente documenti.
cafébabel: In che paese vorresti vivere?
Guglielmo: Ho sempre desiderato vivere a Parigi, ho un rapporto quasi “infantile” con questa città. Per fortuna ho potuto esaudire questo desiderio e sto bene qui. Tuttavia non nego che, per curiosità, partirei anche domani a scoprire ogni angolo del mondo, paese per paese, ma so anche che prima di finire il giro, per malinconia, mi andrebbe di tornare in Sicilia, dove sono nato.
cafébabel: La tua frase del momento.
Guglielmo: Una frase di Isabel Allende mi frulla in questi giorni nella testa, proprio perché tocca o meglio urta la mia riflessione continua sull’essere migrante: “A forza di dire addio mi si sono seccate le radici e ho dovuto generarne altre che, in mancanza di un terreno in cui fissarsi, mi si sono piantate nella memoria; ma attenzione, la memoria è un labirinto dove i minotauri sono in agguato”.
cafébabel: Tre paesi dove si vive meglio rispetto a casa tua e perché.
Guglielmo: Per ragioni di lavoro, crescita ed efficienza un po’ ovunque sopra il Mediterraneo si vive meglio rispetto a casa mia. Ma in estate si sta meglio da me!
cafébabel: Qual è l'ultimo oggetto culturale che hai messo sul tuo comodino?
Guglielmo: C’è da dire innanzitutto che nell’appartamento che ho quest’anno il mio comodino in realtà è un frigorifero, ma questa è un’altra storia. Ti risponderei poi, per fare l’antropologo, che anche il mio portafogli è un “oggetto culturale”, ma per risponderti veramente dico il mio eBook-Reader, che, nonostante la sua apparenza sinistra, mi stiva decine di libri pratici per il mio métro quotidiano ed è quindi l’oggetto di cultura “alta” che più campeggia sul mio frigo-comodino. La mia ultima lettura è stata Il Tropico del Cancro di Henri Miller, mentre quella attuale è Il mio paese inventato della Allende.
cafébabel: Quando hai iniziato a collaborare con cafébabel?
Guglielmo: Ho iniziato a collaborare con Cafébabel a partire da ottobre, quando, con Tullio Filippone, abbiamo creato la rubrica CineBabel. Sono soddisfatto di questa nascita. Da allora vi ho scritto più o meno regolarmente.
cafébabel: Quando è nata la tua passione per il cinema?
Guglielmo: Mi è sempre piaciuto vedere film, ma fino ai 13 anni, come spesso succede, la visione era legata più che altro a un fattore sociale, costituiva un’occasione di incontro con altre persone. Direi invece che la mia passione cinefila sia nata quando avevo 14 anni, nel momento in cui sono andato alla cine-rassegna sul cinema “della follia” organizzata dall’unico cinema d’essai che all’epoca si poteva trovare a Palermo e che ora ovviamente non esiste più. Lì ho scoperto un universo da cui non sono più uscito.
cafébabel: Dove ti si può trovare il venerdì sera?
Guglielmo: Se non sono a casa di qualcuno o infilato in un cinema, mi si può trovare quasi sicuro in uno dei “café” tra l’11ème e il 20ème, che è la zona ideale per gironzolare tra un “verre” e un “ptit concert”.
cafébabel: Hai appena vinto un Oscar: a chi vanno i tuoi ringraziamenti?
Guglielmo: A quello che mi porge l’Oscar, al mio albero genealogico e al lato soleggiato della Terra.