Gli europei che non vogliono lo scudo spaziale
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Continuano in Europa le mobilitazioni della società civile contro il progetto di scudo missilistico americano. Una giornata mondiale di sciopero della fame è indetta per domenica 22 giugno nell'ambito della campagna “No allo scudo spaziale”. Incontro con un gruppo di attivisti a Roma. Perché è un problema europeo.
Roma, a Piazzale Flaminio. Incontro Federica Fratini, Isabel Torres ed Edoardo Calizza, che il 19 maggio scorso hanno iniziato uno sciopero della fame contro la costruzione dello scudo spaziale sul suolo europeo. Sediamo al riparo dal sole, mentre un gruppo di persone sta dipingendo uno striscione e qualcuno distribuisce dei volantini. Altri stanno tentando di far funzionare un generatore di corrente per alimentare i computer. I ragazzi fanno parte della piattaforma Europe for peace, che si mobilita contro la politica di riarmo nucleare e di installazione di basi americane in diversi punti del pianeta.
Sciopero della fame contro lo scudo spaziale
Perché lo sciopero della fame? «Chiediamo attenzione su un tema così importante. Per noi si tratta di un atto morale e di solidarietà con gli attivisti che in Repubblica Ceca», dice la ragazza, che qualche giorno fa ha interrotto lo sciopero per motivi di salute. Il 13 maggio scorso, infatti, Jan Tamas e Jan Bednar avevano iniziato un digiuno per protestare contro la costruzione dello "scudo stellare" sul suolo ceco. Il 2 giugno i due giovani, dopo 21 giorni, hanno interrotto la protesta, che continuerà, simbolicamente, con una giornata mondiale di sciopero della fame il 22 giugno.
Per Federica è chiaro che il problema è "globale": «La cosa non riguarda solo la Repubblica Ceca: l'Italia è profondamente coinvolta, ma qui nessuno ne parla». In quante città ci sono manifestazioni? «Moltissime. Pochi giorni fa hanno iniziato anche in Australia e in Corea del Sud». E, effettivamente, proteste simili si sono viste a Parigi, Madrid, Atene, Berlino, Bruxelles, Amsterdam, Copenhagen, Budapest, Zurigo, Londra, Tolosa, Malaga, Porto, Colonia, Trieste e Torino. Praticamente tutta Europa.
L'evento scatenate, continua Federica, «è il modo in cui il Governo Ceco sta gestendo questa faccenda del radar. Il 70% della popolazione non vuole questa nuova base e stanno chiedendo un referendum. L'atteggiamento del Governo? Hanno tentato di concludere velocemente l'affare con gli Stati Uniti». Ma, secondo Federica, la popolazione europea si sta rendendo conto di quello che succede. Un esempio? «In Italia pochi sanno che il nostro Paese è coinvolto nel progetto dello scudo missilistico. L'ex Ministro della Difesa Arturo Parisi ha firmato un accordo nel febbraio 2007, siglato senza discussione parlamentare».
Nucleare free?
A questo punto interviene Isabel: «In Italia non si fa altro che parlare di sicurezza, e sembra che il problema siano poche migliaia di rom che vivono nel nostro Paese. Di fatto ospitiamo 90 ordigni nucleari: questo è un vero pericolo». Secondo la ragazza l'opinione pubblica inizia ad accettare il nucleare a scopi energetici, e questo è il risultato di una campagna di manipolazione. «Cosa succederà quando questi impianti inizieranno ad essere vecchi e ad avere problemi? Chernobyl, ad esempio, è ancora attivo e pericoloso. Scherzare col nucleare è un atto di estrema irresponsabilità».
I manifestanti sono stati accolti al Quirinale per un incontro con il Presidente della Repubblica e hanno ricevuto il sostegno di alcuni rappresentanti delle istituzioni tra cui Filiberto Zaratti, Assessore all'Ambiente della regione Lazio. Giulietto Chiesa, giornalista e deputato europeo e Luisa Morgantini, vice-Presidente del Parlamento europeo, sostengono l’iniziativa. Tra le personalità che hanno firmato l’appello: Noam Chomsky, Beppe Grillo, Dario Fo e Mikhail Gorbachev.
I promotori della campagna lanciano l’allarme per la preoccupazione di una nuova guerra fredda. Di sicuro si può sostenere che contro il progetto statunitense hanno preso una posizione netta Russia e Cina, che hanno firmato una dichiarazione congiunta alla fine di maggio, esprimendo la loro «preoccupazione per un progetto che non contribuisce a mantenere l’equilibrio strategico la stabilità mondiale». Subito dopo, Medvedev e Hu Jintao hanno siglato un accordo di un miliardo di dollari per la costruzione di una centrale per l’arricchimento dell’uranio.
Articolo realizzato con l'aiuto dei militanti di Europe for peace.