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Gli attentati di Parigi tra voyeurismo e sciacallaggio

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LifestyleAttentati a Parigi

(Opinione) Nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa accade, di guardare la scena ad occhio nudo, che ci troviamo già con lo smartphone in mano, ad osservare la realtà attraverso il suo schermo. È un riflesso "incredibilmente immediato". Cittadini, voyeuristi, turisti del macabro, operatori TV e media: una riflessione che riguarda tutti.

Fantascienza, ma non più di tanto. In un episodio della serie TV di anticipazione Black Mirror  intitolato White Bear, una donna si risveglia all'improvviso in una camera da letto ed è costretta a scappare da un gruppo di uomini con il volto coperto e armati di fucile che vogliono ucciderla. La donna non ricorda nulla e non sa dove si trova; la città, in un primo momento, sembra deserta e le richieste di aiuto della vittima cadono nel vuoto. Piano piano, però, si scopre che le finestre dei palazzi sono piene di persone che filmano con il cellulare la fuga disperata della donna. Senza muovere un dito. Sembra assurdo dirlo, ma quella situazione – per quanto paradossale – è molto simile a quelle che si sono verificate durante gli attentati di venerdì scorso a Parigi e durante il blitz della Polizia a Saint-Denis di due giorni fa. Guardare per credere.

Questa settimana il Petit Journal, programma televisivo seguitissimo in onda su Canal+ha invitato in studio un sopravvissuto della strage del Bataclan, Florian. Il ragazzo era piuttosto emozionato: i ricordi di quella notte facevano ancora male e la sua ragazza era ancora in ospedale per via delle ferite riportate durante la sparatoria. Per questo ha preferito leggere il suo intervento. Il discorso è stato piuttosto freddo, descrittivo, ad eccezione delle parole di ammirazione nei confronti delle persone che l'hanno aiutato durante la fuga. Neanche una parola di risentimento nei confronti dei terroristi, «persone come noi, vestite come noi, della nostra età». Gli scappa solo un momento di rabbia, quando racconta di essere uscito dal retro del locale, mentre la sparatoria ancora in atto, e di essersi accorto che qualcuno lo stava riprendendo con il cellulare da dietro la finestra. Nonostante gli attimi fossero concitati, il ragazzo racconta di avergli fatto un dito medio. Come dargli torto?

Ma non è tutto. Dopo il blitz della Polizia a Saint-Denis, i canali all news hanno utilizzato le immagini e i commenti di un testimone oculare che ha ripreso l'azione per quasi un'ora con il proprio smartphone. «Mi sono svegliato nel cuore della notte, ho sentito gli spari, sono andato alla finestra e ho subito ripreso tutto,» ha raccontato con orgoglio su BFMTV. Neanche il tempo di rendersi conto di cosa stava succedendo, di constatare la scena ad occhio nudo, che aveva già il telefono in mano. Il riflesso è incredibilmente immediato.

Quello di Saint-Denis è un caso particolarmente significativo. Il Petit Journal, infatti, ha mostrato un documento esclusivo in cui i giornalisti delle varie testate si azzuffano tra di loro per aggiudicarsi al miglior prezzo i video amatoriali degli abitanti del quartiere. Volano cifre assurde, tra l'altro. Difficile giudicare, ma la scena è impressionante.

Per non parlare dei luoghi del centro di Parigi colpiti dagli attentati. Orde di turisti che nei giorni successivi alle sparatorie hanno invaso la terrasse del Carillon o si sono assiepati davanti alla facciata del Bataclan per avere un souvenir in HD dei luoghi della tragedia. Dei fiori e delle opere di bene. Dei fori delle pallottole ad opera dei kalashnikov.

Quella fierezza dell'essere stati lì e di poter condividere le proprie immagini sui social, con i parenti e con gli amici, tipica della società 2.0 diventa ai miei occhi sempre più preoccupante nel momento in cui equipara un tragico attentato terroristico a un concerto degli One Direction.

È in questo modo che ci avviciniamo a grandi falcate verso il futuro descritto da Black Mirror. Così terribilmente vicino.

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Questo post è stato originariamente pubblicato sul blog From Paris with blog di Linkiesta.