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Giulietto Chiesa e la Georgia: «Europa imprudente»

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Viola Fiore

società

Intervista al giornalista e deputato europeo sul conflitto nel Caucaso. Le responsabilità dell’Ue, la reazione “dovuta” della Russia e il trattamento mediatico “vergognoso”.

Il 12 agosto la Russia ha affermato di aver cessato le operazioni militari nel Caucaso, accettando l'accordo di pace proposto dall'Unione europea per il tramite del Presidente francese Nicolas Sarkozy. Abbiamo(Foto: Wikipedia) rivolto per l’occasione alcune domande a Giulietto Chiesa, giornalista, saggista e deputato europeo, che è stato a Tzkhinvali, capitale dell'Ossezia del Sud, la scorsa primavera. La vita di Giulietto Chiesa è segnata dalla storia recente della Russia e di quelle che, un tempo, erano le Repubbliche Sovietiche. Dopo aver ricoperto incarichi dirigenziali nel Pci (Partito comunista italiano, scioltosi nel 1991, ndr) durante gli anni Settanta, ha lavorato come corrispondente da Mosca per i quotidiani l'Unità e La Stampa e scritto numerosi libri sulla transizione all'era post-sovietica, rimanendo in Russia fino al 2000. Nel 2004 è stato eletto deputato al Parlamento europeo, prima nel gruppo dei Liberali e Democratici, poi nel Pse. Attualmente continua a collaborare con giornali e riviste italiani, europei, russi e americani.

Quali erano gli orientamenti politici prevalenti tra gli osseti, prima della guerra?

«Durante il mio recente viaggio in Ossezia del Sud, ho parlato in russo con decine e decine di persone, giovani e anziane, e posso assicurarle che non ne ho trovata una che desiderasse tornare sotto la Georgia. Il motivo è semplice: in ogni famiglia si conta almeno un morto nella guerra combattuta nel 1992 contro i georgiani. Nel 1991, infatti, contemporaneamente alla dichiarazione di indipendenza della Georgia da Mosca, l'Ossezia del Sud e l'Abkhazia si erano a loro volta dichiarate indipendenti, cosa che scatenò la guerra di allora. Inoltre, la Georgia ha dimostrato, con la sua ultima brutale aggressione, di non considerare gli osseti come suoi cittadini. Ha messo in opera una vera pulizia etnica e ha voluto la fuga, che è stata massiccia, degli osseti dal loro Paese».

Come giudica la reazione della Russia all'aggressione della Georgia?

«La Russia ha fatto con assoluta precisione quello che non poteva non fare. La Georgia lasciava alla Russia due alternative: o ritirarsi, dopo aver avuto dei morti nei suoi contingenti, che sono in Ossezia, ricordiamolo, legalmente, in base agli accordi di Dagomys del 1992, autorizzati quindi anche dalla Georgia. Ritirarsi avrebbe inoltre significato lasciare senza protezione la popolazione osseta, circa 100.000 persone che hanno, in maggioranza, passaporto russo. Oppure respingere le truppe di invasione georgiane dal territorio della Repubblica autonoma dell'Ossezia del Sud, che è ciò che è stato fatto».

Quale è il ruolo dell'Unione europea nella crisi del Caucaso?

«L'incontro di Nicolas Sarkozy con il Presidente russo Medvedev e la proposta europea di accordo di pace mi è sembrata un'iniziativa giusta e utile, arrivata con un po' di ritardo, per cercare di tornare alla normalità. Ritengo però che l'Europa abbia avuto delle responsabilità nello scoppio della guerra: sostenendo incondizionatamente il Presidente Saakashvili e le sue rivendicazioni su Ossezia del Sud e Abkhazia gli ha, di fatto, fornito un alibi. Non si dichiara una guerra per caso, e se Saakashvili lo ha fatto è perché si è ritenuto coperto dagli Stati Uniti, innanzi tutto, ma anche dall'Unione europea, della quale aspira a far parte in un futuro non troppo lontano. Non deve stupire se, quando annunciò in televisione che le sue truppe avrebbero aggredito l'Ossezia del Sud, Saakashvili si fece riprendere con la bandiera dell'Unione europea. Cosa ci faceva quella bandiera dietro le spalle del Presidente della Georgia, Paese che non fa parte dell'Unione? Ecco, credo che l'Europa avrebbe dovuto mantenere un atteggiamento più prudente nei confronti della Georgia. Ed è per verificare lo stato delle relazioni tra Unione europea e Georgia che andai personalmente in Ossezia del Sud, in primavera».

Cosa ne pensa della copertura di questa guerra da parte dei media?

«Considero in generale l'informazione che è stata fornita dalla maggior parte dei media una vergogna dell'Occidente. I telegiornali occidentali hanno mandato in onda immagini e titoli viziati dalla tendenziosità. Si è detto che la Russia volesse conquistare la Georgia, quando non è possibile dimostrare questa affermazione in alcun modo. Si è poi presentato Saakashvili come una specie di povera vittima del cattivissimo Putin, tralasciando, il più delle volte, di mostrare Tzkhinvali rasa al suolo dai bombardamenti georgiani. Credo che si sia arrivati a toccare il punto più basso dalla guerra all'Irak in poi».

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