"Girlfriend in a coma": arriva a Berlino il film censurato in Italia
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“Girlfriend in a Coma” è arrivato a Berlino. La regista Annalisa Piras lo ha presentato domenica pomeriggio al Babylon Kino Mitte. La reazione del pubblico, composto in netta maggioranza di italiani residenti all’estero, è stata critica e molto partecipe. Qualcuno ammette addirittura di essersi commosso in alcuni momenti della proiezione.
Genesi e storia di un documentario che vuole risvegliare l’Italia da un coma durato troppo a lungo.
“Girlfriend in a coma” racconta il collasso morale ed economico vissuto dall’Italia negli ultimi decenni, cercandone i responsabili a tutto campo tra politici, imprenditori, società civile e chiesa cattolica, frugando non solo nei meandri oscuri del paese, ma avventurandosi anche alla scoperta delle sue potenzialità, delle sue idee di successo e riscatto. La narrazione è accompagnata da animazioni e passi tratti dalla Divina Commedia e, così come allora Dante divise i suoi contemporanei tra Inferno e Paradiso, i personaggi del presente italiano sono divisi tra mala Italia e buona Italia sulla base delle loro colpe o delle loro virtù. Gli autori sono la giornalista italiana residente a Londra Annalisa Piras e Bill Emmott, ex direttore della rivista economica inglese The Economist, dal cui libro “Good Italy, Bad Italy” ha preso origine questo documentario, dalla storia non poco tormentata.
"Girlfriend in a coma": lotta contro la censura
Come racconta la regista del film dopo la proiezione, il documentario ha, infatti, trovato una forte resistenza alla programmazione, scontrandosi con divieti, censure e la ricerca di canali di distribuzione alternativi. La prima italiana, prevista per il 13 febbraio al MAXXI di Roma, in piena campagna elettorale, è stata addirittura cancellata ufficialmente. Da allora nessun grande circuito di distribuzione ha voluto mostrare il film nelle sale. A questo punto si è mobilitata la società civile, che ha organizzato proiezioni in tutte le principali città italiane anche con l’aiuto delle università. In televisione non è andata meglio. La7 e Sky hanno proiettato il film, ma inserendolo nel palinsesto solo pochi giorni prima della trasmissione e con il minimo di pubblicità possibile, quasi per non dare troppo fastidio.
“Come mettere tra i buoni la FIAT, rappresentata nel film da Lapo Elkann e Sergio Marchionne, o la Ferrero?”
Il sipario si apre sul lato oscuro dell’Italia, raccontata nella sua illegalità attraverso le parole di Marco Travaglio, vicedirettore del Fatto Quotidiano, del giornalista Roberto Saviano e del procuratore antimafia Nicola Grattieri, mentre nella seconda parte la buona Italia si presenta con le sue molteplici voci, a partire da quella di Emma Leone, cofondatrice del Progetto Sud di Lamezia Terme, che lavora per creare uno spazio di legalità nella Calabria oppressa dalla criminalità organizzata. Sempre in Calabria parla Vincenzo Linarello, presidente del consorzio GOEL, il cui obiettivo è di creare un sistema economico legale, contrario alla precarietà strutturale. A raccontarsi sono poi imprenditori di fama internazionale come Giovanni Ferrero e Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, che parla del diritto alla qualità dei prodotti alimentari per tutti e alla connessa giusta remunerazione dell’agricoltura e dei suoi addetti.
Il taglio economico di Bill Emmott è evidente soprattutto in questa seconda parte, che mette l’accento sulle forze dinamiche dell’industria italiana, dando voce in particolare ai settori del design, della produzione di qualità e responsabile, quell’Italia che influenza il mondo con il suo soft power basato sul gusto, sullo stile, sulla cultura. Ma non solo. Gli autori raccontano dei progetti sociali contro le mafie, come quello di Padre Giacomo Panizza di Progetto Sud. Entrano nel mondo della cultura, che ancora resiste al declino, narrando la storia del Teatro Valle a Roma. Evidenziano il ruolo centrale delle donne, ritratte come la grande forza ancora inespressa, quando addirittura non sottomessa, del paese, lasciando la parola a Cristina Comencini del movimento di Se non Ora Quando.
Vizi e virtù di un documentario
“Come mettere tra i buoni la FIAT, rappresentata nel film da Lapo Elkann e Sergio Marchionne, o la Ferrero?”, ha chiesto alla regista più di qualcuno tra il pubblico alla fine della proiezione, alimentando un vivo dibattito. “Queste realtà industriali sono percepite in Inghilterra, e più in generale all’estero, come grandi eccellenze italiane”, risponde Annalisa Piras, che deve difendersi davanti al pubblico anche sul giudizio complessivamente positivo dato dal film alla figura di Mario Monti, percepito invece da più parti del pubblico come espressione di immobilismo e di ignavia. “Il film è stato realizzato nel 2011”, si difende, “quando ancora si nutrivano speranze positive di rinnovamento nell’azione di governo”.
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In tutta Europa, il documentario è stato apprezzato per lo sforzo di ricerca delle cause dei mali della società e delle speranze di riscatto presenti ancora nel paese e, soprattutto, per il taglio critico. Tuttavia, a proiezione conclusa, risulta evidente come il film, pensato per un target straniero, risulti ridondante per un pubblico italiano, che si sente raccontare per l’ennesima volta le pecche di un Bel Paese che conosce fin troppo bene, con un punto di vista nel quale non riesce a immedesimarsi fino in fondo.
“Come raggiungere la parte del paese che questo film non guarderà e che ignorerà questo dibattito?”, ci si chiede in platea. In altri termini, come recuperare quella parte del paese che ha divorziato dal bene comune e si è arroccata nell’illegalità, nel corporativismo, nell’evasione fiscale, nel lavoro nero e che ha in certe personalità la garanzia politica di questo (dis)ordine delle cose? Il dibattito è aperto. E, dopo la proiezione, continua sul sito, pensato come un progetto di partecipazione sociale, dove i cittadini possono pronunciarsi sulla buona e la mala Italia, perché vengano, finalmente, presi in considerazione.
Foto: copertina © pagina facebook ufficiale "Girlfriend in a Coma"; video: trailer © micoluccid/YouTube.