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Giovani furiosi: per le strade con Youth for Climate

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Translation by:

Rossella Di Piazza

ImpactEnvironmentBruxelles

Nel Gennaio 2019, dei giovani ragazzi delle città europee sono scesi in strada per far sapere che è il loro futuro ad essere messo in gioco. Più di 10.000 studenti dai 15 ai 18 anni hanno saltato la scuola per partecipare ad un corteo pacifico nella capitale belga Bruxelles. La loro intenzione è stata quella di spingere i politici ad adottare misure più efficaci contro il cambiamento climatico. La diciassettenne Jutta Crois si trovava fra loro. “Siamo ad un punto di non ritorno", ha affermato Jutta. La nuova generazione è stanca di aspettare che i politici facciano qualcosa. “Dobbiamo cambiare i politici, non il clima".

"Ci troviamo di fronte ad un punto di non ritorno". In un giovedì mattina ordinario, Jutta Crois si sarebbe seduta in classe e avrebbe risolto equazioni matematiche masticando la sua matita. In questo giovedì mattina, Jutta è stata trasportata tra le strade di Bruxelles da una marea di giacche impermeabili colorate e visi dipinti. Le sue dita, che stringevano un manifesto di cartone, erano doloranti per via del freddo. Ma non le interessava. Divertita dalle grida intorno a lei, si è unita al coro: “Cosa vogliamo?" – “Giustizia Climatica!"; “Quando la vogliamo?" – “Adesso!".

Il riscaldamento globale preoccupa soprattutto i giovani, dato che dovranno viverne le conseguenze. "È ovvio che c'è seriamente qualcosa di sbagliato e questo è solo l'inizio, cosa succederà in futuro?", spiega Jutta con preoccupazione. La sua generazione è cresciuta col problema del cambiamento climatico. "Non è una campagna politica", spiega, "non si tratta di essere pro o contro – sono i fatti." Come per Atlas, questi fatti pesano sulle spalle delle nuove generazioni.

"Non credo dovrebbe esserci qualcuno a cui non interessa." Jutta è vegetariana e raccoglie spesso l'immondizia che si trova sulla strada che percorre giornalmente per andare a scuola. Resta perplessa osservando il comportamento che ha la gente ogni giorno: "E' veramente così difficile gettare quella bottiglia, quel porta torta di plastica e il pacchetto di sigarette dentro il cestino o stare per 24 ore senza mangiare un animale?" Queste sono piccole cose che chiunque può fare. "Semplicemente perché è un piccolo passo, non significa che non possa diventare qualcosa di più grande". Proprio come ha fatto il movimento Youth for Climate.

Nella mattina del 31 gennaio, Jutta si è svegliata prima del suono della sua sveglia. Era una mattina nebbiosa, come la quiete prima della tempesta, ricorda. Non sapeva cosa aspettarsi, il suo entusiasmo era mischiato con l'ansia. Doveva essere un'escursione divertente ma infondo, il cammino da Bruges, sua città natale, a Bruxelles significava molto di più.

Il movimento Youth for Climate, noto anche come Fridays for Future in alcuni paesi europei, è stato ideato per la prima volta dalla giovane svedese Greta Thunberg nell'estate del 2018. In Belgio, Anuna De Wever e Kyra Gantois hanno preso in mano le redini. "La gente cerca sempre un leader, qualcuno con una storia avvincente", spiega Stephen Milder, professore di movimenti sociali all'Università di Groningen. Jutta concorda: "È sempre stato nei nostri pensieri, avevamo solo bisogno di questa spinta in più".

Le nuvole oscuravano la scena nelle strade di Bruxelles il 31 Gennaio. Migliaia di manifesti si muovevano sopra le teste della folla. Lettere deformi dettavano slogan insoliti: "Manteniamo il freddo!" oppure "Will Noah ci salverà da un'altra alluvione?".

Improvvisamente, Jutta si è trovata tra la gente che intonava i cori. Non si sentiva a suo agio. Poi un tamburo ha iniziato a suonare e tutto intorno a lei è diventato confuso. Il suono si è sincronizzato col suo battito, così iniziò a ballare e saltare, cantando e urlando. "Quella sensazione di solidarietà, di avere un obiettivo comune – ti fa sentire elettrizzato."

"Alcuni giovani hanno avuto il fegato di mettere un intero paese sottosopra." Jutta sa che alla fine, "i grandi cambiamenti devono essere realizzati dal governo, non da diciassettenni". Ma la cosa più importante è che sta succedendo finalmente. "Non si può più fermare", ha detto. "Ignorare questa situazione sarebbe la cosa più stupida che i politici possano fare".

"Questo movimento è diretto soprattutto ai governi", afferma Jan Mayrhofer, responsabile dello sviluppo sostenibile nell'European Youth Forum, una piattaforma che rappresenta e sostiene gli interessi di più di 100 giovani organizzazioni europee.

Le critiche si sono incentrate sul fatto che i giovani approfittano delle proteste per saltare la scuola. Il ministro dell'ambiente belga, Joke Schauvliege, si é dimesso in lacrime dopo aver sostenuto che il movimento Young for Climate non riguardava altro che una fondazione, piuttosto che dei ragazzi che danno voce ai loro diritti. Bart De Wever, presidente della festa nazionale fiamminga, ha consigliato agli studenti di tornare a studiare e di "non credere all'apocalisse". Jutta ha reagito indignata: "Per farci sentire abbiamo bisogno di fare qualcosa di illegale, altrimenti nessuno ci ascolterebbe."

"Non è la grandezza di questa protesta a renderla efficace", spiega il Professor Milder. "Ci sono state proteste più grandi che non hanno ottenuto risposta". Questa nuova generazione, incapace di votare e essenzialmente impotente nella nostra società, nel futuro sarà quella colpita maggiormente dal cambiamento climatico. Secondo Milder, è questo a rendere efficace il loro messaggio. "Ciò che ci rende adulti è fermarci e pensare riguardo a che tipo di mondo stiamo lasciando nelle mani dei giovani".

Il Youth Forum ha richiesto una discussione più critica riguardo i regolari problemi dietro le politiche per il cambiamento climatico. "Non possiamo avere una crescita economica illimitata, ma allo stesso tempo ridurre i gas ad effetto serra", sostiene Mayrhofer. Si domanda se il sistema economico corrente è almeno capace di raggiungere qualche reale cambiamento e se i sistemi di democrazie rappresentative possono assicurare un futuro sostenibile per la generazione corrente e per quella successiva, senza tener conto seriamente delle loro voci. Forse questo movimento ci porta un passo più vicino al cambio di mentalità necessario per prendere più seriamente l'azione per il clima.

"Non importa a che prezzo, andrò di nuovo a Bruxelles", ha precisato Jutta prima di partire. "Forse una sola volta, forse due o tre volte o quante volte necessita". Per lei è un peccato che il problema sia arrivato così lontano; che il destino del pianeta si trova ora nelle mani dei suoi abitanti più giovani. Tuttavia, è orgogliosa di far parte di questo gruppo di forte impatto. È una ragazza determinata: "Non ci fermeremo finché i politici non ascolteranno e reagiranno"

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Immagine: Jutta Crois

Translated from Angry teens: On the streets with Youth for Climate