Giornalismo, un salto nel passato
Published on
Durante l'ultima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo abbiamo partecipato ad un incontro dal titolo "Senza social media?" che ci ha dato spunto per una fugace quanto ironica riflessione.
La domanda che dà il la all'incontro in programma al Teatro della Sapienza di Perugia dal titolo “Senza Social Media?” (#ijf14) può forse apparire lievemente banale, ma di sicuro apre a interessanti riflessioni. Cosa accadrebbe se tutto d'un tratto il giornalismo venisse privato dei Social Media?
Probabilmente le redazioni di mezzo mondo andrebbero nel panico, e vedendo crollare alcune certezze sulle quali, soprattutto negli ultimi anni, hanno fondato le proprie strategie comunicative si sentirebbero come mancare l'aria.
Per Sarah Marshall (Social Media Editor per il Wall Street Journal) “sarebbe come tornare indietro nel tempo, alle redazioni fumose e affollate di decenni e decenni fa quando gli unici mezzi per comunicare con l'esterno in tempo reale erano gli apparecchi telefonici. Se da un lato vi era meno pressione sul lavoro del giornalista, dall'altro vi era anche più distanza dai lettori, un aspetto oggi rilevante”. Una visione romantica e nostalgica, che però deve fare i conti con l'impressionante sviluppo tecnologico che ormai ha permeato completamente il mondo del giornalismo e ha risucchiato gli addetti ai lavori, che privati di questi strumenti dovrebbero re-inventare il proprio mestiere.
Oggi giorno i Social Media sono diventati strumenti fondamentali per la raccolta e la distribuzione di notizie, nonché per la creazione di comunità legate a queste ultime. È quindi difficile, soprattutto per le nuove generazioni di giornalisti immaginarsi di portare avanti le proprie inchieste senza il supporto di Facebook o Twitter. Julia Hildebrand (Social Media Manager del Deutsche Welle) appare sulla stessa lunghezza d'onda “noi giornalisti ci troveremmo slegati completamente dalla realtà di tutto il mondo, non riusciremmo ad entrare a fondo nelle storie e di fatto verrebbe a mancare quella sorta di empatia con il pubblico che rappresenta il termometro dei temi trattati e da trattare”.
L'importanza per il giornalismo dei più diffusi Social Network è sotto gli occhi di tutti. Senza Twitter, YouTube e Facebook non sarebbe stato possibile documentare e informarsi su cosa stesse accadendo in Ucraina, in Egitto o in Turchia, e allo stesso tempo il flusso di notizie sarebbe sicuramente più limitato.
È difficile quindi immaginare la reazione dei giornalisti e delle redazioni all'improvviso spegnimento dei Social. Viene però da chiedersi che direzione intraprenderebbe il giornalismo. Si andrebbe verso un'involuzione o si tornerebbe ai vecchi taccuini e ai telefoni a rotella.. per la gioia dei più nostalgici?