Germania e Polonia: il libero mercato perdona tutto?
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ornella bernardiLa crisi economica fa da test alla solidarietà europea. Particolarmente difficile risulta per il Governo tedesco che, come l'Europa, si trova quest'anno a rieleggere i membri del suo Parlamento. Quale miglior momento dunque per mantenere la promessa fatta cinque anni fa? Ma un’apertura totale del mercato del lavoro sembra essere esclusa.
Si potrà quindi superare la febbre pre-elettorale senza peggiorare le relazioni tra Varsavia e Berlino?
È durante la presentazione del film The Wondrous Word of Laundry di Hans Christian Schmid al 59° Festival del Cinema di Berlino, che mi sono reso conto dell'importanza che riveste tra i cittadini il tema del bene comune. Un documentario che narra della vita e del lavoro delle lavandaie polacche contrattate da un imprenditore tedesco volatilizza i biglietti. Quale il segreto di tanto successo? Me lo spiega Isabel, studentessa ungherese di filosofia: «Sono venuta a vedere come un tedesco racconta i polacchi».
I panni sporchi? Si lavano in Polonia
The Wondrous Word of Laundry non fa altro che narrare il viaggio che ogni notte fanno le lenzuola di uno dei migliori hotel tedeschi tra Polonia e Germania. Tra il fruscio di lenzuola pulite e il rumore assordante delle macchine industriali, Schmid racconta sogni e timori di donne comuni. Le reazioni del pubblico sono molteplici: ammirazione, per il lavoro artistico del regista, incredulità, sulla veridicità della storia, proteste contro il libero mercato e la burocrazia, additata come la colpevole del tutto. «Non è un capolavoro», dice Andreas di Monaco, «ma è bene che si sappia. Da tedesco mi dovrei indignare di dormire su lenzuola lavate la notte in Polonia, perchè troppo caro pulirle in Germania». Più chiara e concisa Alicja, di Szczecin, Polonia, ora Erasmus in Germania: «Non capisco tutto questo polverone alzato. È così che funziona il libero mercato, è così che funziona l'Europa. Non è la stessa cosa bere un caffè in un bar turco in Germania? Ci vai solo perché paghi di meno». Ma non sono i soli imprenditori tedeschi ad approfittarsi della mano d'opera a basso costo e delle ricette liberali fuori dai confini. Lo stesso sistema legale dell'Unione europea si basa su questo meccanismo: gli uomini d'affari si muovono nello stesso modo quando promuovono i loro interessi a livello internazionale. Con grande sincerità è lo stesso proprietario di Fliegel-Textilservice che dice: «io non faccio affari in Polonia, bensì in Europa».
La crisi può escludere la Polonia
Bisogna ricordare che secondo il Trattato di Adesione del 2004, che stabilisce le condizioni per l'ampliamento dell'Unione europea ai nuovi dieci Stati, ogni Paese membro della "vecchia" Unione dispone del diritto di mantenere la proibizione all'impiego per i nuovi Paesi membro durante i successivi cinque anni all'ampliamento della Comunità. A maggio del 2009 la Polonia compirà cinque anni come Stato membro dell'Unione europea. In accordo con il Trattato, solo in caso di circostanze eccezionali il diritto dei lavoratori polacchi potrà essere rimandato di due anni aggiuntivi. Ma l'attuale crisi economica, che ha già causato l'aumento della disoccupazione di un 7,9% in Germania, è considerata già come tale. Sarà questo l'argomento principale che verrà presentato a Bruxelles per escludere la Polonia. Come reagiranno i polacchi? Non è un segreto che i due Stati abbiano rapporti tesi. Senza dubbio fatti come la dichiarazione da parte del Governo della Merkel di appoggiare economicamente la costruzione di un Centro di Espulsione, o il riferimento ricorrente all'indennizzo per la perdita di territori durante la Seconda Guerra Mondiale, non contribuiscono a migliorare la situazione. Dall'altra parte il Governo polacco fino ad ora non ha intrapreso strategie decisive per contrastare la crescente spirale di pregiudizi e di sfiducia nei confronti dei vicini occidentali.
L'idea di Radoslaw Sikorski, Ministro degli Esteri polacco, di creare un museo a Berlino sulle relazioni germano polacche con il fine di fomentare una «coscienza storica comune in Europa», è stato solo un gesto diplomatico che non influisce sulla coscienza dei cittadini. E la crisi economica si è fatta sentire anche in Polonia. Con la disoccupazione arrivata al 9,7%, varie compagnie annunciano prossimi licenziamenti dei lavoratori e la prospettiva della recessione nel paesi della Comunità ha obbligato molti polacchi al rimpatrio dopo l'emigrazione di massa che ha avuto il picco maggiore nel 2004. Come si può vedere, dunque, i politici dei due Paesi si affrontano a colpi di “gravi problemi”. Ma non dimentichiamo i miracoli che può compiere una campagna pre-elettorale.
Cinema politico?
Ciò che è certo è che Hans Christian Schmid non ha cercato di fare "cinema politico"; né si aspettava reazioni da parte del mondo politico, nonostante la presentazione di The Wondrous Word of Laundry sia coincisa con l'inizio della campagna per le elezioni europee. Alla domanda se è possibile l'apertura del mercato del lavoro alla Polonia, viene data una pronta risposta: «Si, è possibile. Questa la promessa dell'Unione europea: vivere e lavorare in condizioni di uguaglianza. Nonostante tutto, se leggi le proteste degli operai inglesi contro i polacchi, si capiscono le loro argomentazioni. È una decisione cavillosa quella che devono prendere i nostri politici. Aprire a 360° il mercato del lavoro o, al contrario, fare un passo indietro e che ogni paese faccia leva su sé stesso?».
La cosa più difficile da ammettere è che la migliore soluzione sarebbe creare condizioni economiche per cui i paesi dell'Unione europea possano ridurre l'arrivo di mano d'opera a basso costo. È tutta questione di soldi e.. di libero mercato.
Translated from Wolny rynek wszystko wybaczy?